Il Reparenting è una forma di psicoterapia in cui il terapeuta assume attivamente il ruolo di una figura genitoriale nuova o surrogata per il cliente, al fine di trattare i disturbi psicologici causati da genitori difettosi o persino abusanti. L’ipotesi sottostante è che i disturbi psichici derivano principalmente da tale genitorialità difettosa.
Il Reparenting e le prime applicazioni con pazienti schizofrenici
Il Reparenting è un intervento derivato da una lunga esperienza clinica e di ricerca con i malati di schizofrenia, portata avanti per anni da J. e A. Schiff e il loro staff del Cathexis Institute di Oakland in California negli anni ’70 con i loro programmi terapeutici, di tipo ambulatoriale e intensivo (residenziale nei casi più gravi), che prevedevano la totale partecipazione dei pazienti a diverse attività quotidiane, comprese quelle psicoterapeutiche. Durante questo periodo, il paziente è totalmente immerso nel rivivere la propria infanzia e il terapeuta ad assumere tutte le funzioni genitoriali, fornendo le cure e il nutrimento di cui il paziente ha bisogno, con l’obiettivo di riformare totalmente lo stato dell’Io genitore difettoso.
Il loro intervento si basava su una visione del disturbo psicotico come espressione di una particolare struttura di personalità in cui i contenuti del genitore erano distruttivi nei confronti del bambino, degli altri e del mondo. Il bambino finisce nel rinchiudersi nella patologia come unica modalità di sopravvivere, modalità accettata dal Genitore. Il metodo degli Schiff consiste nel depotenziare lo stato dell’ Io Genitore patologico, sostituendolo con una struttura genitoriale più sana, assunta dal terapeuta.
Meccanismo del Reparenting
Derivando dalla teoria dell’analisi transazionale, il Reparenting cerca di trattare i problemi associati alla genitorialità difettosa. La teoria del Reparenting afferma che i problemi psicologici dovuti alla genitorialità difettosa possono essere superati riformando lo stato dell’Io Genitore del paziente. Ciò si ottiene portando il paziente a regredire verso lo stato mentale dell’Io bambino. Raggiunto questo stato, il terapeuta adotta intenzionalmente il ruolo di nuovo genitore, tentando di riparare agli errori commessi in passato dai genitori del paziente. La natura della riparazione da parte del terapeuta dovrebbe essere più positiva e influenzare il cliente nell’adottare uno stato dell’Io genitore più sano.
Diverse forme di Reparenting
Regressione totale
Sviluppato da Jaqui Lee Schiff, questa è la prima forma di Reparenting derivata dalla teoria dell’analisi transazionale, sviluppata poi presso l’Istituto di Cathexis. In genere, il paziente vive con il terapeuta fino a diversi anni presso un’istituzione. Durante questo periodo, il paziente è totalmente immerso nel rivivere la propria infanzia. Il terapeuta si pone come un vero e proprio genitore e fornisce tutte le cure e il nutrimento al paziente con l’obiettivo di riformare totalmente lo stato dell’Io genitore (Carrol, 2011)
Regressione limitata nel tempo
Thomas Wilson ha sviluppato un intervento di regressione limitato nel tempo allo scopo di trattare pazienti con schizofrenia. Ma a differenza della terapia di Schiff, al paziente è richiesto solo di partecipare a cinque sessioni di due ore con il terapeuta invece di vivere a stretto contatto con il terapeuta (Wilson, 1985).
Self-reparenting
Il Self Reparenting invece è un procedimento terapeutico messo in atto per ristrutturare lo stato dell’Io-genitore (James 1974), il processo richiede che il paziente sia consapevole di quali elementi del suo genitore interiore siano deficitari e non soddisfano i bisogni dell’Io Bambino. Nel Self Reparenting dunque è l’Adulto Paziente che, in alleanza con l’Adulto Terapeuta, costruisce nuovi aspetti dell’io genitore, più sani e funzionali (Filanti, Romanini, 2016).
Spot Reparenting
Dell’impianto originario del Self Reparenting viene oggi utilizzato lo Spot Reparenting, contratto formulato tra terapeuta e paziente nel quale si concorda che il primo lavori nelle vesti di figura genitoriale rispetto a una specifica area problematica del secondo, area in cui il genitore è risultato più disfunzionale.
Possibili rischi
La tecnica del Reparenting, soprattutto nella forma della regressione totale, richiede al terapeuta di sviluppare una stretta relazione con il paziente e dunque si potrebbe incorrere in evidenti rischi. Non esiste un protocollo, nella regressione totale, che fornisca il confine su ciò che il terapeuta può o non può fare. Molte volte, spetta al terapeuta determinare il piano d’azione da intraprendere di fronte a un dilemma durante il trattamento. Di conseguenza, c’è il rischio che il terapeuta diventi troppo estremo nei metodi, il che può mettere in pericolo il cliente e portare a nuovi problemi psicologici (Weiss, 1994). A causa del ruolo dominante del terapeuta nella relazione, il terapeuta ha un potere maggiore sul cliente e potrebbe abusare di questa autorità. Esiste anche un rischio nei confronti del terapeuta nel senso che può diventare troppo attaccato al cliente, il che può ostacolare il giudizio e il distacco professionale (Jacobs, 1994; Woods,1998). Le perplessità mostrate dalla comunità scientifica nei confronti del Reparenting riguardano soprattutto la forma di regressione totale proposta dagli Schiff. Il Reparenting conserva comunque degli aspetti che lo rendono un utile strumento terapeutico, come nel caso della Schema Therapy.
Il Limited Reparenting nella Schema Therapy
Uno dei punti cardine della Schema Therapy è il Limited Reparenting. La Schema Therapy è un approccio psicoterapeutico ideato da Jeffrey Young, che è riuscito ad integrare argomenti di modelli teorici molto differenti tra loro, quali ad es. la psicodinamica, la gestalt, la teoria dell’attaccamento e l’approccio cognitivo comportamentale. L’integrazione di differenti strategie e tecniche nasce per superare gli evidenti limiti che l’adozione di un approccio specifico comporta nel trattamento dei disturbi.
L’assunto di base della Schema Therapy è che l’insorgere dei disturbi mentali derivi dal non adeguato soddisfacimento di bisogni emotivi primari (cura, amore, attenzione, riconoscimento delle proprie emozioni, protezione, autonomia) negli anni cruciali dell’infanzia da parte delle figure di accudimento, come i genitori. Quando tali bisogni restano insoddisfatti, il bambino va incontro a una sofferenza ingestibile. Si creano così gli Schemi Maladattivi Precoci (SMP) che daranno un significato distorto alla visione di Sé e del mondo.
Scopo della Schema Therapy è modificare questi schemi maladattivi precoci, attraverso tecniche cognitive ed emotivo-esperienziali, ma soprattutto attraverso la relazione terapeutica, orientata a soddisfare quei bisogni primari insoddisfatti nell’infanzia del paziente, nel rispetto dei limiti del setting. Si crea così una relazione di accudimento in cui il terapeuta funge da genitore buono che cerca di rispondere adeguatamente ai bisogni del bambino paziente, prestando però attenzione al fatto che il terapeuta non acquisca potere nei confronti del paziente ma che validi e riconosca i suoi bisogni.
Questo tipo di rapporto tra paziente e terapeuta è conosciuto col nome di Limited Reparenting: oltre alle competenze possedute dal terapeuta, è il clima di sincera accoglienza che porta il paziente a costruire nuovi significati e, in quanto protetto e accolto, a sentire soddisfatti i suoi bisogni rimasti a lungo senza risposta.
Nella Schema Therapy, quindi, con Limited Reparenting si intende la tecnica specifica utilizzata per soddisfare i bisogni del paziente e accedere alle emozioni dell’infanzia tramite l’utilizzo dell’immaginazione. Gli esercizi immaginativi vengono vissuti come una specie di “macchina del tempo” che permette al paziente di ritornare ad essere quel bambino e rivivere le esperienze che hanno determinato la formazione degli schemi, questa volta in un contesto protetto e sicuro, vedendo finalmente soddisfatti i suoi bisogni, grazie all’intervento del terapeuta nella scena.
Il Limited Reparenting rappresenta probabilmente il punto di forza maggiore della Schema Therapy, in quanto non si limita ad agire a livello cognitivo ma interviene anche a livello emotivo.
L’importanza di agire con interventi a livello emotivo ha anche una spiegazione neurofisiologica: la codifica delle informazioni a livello cognitivo segue una via neurale diversa dalla codifica di informazioni a livello emotivo. Quando un evento a forte impatto emotivo (tra cui i traumi) ha luogo, la prima via cerebrale ad attivarsi è l’amigdala che registra le informazioni a livello automatico e involontario, connotandole però emotivamente. Solo successivamente le informazioni sono inviate alla corteccia cerebrale, che opera in modo più razionale. Lavorando, da terapeuti, sui soli contenuti cognitivi, si agirà solo sulla corteccia, senza incidere sull’amigdale e sulle emozioni registrate al momento dell’evento traumatico. Per questo l’accesso al mondo emotivo del paziente è indispensabile (Cirio, 2015).
Nella Schema Therapy quindi il Limited Repartnting è orientato al soddisfacimento di quei bisogni primari insoddisfatti, ovviamente nei chiari limiti del setting terapeutico: una relazione di accudimento in cui il terapeuta, come adulto funzionale, si prende cura dei bisogni del bambino, validando e dando valore alle sue emozioni, ai suoi pensieri, per costruire con lui nuovi schemi con cui leggere la realtà. All’interno della relazione terapeutica viene così a crearsi un luogo sicuro in cui il paziente, spesso per la prima volta, può sentirsi accolto, non giudicato e protetto.
Applicazione del Reparenting
L’approccio del Reparenting è particolarmente utile per qualsiasi tipo di problema psicologico che nasce da un’infanzia in cui i bisogni del bambino non sono stati soddisfatti o da un’infanzia in cui si sono subiti dei traumi. I disturbi con cui il Reparenting può essere applicato sono soprattutto:
- disturbi di personalità come il disturbo borderline di personalità
- problemi di attaccamento
- depressione
- problemi di fiducia
- abuso infantile
- problemi di relazione
- bassa autostima
- problemi di gestione della rabbia.
Non sempre è necessario avere avuto un’infanzia chiaramente traumatica per beneficiare del Reparenting. Anche l’aver avuto un genitore distaccato, estremamente stressato o controllante può portare il bambino a non sentirsi sicuro e a sviluppare Schemi Maladattivi Precoci. Il Reparentig non è un modo, come spesso si è portati a pensare, di incolpare i genitori. Attraverso il suo utilizzo, invece, è più semplice comprendere il perché degli sbagli e delle mancanze dei propri genitori e provare empatia nei loro confronti.
Reparenting e tecniche immaginative
Nel Limited Reparenting l’immaginazione viene usata come mezzo per accedere alle situazioni dolorose dell’infanzia del paziente, il paziente ritorna bambino e rivive le esperienze che hanno determinato la formazione dei suoi Schemi Maladattivi, questa volta, però, in un contesto buono, sicuro, in cui le emozioni del bambino vengono finalmente riconosciute e validate e i bisogni soddisfatti. Andando a lavorare sull’emozione di quel bambino, dando finalmente una risposta buona ed adeguata a quei bisogni frustrati, andiamo ad indebolire gli Schemi Maladattivi che perdono la struttura emotiva sofferente che li tiene in piedi. Proprio perché l’emozione, come detto prima, fa da ponte tra le esperienze presenti e le esperienze passate andando a “correggere” la percezione emotiva di un evento dell’infanzia, possiamo arrivare a cambiare il modo in cui la persona pensa, sente e agisce nelle situazioni difficili odierne.
Nella relazione terapeutica, il terapeuta funziona da modello di adulto sano, si prende cura in modo amorevole del bambino del paziente, poi, pian piano nel corso della terapia l’adulto del paziente imparerà ad affiancare e poi a sostituire il terapeuta nell’importante compito di prendersi cura di sé.
Utilizzando tecniche immaginative, il Terapeuta chiede di entrare nell’immagine e parla con le persone che hanno fatto del male o che non hanno accudito il paziente quando era piccolo e che hanno favorito l’insorgere degli schemi, sia con quelle che continuano a rinforzarli nella vita quotidiana e aiuta il paziente a fare lo stesso nell’arco della terapia. Attraverso questi numerosi esercizi immaginativi il paziente può spesso per la prima volta iniziare a sentire di avere dei diritti e che i propri bisogni hanno valore.
Infatti uno degli aspetti spesso più problematici per i pazienti è che il messaggio che essi hanno ricevuto da sempre è che i loro bisogni, diritti o emozioni non hanno valore e spesso essi sono stati puniti nel momento in cui provavano ad esprimerli. Se tutto ciò è capitato da quando essi erano molto piccoli spesso la persona può avere sviluppato schemi quali: deprivazione emotiva, inadeguatezza, fallimento, sfiducia e abuso, sottomissione, vulnerabilità. Comprendere quindi che i propri bisogni, diritti e le proprie emozioni sono importanti e che essi meritano di ricevere quello che non hanno mai ricevuto è un passo fondamentale verso l’inizio del cambiamento.
Durante gli esercizi immaginativi che richiamano ricordi negativi dell’infanzia, spesso traumatici, quindi non è insolito che il terapeuta chieda al paziente di poter entrare nell’immagine che sta esperendo, apportando quindi delle modifiche al ricordo stesso. Alleandosi con il paziente, proteggendolo e insegnandogli ad ottenere almeno una parte di ciò di cui è stato privato emotivamente. Tali esercizi sembra che permettano di richiamare ricordi immagazzinati nella memoria episodica a cui sono collegati vissuti emotivi molto intensi. Apportando delle modifiche alle immagini e determinando una modificazione delle emozioni, la nuova esperienza sembra possa integrarsi con il ricordo originariamente archiviato, modificando il ricordo stesso e il vissuto emotivo ad esso collegato.
Tale vissuto emotivo, risperimentato solitamente nel presente, da adulti, in situazioni anche vagamente simili a quelle che hanno originariamente dato vita agli schemi maladattivi, una volta modificato tenderà ad essere diverso anche nel presente in quelle situazioni in cui il paziente solitamente soffriva, permettendogli la messa in atto di comportamenti adattivi e più funzionali. Questo risultato non è immediato ma avviene nel tempo. Questa tecnica viene chiamata tecnica del Rescripting. Sembra che il paziente possa lentamente interiorizzare la figura di un adulto sano (il Terapeuta) che sia in contatto con le proprie emozioni e bisogni e che sia anche in grado di soddisfarli in modo adattivo. Tale processo di interiorizzazione quando i bisogni vengono soddisfatti adeguatamente nell’infanzia e nell’adolescenza avviene in maniera naturale per il bambino. Quando invece essi non vengono soddisfatti l’adulto interiorizzato invece che sano è spesso punitivo, critico, esigente o addirittura abusante. Negli esercizi immaginativi una volta individuata la parte definita Genitore Punitivo (o critico, o esigente, etc.) il Terapeuta può dialogare in maniera decisa e spesso contrastarlo prendendo le difese del bambino.
L’aspetto centrale del reparenting è il fatto che i pazienti iniziano ad ascoltarsi, a concentrarsi sui propri bisogni, bisogni che da sempre sono stati criticati, e iniziano soprattutto a desiderare la felicità per sé.
Bibliografia:
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- Sara Filanti , Silvia Attanasio Romanini (2016) Il modello dell’Analisi Transazionale: Dai fondamenti teorici all’intervento. Edizione Franco Angeli.
- Marina Cirio (2015). La Schema Therapy: la forza del “Limited Reparenting”. Consultato il 09/07/2018 su http://genova.schematherapycenter.com/la-schema-therapy-la-forza-del-limited-reparenting/
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