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Schema Therapy: dal Training Internazionale di Roma – (#2 Terapia)

Le tecniche più interessanti e utili della schema therapy sono quelle esperienziali, ovvero le tecniche immaginative e di role play.

Di Silvia Taddei

Pubblicato il 15 Feb. 2012

Aggiornato il 23 Lug. 2018 12:20

Di Silvia Taddei.

Schema Therapy: dal Training Internazionale di Roma (#2 Terapia). - Immagine: © smilewithjul - Fotolia.com -Dopo aver parlato nella prima parte dell’articolo della fase di Assessment (valutazione), parliamo adesso della seconda fase: quella di cambiamento ovvero la Terapia.

Definendo obiettivi, modalità e tempi.

Oltre alle tecniche tratte dalla Terapia Cognitiva Standard, utili per costruire un dialogo interno che favorisca la motivazione per il successivo lavoro esperienziale, sono state presentate le numerose tecniche per lavorare sul problema emotivo mentre viene attivato in seduta. Tutte le tecniche e strategie terapeutiche oltre che attraverso esempi clinici e la visione di video, sono state apprese attraverso un lavoro di role play svolto fra i partecipanti al training.

Le tecniche sicuramente più interessanti e che attraverso la pratica si comprende siano l’aspetto più pratico e utile della schema therapy sono quelle esperienziali. Ovvero le tecniche immaginative e di role play (Dialoghi con gli schemi, i mode e tecnica delle sedie vuote); la relazione terapeutica che diventa principio cardine della terapia e che spesso guida il lavoro del terapeuta. Il reparenting, in cui il terapeuta aiuta il paziente a soddisfare ed esprimere i bisogni che non sono mai stati soddisfatti nel rispetto dei confini della relazione terapeutica e che è forse l’aspetto più peculiare e più dibattuto della Schema Therapy.

Schema Therapy: dal Training Internazionale di Roma. - Immagine: © puckillustrations - Fotolia.com -
Articolo consigliato: Schema Therapy: dal Training Internazionale di Roma (#1 Assessment)

Tuttavia durante lo studio di Arnoud Arntz con pazienti Borderline citato sopra, l’aspetto definito dai pazienti più utile è risultato essere proprio questo;

Utilizzando tecniche immaginative, il Terapeuta chiede di entrare nell’immagine e parla con le persone che hanno fatto del male o che non hanno accudito il paziente quando era piccolo e che hanno favorito l’insorgere degli schemi, sia con quelle che continuano a rinforzarli nella vita quotidiana e aiuta il paziente a fare lo stesso nell’arco della terapia. Attraverso questi numerosi esercizi immaginativi il paziente può spesso per la prima volta iniziare a sentire di avere dei diritti e che i propri bisogni hanno valore.

Infatti uno degli aspetti spesso più problematici per i pazienti è che il messaggio che essi hanno ricevuto da sempre è che i loro bisogni, diritti o emozioni non hanno valore e spesso essi sono stati puniti nel momento in cui provavano ad esprimerli. Se tutto ciò è capitato da quando essi erano molto piccoli spesso la persona può avere sviluppato schemi quali: deprivazione emotiva, inadeguatezza, fallimento, sfiducia e abuso, sottomissione, vulnerabilità. Tutti schemi molto importanti nei pazienti che soffrono di disturbo borderline ma non solo. Comprendere quindi che i propri bisogni, diritti e le proprie emozioni sono importanti e che essi meritano di ricevere quello che non hanno mai ricevuto è un passo fondamentale verso l’inizio del cambiamento.

Durante gli esercizi immaginativi che richiamano ricordi negativi dell’infanzia, spesso traumatici, quindi non è insolito che il terapeuta chieda al paziente di poter entrare nell’immagine che sta esperendo, apportando quindi delle modifiche al ricordo stesso. Alleandosi con il paziente, proteggendolo e insegnandogli ad ottenere almeno una parte di ciò di cui è stato privato emotivamente. Tali esercizi sembra che permettano di richiamare ricordi immagazzinati nella memoria episodica a cui sono collegati vissuti emotivi molto intensi. Apportando delle modifiche alle immagini e determinando una modificazione delle emozioni, la nuova esperienza sembra possa integrarsi con il ricordo originariamente archiviato, modificando il ricordo stesso e il vissuto emotivo ad esso collegato.

Tale vissuto emotivo, risperimentato solitamente nel presente, da adulti, in situazioni anche vagamente simili a quelle che hanno originariamente dato vita agli schemi maladattivi, una volta modificato tenderà ad essere diverso anche nel presente in quelle situazioni in cui il paziente solitamente soffriva, permettendogli la messa in atto di comportamenti adattivi e più funzionali. Questo risultato non è immediato ma avviene nel tempo. Questa tecnica viene chiamata tecnica del Rescripting. Sembra che il paziente possa lentamente interiorizzare la figura di un adulto sano (il Terapeuta) che sia in contatto con le proprie emozioni e bisogni e che sia anche in grado di soddisfarli in modo adattivo. Tale processo di interiorizzazione quando i bisogni vengono soddisfatti adeguatamente nell’infanzia e nell’adolescenza avviene in maniera naturale per il bambino. Quando invece essi non vengono soddisfatti l’adulto interiorizzato invece che sano è spesso punitivo, critico, esigente o addirittura abusante. Negli esercizi immaginativi una volta individuata la parte definita Genitore Punitivo (o critico, o esigente, etc.) il Terapeuta può dialogare in maniera decisa e spesso contrastarlo prendendo le difese del bambino.

Analisi Critica della Schema Therapy - Immagine: © robodread - Fotolia.com
Leggi l’articolo: “Un’analisi critica della Schema Therapy”

La Schema Therapy cerca attraverso il lavoro terapeutico di fare in modo che sia il paziente stesso a poter contrastare questa parte critica e a prendersi cura del mode di quella parte di se che viene definita il Bambino Vulnerabile.

Assumendo il ruolo di “adulto funzionale”, il terapeuta fornisce quindi al paziente un esempio per costruire un “Adulto Funzionale” che si prenda cura del bambino che è in lui nella vita quotidiana. L’aspetto centrale del reparenting è il fatto che i pazienti iniziano ad ascoltarsi, a concentrarsi sui propri bisogni, bisogni che da sempre sono stati criticati, e iniziano soprattutto a desiderare la felicità per sé .

Tutto questo è chiaramente contornato dall’altro aspetto peculiare della schema therapy: la relazione terapeutica, all’interno della quale con il confronto empatico il terapeuta mostra comprensione per le motivazioni che spingono il paziente a perseverare nel mantenimento dello schema. Il terapeuta si sforza di comunicare empatia, calore, genuinità, fattori definiti da Rogers (1951) elementi aspecifici di una terapia efficace. Lo scopo è creare una atmosfera nella quale il paziente, sentendosi accettato e al sicuro, possa instaurare un legame significativo con il terapeuta. Il terapeuta si relaziona al paziente assumendo un’ atteggiamento di apertura e confidenza. Questo tipo di relazione terapeutica sembra essere molto vicino al concetto di “sintonizzazione affettiva” tra madre e bambino di Stern: consiste nell’esecuzione di comportamenti che esprimono la qualità di un sentimento condiviso senza tuttavia imitarne l’esatta espressione comportamentale.

Vorrei concludere con una frase di Young che a mio avviso sintetizza il processo di cambiamento che avviene durante la schema therapy:

“il compito più importante che possiamo assumerci nella nostra vita è scoprire le nostre naturali attitudini e inclinazioni. Rispetto a tale obiettivo, la guida migliore è rappresentata dalle emozioni e dalle sensazioni corporee. Quando ci impegniamo in attività o in relazioni che soddisfano le nostre inclinazioni naturali ci sentiamo bene: il nostro corpo è appagato e proviamo piacere e gioia”.

 

 

BIBLIOGRAFIA:

  • Jeffrey E.Young ; Janet S.Klosko Schema Therapy
  • Jeffrey E.Young; Janet S.Klosko Reinventa la tua vita.
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Silvia Taddei
Silvia Taddei

Terapeuta Cognitivo-Comportamentale - Docente presso Scuola Cognitiva di Firenze. Via delle Porte Nuove,10 Firenze

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