
Fu difficile per questo bambino insegnare alla mamma quanto il mondo da cui sentiva di provenire fosse diverso da quello in cui si ritrovava, ma col tempo le cose migliorarono. Lui fu in grado di spiegarle le sue difficoltà e lei trovò il modo di aiutarlo ad adattarsi alla sua strana realtà e da quel giorno impararono a volersi davvero bene ed anche ad andare insieme al supermercato… senza carrello però.

Questo è ciò di cui si è essenzialmente parlato il mese scorso a Crema, in occasione di un interessante convegno dal titolo “Percezioni sensoriali e comunicazione nell’autismo”.
Ospiti internazionali hanno intrattenuto il pubblico descrivendo gli individui con disturbi dello spettro autistico come soggetti caratterizzati soprattutto da un diverso modo di percepire la realtà che ne condiziona il comportamento e le abilità comunicative.
Questa attenzione al mondo sensoriale dei soggetti autistici dovrebbe trovare finalmente riscontro anche nei criteri diagnostici elencati nel DSM V e, come sottolineato a più riprese dai relatori del convegno, dovrebbe direzionare qualsiasi intervento terapeutico a loro rivolto.
Così come genitori e professionisti danno per scontato l’obiettivo di promuovere le abilità degli autistici necessarie all’adattamento alla nostra realtà, altrettanto impegno dovrebbe essere dedicato all’individuazione della loro diversità sensoriale. Soltanto così si potranno definire obiettivi terapeutici sensati e rispettosi del benessere dell’individuo.
Non possiamo avere la presunzione di sapere meglio di loro cosa possa renderli felici o meno, possiamo solo sperare che siano disposti a fare il sacrificio di adattarsi alla nostra bizzarra “cultura” ma questa fatica potrebbe essere dimezzata se fossimo disposti a venirci incontro.. rinunciando per esempio alle luci al neon nelle scuole.
Ci stanno chiedendo troppo?