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L’ Autismo Fisiologico. L’intervista alla Dr.ssa Di Biagio

Autismo Fisiologico: Meglio sarebbe affermare che non esistono solo condizioni fisiologiche tipiche o autistiche , ma anche condizioni fisiologiche miste.

Di Ilaria Cosimetti

Pubblicato il 06 Mag. 2013

Aggiornato il 07 Gen. 2019 12:21

 

L' Autismo Fisiologico. L'intervista alla Dr.ssa Di Biagio. - Immagine: © wladimirowich - Fotolia.com Meglio sarebbe affermare che non esistono solo condizioni fisiologiche tipiche o autistiche , ma anche condizioni fisiologiche miste.

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Luisa di Biagio è un’etologa, una psicologa e un’autistica sana. Il suo impegno per far conoscere meglio la condizione autistica è costante e caratterizzato da professionalità e competenza. Le sono grata di aver dato a State of Mind la possibilità di dar voce a chi l’autismo non solo lo studia ma lo vive in prima persona.

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SoM: Buongiorno dott.ssa Di Biagio, grazie per aver accettato l’invito di State Of Mind a rispondere a qualche domanda sull’autismo. Vorrei dare ai lettori la possibilità di conoscerla meglio. Lei è psicologa e autistica quindi chi meglio di Lei può affrontare questo tema?

LDB: Grazie a voi per la possibilità di contribuire alla diffusione di notizie corrette sull’autismo, nel faticoso tentativo di contrastare le moltissime informazioni scorrette di cui sono farciti articoli , libri e seminari , persino in contrasto con le direttive ufficiali accademiche .

Chi meglio di un autistico la cui formazione è basata proprio sullo studio della psicologia , del comportamento e dell’educazione umana e non umana, può affrontare l’argomento ? Nessuno. Peccato che gli autistici parlanti in genere “urlano nel deserto” , se mi concede il riferimento.

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SoM: Nei suo contributi al tema “autismo” insiste molto nel descrivere un autismo fisiologico, mentre è comune sentir parlare di autismo come di una condizione patologica che compromette la capacità dei soggetti di vivere una vita indipendente. Cosa intende quindi per autismo fisiologico?

LDB: La domanda dovrebbe essere “Cosa si intende per autismo fisiologico” ? E dovrebbe essere questa perchè non si tratta di una mia personale opinione ma di come stanno le cose . 

Concepire come fisiologico (SANO) qualcosa di diverso dal neurotipico è difficile perchè non ci sono strumenti culturali tali da permettere di concepire questo, il (neuro)tipico centrismo è il fulcro della cultura sbilanciata di questo periodo storico . Sì, certo, è razzismo, senza dubbio. La stessa definizione della condizione con tratti misti (condizione subclinica dello spettro autistico) indica la misura di questa tendenza . Dal mio punto di vista (quello di un’autistica) ad esempio potrei affermare che la condizione con tratti sia tipici che autistici appartiene allo spettro tipico . Meglio sarebbe affermare che non esistono solo condizioni fisiologiche tipiche o autistiche , ma anche condizioni fisiologiche miste .

L’intero sistema di approccio all’autismo è mirato al cambiamento degli autistici, non esiste nessun programma che includa il cambiamento dei tipici e che sia mirato al compromesso culturale. L’unico sistema considerato accettabile di struttura comunicativa, percettiva e sociale è, di fatto, quello della cultura tipica. Questo crea una situazione talmente sbilanciata da creare disagio nella cultura tipica stessa.

L’autismo non è una disabilità , come non lo è l’omosessualità. La tiritera nasce proprio dal fatto che l’autismo , soprattutto quando non è in forma patologica (quando NON è autismo severo) non permette di individuare immediatamente la persona come neurodiversa e il modo di comunicare di quella persona , rispetto a quello medio , è tale da generare “imbarazzo” .. quello che si dimentica è che , se di imbarazzo si tratta , lo stesso imbarazzo lo prova la persona in riferimento al comportamento tipico, quindi direi di smetterla di parlare di “imbarazzo” e cominciare a lavorare per un compromesso culturale.

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Le disabilità, gli adulti e i bambini disabili esistono, esistono adulti e bambini disabili Tipici (con organizzazione neurologica tipica ma in una forma severa o con problemi importanti associati) ed esistono adulti e bambini disabili Autistici (con organizzazione neurologica atipica ma in una forma severa o con problemi importanti associati) ma essere autistici NON vuol dire essere disabili .

La disabilità costituisce una minoranza in tutta la popolazione tipica così come costituisce una minoranza in tutta la popolazione autistica . Considerare TUTTI gli autistici disabili di default è come considerare TUTTI i tipici disabili di default .

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In tanti anni ho sentito sempre parlare e scrivere di genitori che soffrivano per la diversità del figlio  mai ( MAI ) nessuno che abbia pensato “chissà come vive mio figlio IMMERSO  tra persone diverse ” oppure ho sentito e letto di persone “in imbarazzo” a causa di gesti e parole di autistici  ma ( MAI ) nessuno che abbia detto o scritto “chissà quanto ho messo in imbarazzo questa persona ? chissà come mi percepisce strano e imbarazzante ?

E’ un concetto talmente alieno da risultare non credibile . E infatti gli autistici che parlano , a meno che non siano talmente bizzarri da rivestire il ruolo di “orso ballerino” , non vengono proprio considerati .

C’è da dire che come professionista del settore ho incontrato più genitori desiderosi di interventi che mirassero al mascheramento tipico dei figli autistici piuttosto che al riconoscimento e valorizzazione della loro neurodiversità. Di chi è la responsabilità di tale scenario?

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Fino a dieci anni fa si poteva  anche pensare che questo atteggiamento fosse il risultato di una buona fede . Oggi non trova giustificazione . Sono molti gli autistici nel mondo che raccontano l’autismo . Escludendo quelli che hanno problemi di equilibrio o culturali  (essere squilibrati o ignoranti è una condizione democratica , che coinvolge sia tipici che autistici ) , gli autistici competenti descrivono l’autismo in modo piuttosto esaustivo .

C’è, di fatto, una enorme resistenza che, temo, dipenda da un fattore puramente economico. La dinamica di mantenere alta la soglia di allarmismo per proporre terapie salvifiche e, guarda caso, costosissime, è quella che sta mandando avanti un mercato terribile. Un mercato che pagano i bambini in prima persona, ma anche le famiglie coinvolte. L’autismo, insomma, è  l’affare del secolo . E’ un terribile circolo vizioso che si nutre del panico di genitori spinti a non accogliere la condizione autistica.

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I nostri bambini crescono continuamente disconfermati e arrivano a sviluppare patologie comportamentali secondarie molto serie . Questa la testimonianza di un addetto ai lavori: “è un affare lavorare con gli autistici perchè tanto o non parleranno mai o se parleranno li faremo passare per matti. Per quanto riguarda l’Asperger i maschi sono cavalli da sedare e le femmine cavalle da domare.

SoM: Cosa consiglierebbe dunque a dei genitori che ricevono una diagnosi di autismo ad alto funzionamento o asperger? Quali obiettivi dovrebbe avere un trattamento rivolto a questo bambino, alla sua famiglia e al contesto sociale in cui è inserito?

LDB: Consiglierei di non farsi trascinare nel vortice dell’allarmismo . Di imparare l’autismo per insegnarlo ai figli . Prima di apprendere regole e parametri di una cultura diversa, i bambini autistici dovrebbero apprendere i criteri della propria cultura. Imparare ad essere buoni autistici prima che ad utilizzare alcuni strumenti della cultura tipica. Questo non accade . Al bambino viene negata un’ identità.

I bambini smettono di essere bambini dalla diagnosi in poi, e si trasformano in PROBLEMA  e punto. Consiglierei ai genitori di seguire corsi per apprendere i criteri culturali dell’autismo e cercare un compromesso nella comunicazione con i figli. Consiglierei loro di usare i soldi per vivere serenamente e non per pagare ore e ore di addestramenti e torture . E ovviamente , in particolare se si tratta di diagnosi di autismo ad alto funzionamento e Asperger , consiglierei loro di farsi valutare , molto probabilmente sono autistici e non lo sanno , o hanno una condizione mista ( che è una cosa diversa e NON è autismo ). E ovviamente consiglierei loro di leggere i miei libri e articoli , che credo siano il materiale migliore disponibile in italiano al momento, o di contattarmi.

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SoM: È ragionevole immaginare che anche gli autistici fisiologi, forse anche proprio in virtù dell’ambiente tipico in cui sono inseriti, possano aver bisogno di rivolgersi ad uno psicoterapeuta. Secondo lei che tipo di psicoterapia è più indicata per questi soggetti? Può uno psicoterapeuta “qualsiasi” aiutare un paziente autistico a risolvere per esempio un disturbo d’ansia?

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LDB: Mi pare evidente che tutti , anche gli autistici fisiologici , possano avere bisogno di un aiuto psicologico . Un professionista che non sia PERMEATO di cultura autistica (sin dallo sviluppo possibilmente) non dovrebbe occuparsi di autismo se non accompagnato , supervisionato ecc . Esattamente come per il contrario : un professionista che non sia permeato di cultura tipica non dovrebbe occuparsi di persone tipiche .

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Il grande problema è che TUTTI gli autistici sono permeati di cultura tipica , quindi , potenzialmente , tutti i terapeuti autistici possono occuparsi di persone tipiche , mentre QUASI NESSUN terapeuta tipico è permeato di cultura autistica pur continuando a seguire persone autistiche … c’è da riflettere …

Per quanto riguarda l’approccio di scuola di pensiero , non è questa la sede per discutere sull’efficacia generale di alcune, ma di certo si può affermare che per l’autismo le dinamiche teoriche alla base di scuole come la freudiana sono assolutamente fuori luogo . Gli assunti di base di questi approcci sono quanto di più lontano ci possa essere dalla logica, dal processo di pensiero, dall’emotività e dalla percezione autistica.

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Ma non basta: un valido percorso cognitivo comportamentale ad esempio, o anche un approccio farmacologico, non possono essere identici per una persona tipica o autistica. Ma questo pare che nessuno lo sappia ..

SoM: Grazie dott.ssa Di Biagio, mi auguro che le sue parole arrivino a quanti più professionisti e genitori impegnati a vario titolo in una relazione con un autistico. 

 LEGGI: 

DISTURBI DELLO SPETTRO AUTISTICO – AUTISMO – INTERVISTE –  LINGUAGGIO & COMUNICAZIONE  – GENITORIALITA’ – BAMBINI

 

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BIBLIOGRAFIA:

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