C’era una volta un bambino nato in mondo strano, fatto di luci abbaglianti, suoni assordanti e odori nauseanti. Non capiva come mai quella che poi avrebbe imparato a chiamare “mamma” lo costringesse a indossare abiti che pungevano tanto da farlo impazzire e perché ci tenesse a riempirlo di baci che gli lasciavano le guance così appiccicose da non dormirci la notte. Col passare degli anni questi ed altri fastidi andarono diminuendo e così l’interesse verso l’ambiente circostante lo spinse a cercare di comunicare le proprie esigenze agli alieni che gli stavano attorno. Più cercava di esprimersi, però, più riceveva ulteriori punizioni. Un giorno, per esempio, decise di uscire di casa con mamma senza protestare perché con lui era cresciuta anche la curiosità di vedere cosa ci fosse là fuori. Purtroppo si ritrovò ingabbiato in una specie di sedia a quattro ruote che si muoveva producendo un insopportabile rumore metallico. Le vibrazioni delle ruote gli creavano un fastidioso prurito lungo tutta la colonna vertebrale e le luci al neon lo rendevano incapace di vedere altro. Poteva però sentire le mani, che immaginava essere della madre, accarezzargli i capelli ed aveva la sensazione che ad ogni gesto gli venissero strappate intere ciocche.
Fu difficile per questo bambino insegnare alla mamma quanto il mondo da cui sentiva di provenire fosse diverso da quello in cui si ritrovava, ma col tempo le cose migliorarono. Lui fu in grado di spiegarle le sue difficoltà e lei trovò il modo di aiutarlo ad adattarsi alla sua strana realtà e da quel giorno impararono a volersi davvero bene ed anche ad andare insieme al supermercato… senza carrello però.
Questo è ciò di cui si è essenzialmente parlato il mese scorso a Crema, in occasione di un interessante convegno dal titolo “Percezioni sensoriali e comunicazione nell’autismo”.
Ospiti internazionali hanno intrattenuto il pubblico descrivendo gli individui con disturbi dello spettro autistico come soggetti caratterizzati soprattutto da un diverso modo di percepire la realtà che ne condiziona il comportamento e le abilità comunicative.
Questa attenzione al mondo sensoriale dei soggetti autistici dovrebbe trovare finalmente riscontro anche nei criteri diagnostici elencati nel DSM V e, come sottolineato a più riprese dai relatori del convegno, dovrebbe direzionare qualsiasi intervento terapeutico a loro rivolto.
Così come genitori e professionisti danno per scontato l’obiettivo di promuovere le abilità degli autistici necessarie all’adattamento alla nostra realtà, altrettanto impegno dovrebbe essere dedicato all’individuazione della loro diversità sensoriale. Soltanto così si potranno definire obiettivi terapeutici sensati e rispettosi del benessere dell’individuo.
Non possiamo avere la presunzione di sapere meglio di loro cosa possa renderli felici o meno, possiamo solo sperare che siano disposti a fare il sacrificio di adattarsi alla nostra bizzarra “cultura” ma questa fatica potrebbe essere dimezzata se fossimo disposti a venirci incontro.. rinunciando per esempio alle luci al neon nelle scuole.
Ci stanno chiedendo troppo?