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Concedersi le Preoccupazioni per evitare il Rimuginio

Un nuovo studio ha infdagato il ruolo dell’Iperprotezione Genitoriale e delle Credenze Metacognitive nel predire l’utilizzo del Rimuginio.

Di Chiara Manfredi

Pubblicato il 09 Mag. 2012

Aggiornato il 01 Ago. 2012 14:58

 

QUESTO ARTICOLO E’ UNA PRESENTAZIONE INTRODUTTIVA DELLO STUDIO: Parental Overprotection and Metacognitions as Predictors of Worry and Anxiety.

Concedersi le Preoccupazioni per non Rimuginare. - Immagine: © Dawn Hudson - Fotolia.comA tutti capita di rimuginare su qualcosa, di impiegare il proprio tempo analizzando le situazioni da diverse prospettive, preoccupandosi delle possibili eventualità negative future e immaginandosi scenari catastrofici. Qualcuno lo fa per ipotizzare in anticipo le conseguenze e organizzare la controffensiva, qualcun altro pensa di non poterne fare a meno, altri infine sentono l’obbligo di rimuginare per debellare in modo magico la possibilità che lo scenario tanto temuto si realizzi.

Finché questo processo di pensiero non va a incidere in modo significativo sulla vita quotidiana, tutto bene.

Il problema si presenta quando rimuginare toglie tempo al resto, quando non si riesce a smettere e il rimuginio stesso diventa fonte di ansia e di preoccupazione.

In questa misura, il rimuginio patologico (che consiste nella preoccupazione per il fatto stesso di essere persone che si preoccupano), è stato individuato come caratteristica chiave del Disturbo d’Ansia Generalizzata (Wells, 2002). Ecco allora che diventa interessante indagare quali possano essere le caratteristiche in qualche modo prodromiche del rimuginio, le origini di questa forma di pensiero negativo ricorrente e le situazioni o esperienze che possono facilitare il suo apprendimento.

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Uno studio pubblicato online a giugno del 2011, ma stampato su carta solo in questi giorni, ha indagato proprio queste variabili facilitanti, ricercandole in due ambiti in qualche modo collegati tra loro: lo stile genitoriale e le credenze delle persone circa il rimuginio stesso. Più nello specifico, questa ricerca (Spada et al., 2012) ha indagato il ruolo dell’iperprotezione genitoriale e delle credenze metacognitive nel predire l’utilizzo del rimuginio. A questo scopo, una batteria composta da quattro questionari self-report è stata somministrata a 301 soggetti per valutarne l’iperprotezione genitoriale percepita, le credenze metacognitive, l’ansia e il rimuginio.

Con “credenze metacognitive” intendiamo le motivazioni con cui le persone spiegano a loro stesse la propria tendenza a rimuginare, come la convinzione che rimuginare abbia un esito efficace, oppure la tendenza a non percepire la possibilità di fermare il rimuginio, vivendolo come una sorta di automatismo al di fuori del proprio controllo.

Tra le caratteristiche dell’accudimento ricevuto nell’infanzia e nell’adolescenza, invece, sono state indagate in particolare l’iperprotezione, intesa come limite alla libertà del bambino di esplorare il mondo, e la cura, cioè la capacità di far percepire al bambino una sicurezza che ha sede nella figura del’adulto. Variabili in qualche modo collegate, dicevamo, nella misura in cui precedenti ricerche hanno mostrato come l’iperprotezione possa avere un’influenza diretta sul rimuginio ostacolando le esperienze esplorative dei bambini e non permettendo loro di apprendere strategie di fronteggiamento dei problemi orientate all’azione (Cheron, Ehrenreich and Pincus, 2009; Nolen-Hoeksema, Wolfson, Mumme and Guskin, 1995), oltre che un effetto indiretto, favorendo lo sviluppo di credenze metacognitive non adattive e non realistiche che sono associate all’attivazione del rimuginio e all’aumento di ansia (Wells, 2000).

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Analizzando i dati raccolti, Spada e i colleghi hanno notato come le credenze metacognitive circa l’utilità e la necessità di controllare il rimuginio fossero in grado di predire i livelli di rimuginio indipendentemente dal sesso, dai livelli di ansia e dal livello di iperprotezione genitoriale percepita. Inoltre, le credenze metacognitive sono state in grado di predire i livelli di ansia indipendentemente dal sesso, dal rimuginio e dall’iperprotezione genitoriale percepita.

Lo studio mostra quindi come la combinazione di un ambiente familiare percepito come iperprotettivo e alti livelli di credenze sulla necessità di controllare questa forma di pensiero e sulla sua utilità o inutilità siano un fattore di rischio per lo sviluppo del rimuginio.

Mentre sembra abbastanza immediato comprendere come credere nell’utilità del rimuginio faciliti la messa in atto di questa forma di pensiero perseverante, è curioso notare come credere che sia sempre e comunque necessario controllare tutti i propri pensieri sortisca lo stesso effetto. In questo senso, sembra che una buona strategia per evitare di incagliarsi nel rimuginio sia concederselo e permettersi di avere momenti e situazioni di ansia e preoccupazione (worry). Come impegnarsi a evitare di pensare all’elefante rosa non fa altro che ingrandire questa immagine nella mente, per non fare dell’elefante rosa un’ossessione basta lasciar scorrere il pensiero dalla proboscide alla coda.

 

Parental Overprotection and Metacognitions as Predictors of Worry and Anxiety (ABSTRACT) 

Background: Parental overprotection may have a direct effect on worry through hindering children’s exploration experiences and preventing the learning of action-oriented coping strategies (Cheron, Ehrenreich and Pincus, 2009; Nolen-Hoeksema, Wolfson, Mumme and Guskin, 1995) and an indirect effect through fostering the development of maladaptive metacognitions that are associated with the activation of worry and the escalation of anxiety (Wells, 2000). Aim: The aim was to investigate the relative contribution of recalled parental overprotection in childhood and metacognitions in predicting current levels of worry. Method: A community sample (n = 301) was administered four self-report instruments to assess parental overprotection, metacognitions, anxiety and worry. Results: Metacognitions were found to predict levels of worry independently of gender, anxiety and parental overprotection. They were also found to predict anxiety independently of gender, worry and parental overprotection. Conclusions: The combination of a family environment perceived to be characterized by overprotection and high levels of maladaptive metacognitions are a risk factor for the development of worry.

 

 

BIBLIOGRAFIA:

  • Cheron, D. M., Ehrenreich, J. T. and Pincus, D. B. (2009). Assessment of parental experiential avoidance in a clinical sample of children with anxiety disorder. Child Psychiatry and Human Development, 40, 383–403.
  • Nolen-Hoeksema, S., Wolfson, A., Mumme, G. and Guskin, K. (1995). Helplessness in children of depressed and nondepressed mothers. Developmental Psychology, 31, 377–387.
  • Spada, M.M., Caselli, G., Manfredi, C., Rebecchi, D., Rovetto, F., Ruggiero, G.M., Nikčević, A.V. and Sassaroli, S. (2012). Parental overprotection and metacognitions as predictors of worry and anxiety. Behavioural and Cognitive Psychotherapy, 2012, 40, 287–296.
  • Wells, A. (2002). Disturbi emozionali e metacognizione. Trento: Erickson.

 

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Chiara Manfredi
Chiara Manfredi

Teaching Instructor presso Sigmund Freud University Milano, Ricercatrice per Studi Cognitivi.

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