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Dipendenza affettiva, rifiuto nella relazione e stalking – Congresso SITCC 2018

Al Congresso SITCC 2018 numerose le tematiche trattate, tra queste la dipendenza affettiva. Il simposio 'Dipendenze affettive tra teoria e pratica' ha raccolto diversi contributi, tra cui quello del Dott. Zedda: dalla dipendenza affettiva allo stalking.

Di Massimo Zedda

Pubblicato il 28 Set. 2018

Nel corso del Congresso SITCC 2018, ho avuto la possibilità di partecipare al simposio sulle “Dipendenze affettive tra teoria e pratica” con un contributo dal titolo: “Dalla dipendenza affettiva allo stalking”. Il razionale dell’argomentazione trattata è di sviluppare l’attenzione alla modalità attraverso cui il fenomeno della dipendenza affettiva coniuga con la pericolosità dello stalking.

 

Dal 20 al 23 settembre 2018 a Verona si è tenuto il XIX Congresso Sitcc, Società Italiana di Terapia Comportamentale e Cognitiva, alla quale afferisco come socio ordinario.

La partecipazione al congresso è stata interessante e coinvolgente dal punto di vista delle tematiche trattate e dello stato attuale della ricerca scientifica portata avanti dai colleghi, fonte di stimolo per future ricerche necessarie ad affrontare con metodo scientifico/clinico il malessere portato dai nostri pazienti.

Ho avuto la possibilità di partecipare al simposio sulle “Dipendenze affettive tra teoria e pratica” con un contributo dal titolo: “Dalla dipendenza affettiva allo stalking”

La dipendenza affettiva, o love addiction, è caratterizzata da comportamenti di dipendenza all’interno di una relazione romantica (affettiva) in cui un partner ha bisogno dell’altro per mantenere il proprio equilibrio emotivo.

Il razionale dell’argomentazione trattata è di sviluppare l’attenzione alla modalità attraverso cui il fenomeno della dipendenza affettiva coniuga con la pericolosità dello stalking.

Quando la relazione sentimentale presenta caratteristiche di amore non corrisposto, patologico o inappropriato tali da porre il soggetto dipendente nella condizione di estrema sofferenza, dove le sfere sociali, professionali e famigliari vengono perturbate, nasce la necessità consapevole di interrompere la relazione patologica per riuscire (finalmente) a sopravvivere. Succede così che la capacità di fronteggiare gli eventi della vita quotidiana non è più tale da garantire un livello soddisfacente di benessere, ponendo il soggetto nell’incapacità di arginare la sofferenza e di conseguenza entrare nel vortice caratterizzato dalla sensazione di non governare più la propria esistenza.

La scelta di interrompere la relazione sentimentale patologica è posta quindi come obiettivo certo e realizzabile, spesso con l’aiuto di un professionista psicoterapeuta.

Dalla letteratura scientifica, ma anche dalla narrativa letteraria, sono molti i riferimenti del dolore e trauma sorti a seguito del rifiuto in amore, ossia la rottura della relazione sentimentale amorosa da parte del partner.

La sofferenza percepita ed agita si esprime con modalità soggettive che vanno dal superamento del lutto e del malessere fino ad atti autolesivi e anticonservativi, o eterodiretti come nei comportamenti assillanti e molesti, di cui lo stalking è un fenomeno conosciuto e diffuso nella società.

Lo scopo dell’articolo, e dell’intervento al congresso, è di sottolineare l’importanza della prevenzione del rischio di comportamenti violenti, fornendo suggerimenti ai clinici per affrontare i casi con modalità di intervento mirate.

L’ARTICOLO CONTINUA DOPO L’IMMAGINE

Dipendenza affettiva, rifiuto nella relazione e stalking - SITCC 2018 -IMM1

IMM. 1 – Congresso SITCC 2018, il programma del simposio “Dipendenze affettive tra teoria e pratica”

L’amore è una dipendenza?

Dall’analisi dei dati della ricerca effettuata da Ahmadi e colleghi (2013) su 290 studenti, emerge che la prevalenza di love addiction è del 17,9%; inoltre emerge che lo stile di attaccamento insicuro-ambivalente oltre ad essere significativo, viene considerato il predittore del fenomeno in esame.

In letteratura è ormai ampiamento accettato che la relazione amorosa presenta le stesse caratteristiche sintomatologiche e neurofisiologiche della dipendenza da uso ed abuso di sostanza.

Avviene soprattutto nella prima fase della relazione affettiva, caratterizzata da amore di tipo passionale; la persona amata è al centro della vita psichica dell’innamorato, il tempo e lo spazio assumono significati diversi, aumenta l’energia e i pensieri ossessivi, insieme ad altre manifestazioni, pongono il soggetto nella condizione di vivere il piacere e la gioia del momento. Il periodo dell’amore passionale è breve ed è seguito dalla formazione del legame di coppia, spesso seguito dall’intenzione di co-costruire il futuro con investimenti importanti. Tale periodo iniziale può protrarsi nel tempo e assumere una veste stabile e patologica, causa di sofferenza e disinvestimento su di sé.

Innumerevoli studi hanno individuato il sistema di ricompensa come network neuronale implicato nella generazione della dipendenza da sostanza, sistema che utilizza la dopammina come neurotrasmettitore prodotto nell’Area Tegmentale Ventrale (VTA) con proiezioni al Nucleus Accumbens e verso le aree corticali pre-frontali.

Come indicato da Fiorilli (2018):

Tale assunto è il punto di partenza da cui si origina una dipendenza patologica, dal momento che una sostanza di abuso o un comportamento compulsivo con iniziali conseguenze piacevoli attivano cascate di reazioni chimiche che coinvolgono circuiti cerebrali legati alla gratificazione e alla soddisfazione dei bisogni. I numerosi studi di neurobiologia sono tutti concordi nel ritenere il circuito meso-cortico-limbico il principale substrato neurale implicato nell’ addiction, e la dopamina come principale neuromodulatore. Infatti le aree di questo circuito costituito dall’area tegmentale ventrale e dal nucleo accumbens (striato ventrale) e parte della corteccia pre-frontale, giocano un ruolo cruciale nel sistema di rinforzo e ricompensa ed è stato osservato che una sostanza psicostimolante è in grado di iperattivare i neuroni dopaminergici presenti in questa porzione cerebrale provocando sensazioni di benessere e dando così alla sostanza di abuso una valenza edonica positiva (alto valore di salienza).

La dipendenza affettiva presenta elementi sintomatologici in comune con le dipendenze da uso e abuso di sostanza e dipendenze comportamentali; sono la dipendenza fisica ed emotiva verso il rinforzo, la tolleranza, l’astinenza e le recidive. “Senza di lui/lei non riuscirò a vivere”, “Senza di lui/lei non saprò chi sono e nulla avrà più significato” sono le tipiche frasi riportate dai dipendenti affettivi nell’esprimere la sofferenza soverchiante che li attraversa.

Il rifiuto in amore è una dipendenza?

Il pericolo del craving e delle recidive pone il soggetto (dipendente o rifiutato) nella condizione di evitare qualsiasi rinforzo che riattivi il desiderio e pregiudichi gli sforzi effettuati per uscire dallo stato precedente di dipendenza affettiva. I rinforzi rispetto la relazione finita accendono il desiderio anche in coloro che sono stati rifiutati dall’ex-partner, il quale, con chiari messaggi inequivocabili, ha confermato la volontà di non riaprire la relazione.

Fisher et al. (2010) descrivono la ricaduta in amore sostenendo che oggetti, pensieri, ecc che rimandano al ricordo della persona rifiutante ancora amata possono innescare nuovamente la memoria e sviluppare craving, pensieri ossessivi e/o contatti compulsivi, scrivere o sperare, approcciarsi ad essa nonostante i soggetti rifiutati sappiano che le conseguenze possono essere avverse (es. dolore e tristezza).

La ricerca è stata effettuata su 15 individui; i criteri di inclusione prevedevano che i soggetti fossero stati respinti ed ancora innamorati del ex-partner rifiutante dopo un lasso di tempo, pari a 63 giorni nello specifico del campione.

Il progetto della ricerca prevedeva che ai soggetti venissero mostrate immagini neutre ed immagini della persona ancora amata mentre erano sottoposti a scansione encefalica tramite la risonanza magnetico funzionale. I risultati rivelano che il campione dichiarava di provare passione romantica, gioia, disperazione, memorie dolorose, ruminazioni sugli eventi che hanno condotto alla rottura ed infine la valutazione mentale sulla perdita e sul guadagno rispetto l’esperienza. Dopodiché, dall’analisi dei dati ricavati tramite la fRMI emerge la correlazione tra le aree cerebrali coinvolte e i circuiti neurali che si attivano nel craving causato dalla cocaina e abuso di droghe.

In conclusione, gli autori suggeriscono come il rifiuto all’interno della relazione affettiva amorosa presenti le caratteristiche della dipendenza da sostanze.

Rifiuto e molestie

Meloy, J. R., & Fisher, H. (2005) sostengono che lo stalking è un comportamento associato con l’amore romantico. Inoltre, nell’analisi del fenomeno suggeriscono che i perpetratori mettono in atto comportamenti caratteristici delle dipendenze; tra questi emerge l’attenzione focalizzata sull’oggetto, l’aumento dell’energia, i comportamenti di inseguimento e i pensieri ossessivi.

Tra gli obiettivi della ricerca, gli studiosi pongono l’esplorazione dei correlati neuronali, giungendo alla conclusione che lo stalking attivi pattern cerebrali del sistema di ricompensa. Incoraggiati dall’analisi dei dati, i ricercatori sostengono che i comportamenti assillanti reiterati potrebbero avere una base in comune con le dipendenze sia da sostanza sia comportamentali.

Va considerato come all’interno dell’insieme dei soggetti rifiutati, solo un sottoinsieme di essi reagisce mettendo in atto comportamenti stalkizzanti. Altri soggetti possono attuare comportamenti disadattivi autodiretti, mentre soggetti reagiscono sul versante della riconquista, con il pericolo di riattivare in alcuni casi valenze relazionali di coppia patologiche. Fortunatamente, il soggetto rifiutato nella relazione amorosa spesso si rivolge ai professionisti psicoterapeuti per sopravvivere al trauma e riappropriarsi della conduzione della propria vita. In altri casi al professionista giungono indirettamente soggetti rifiutati con grado di sofferenza tale da mostrare disturbi dell’umore con diversi livelli di gravità.

Prevenzione dello stalking

Il fenomeno dello stalking non è da sottovalutare e la prevenzione primaria rappresenta il miglior insieme di azioni finalizzate a debellare all’origine l’origine dello stesso. Ricordo che il fenomeno dello stalking si ripercuote anche sui famigliari e soggetti a stretto contatto con la vittima, le cui conseguenze sono deleterie sul piano psichico e fisico, lavorativo e sociale. Arginare il fenomeno e le ripercussioni rappresenta quindi la priorità.

Come ho evidenziato nell’articolo su State Of Mind (Zedda, 2018), a prescindere della natura di genere del perpetratore:

la prevenzione è uno strumento efficace per arginare il fenomeno e le sue conseguenze, può contribuire ad attivare le risorse individuali e la rete sociale che insieme possono fermare il fenomeno: l’aiuto degli altri (amici, famigliari, colleghi, ecc.) spesso risulta essere un valido deterrente alla campagna messa in atto dallo/dalla stalker. L’isolamento sociale è infatti una delle prime conseguenze della vittimizzazione, rompere il silenzio significa essere consapevoli dei danni che la campagna di stalking arreca alla salute propria e a quella degli affetti più cari.

Qualora la rete sociale non riesca a migliorare il benessere esperito dalla vittima, lo psicoterapeuta è l’interlocutore privilegiato per affrontare un percorso terapeutico.

Come suggerimento terapeutico, lo psicoterapeuta, nell’ambito della cura della dipendenza affettiva e del rifiuto in amore, dovrebbe essere attento ai segnali indicatori di una possibile campagna di stalking finalizzata a riallacciare i contatti con l’ex-partner. La campagna viene agita dal soggetto rifiutato, il quale può essere il paziente in terapia o, nel caso in cui la terapia aiuti il dipendente affettivo, l’ex-partner. La ricerca di contatto persistente è frutto del desiderio di prolungare la relazione, anche se con vissuti di dolore; tali emozioni disagevoli hanno minor intensità rispetto il dolore provato durante la perdita di senso e significato della vita senza la presenza della persona investita di attenzioni.

Qualora emergano segnali tali da far ipotizzare il pericolo di condotte stalkizzanti, è necessaria la “tolleranza zero” e bloccare immediatamente i comportamenti molesti. Le conseguenze sulla dimensione giuridica e personale del soggetto molestante sarebbero gravi e peggiorative di una situazione già di per sé disadattiva.

Come ho indicato in un altro articolo su State of Mind (2017):

La campagna di stalking ha un peso non indifferente sulla resilienza e l’equilibrio psicofisico del soggetto molestato; frequentemente si esperisce un senso di estrema vulnerabilità, legato a uno stato di disagio in previsione di un possibile assalto. Tecniche quali la desensibilizzazione, l’EMDR, il rilassamento e la terapia per il trauma sono particolarmente efficaci.

Per concludere

In letteratura non è ancora presente una definizione univoca della dipendenza affettiva, la quale viene nominata in varie modalità, così come non sono presenti protocolli e linee guida di trattamento del paziente.

Nell’intervento al congresso SITCC ho presentato una rassegna di suggerimenti raccolti da vari autori e ricercatori, con l’obiettivo di fornire ai clinici del materiale utile alla gestione dei casi.

Nel futuro prossimo è auspicabile l’aumento dell’interesse verso il fenomeno e la definizione di interventi focalizzati al problema .

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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Risorse su State of Mind Sitografia
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