Nell’ultimo anno ho assistito, con passione e riconoscenza, al successo esponenziale del blog di un giornalista, Simone Tempia, che posta dialoghi con un maggiordomo immaginario, per ritrovare l’equilibrio nei piccoli scompensi emotivi della vita quotidiana. Lloyd dispensa consigli e sparge speranza, saggezza, autocontrollo; stimola alla riflessione ed incita alla creatività. Si offre da moderatore di scarsi equilibri emotivi, non compatisce, né recrimina, non giudica né avvalla. Cambia la prospettiva e ribalta i punti di vista, non rinunciando alla sua dignitosa compostezza, e ad un pizzico di ironia.
Annamaria Libera Lauriola
I maggiordomi come consiglieri di fiducia nei film e nei fumetti
Non importa quanti anni abbiate, ricorderete con grande affetto il modo in cui Alfred si prese cura del piccolo Bruce Wayne dopo il brutale omicidio dei suoi genitori. Un uomo dalla grande dignità: attento, paziente, mite e saggio, seguì con sollecitudine il ragazzino di cui divenne il tutore, e che sarebbe divenuto l’eroe, Batman, che liberava la degradata Gotham dai criminali che si macchiavano dei più efferati delitti.
Chi, leggendo i fumetti, o guardando i diversi film che ne sono stati tratti, non vorrebbe un Alfred da consultare ad ogni ora del giorno o della notte?
Oggi i maggiordomi sono rari, ma rimangono nell’immaginario collettivo (nutrito da fiction, fumetti , film e quant’altro) delle persone di fiducia. Il loro compito andava molto al di là del governo delle ricche case dell’aristocrazia: erano consiglieri, problem solver, inesauribili fonti di saggezza e punti di riferimento per l’espressione – e risoluzione- dei piccoli e grandi dilemmi umani quotidiani. Erano riservati, leali, in grado di rimanere impassibili e di esimersi dal giudizio rispetto a quello che, in una relazione di grande fiducia, veniva loro rivelato. Acuti osservatori e autodisciplinati, servivano il “sir” con grande dedizione. E professionalità.
Nell’ultimo anno ho assistito, con passione e riconoscenza, al successo esponenziale del blog di un giornalista, Simone Tempia, che posta dialoghi con un maggiordomo immaginario, per ritrovare l’equilibrio nei piccoli scompensi emotivi della vita quotidiana: Vita con Lloyd, che è diventato anche un libro di successo (Vita con Lloyd. I miei giorni insieme a un maggiordomo immaginario, Rizzoli Lizard, 2016).
Lloyd dispensa consigli e sparge speranza, saggezza, autocontrollo; stimola alla riflessione ed incita alla creatività. Si offre da moderatore di scarsi equilibri emotivi, non compatisce, né recrimina, non giudica né avvalla. Cambia la prospettiva e ribalta i punti di vista, non rinunciando alla sua dignitosa compostezza, e ad un pizzico di ironia.
La figura del maggiordomo e dello psicoteraputa richiamano quella dell’Adulto sano della Schema Therapy
Mi sono chiesta: perché mai migliaia di lettori, me compresa, apprezzino questi arguti scambi di battute con un amico immaginario e insieme all’autore si confrontino con una mente che potremmo definire saggia?
Da psicoterapeuta quanto appena detto mi ha riportato al concetto di Adulto Sano sviluppato all’interno della Schema Therapy. Non sempre si ha la fortuna di crescere confrontandosi con un genitore/adulto che abbia le caratteristiche definite dal mode di Adulto sano, ma la possibilità di costruirlo e rievocarlo nella propria mente ha un grande impatto per la ristrutturazione cognitiva e la regolazione delle emozioni e degli stati mentali problematici, i cosidetti mode maladattivi.
Da psicoterapeuti ci prefiggiamo questa missione, e -all’interno di un approccio basato sulla Schema Therapy – attraverso il limited reparenting abbiamo l’obiettivo di favorire l’interiorizzazione del modello di adulto sano, un adulto in grado di proteggere, accudire, e validare il bambino vulnerabile, di porre dei limiti al bambino arrabbiato e indisciplinato, attraverso la reciprocità e l’autodisciplina.
Torniamo alla nostra metafora del maggiordomo. Un paziente con cui facciamo un buon lavoro richiamerà alla mente il suo “maggiordomo immaginario” e avrà la possibilità di confrontarsi con la parte sana di sé, a volte lo chiamerà a vuoto, lottando con i propri mode maladattivi, mentre in altre e preziose occasioni arriverà con sollecitudine offrendo un the caldo: “Come posso esserle utile, sir?”. E Alfred o Lloyd dimoreranno nella mente.
Ed oggi in seduta potrei sentirmi po’ maggiordomo e un po’ psicoterapeuta.