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Lesbiche: Maggiore Incidenza di Abusi Sessuali Nell’Infanzia? #LGBT

Lesbiche e donne bi­sessuali riferiscono più del doppio di esperienze di vittimizzazione ed il triplo di episodi di abusi sessuali nell’infanzia.

Di Valeria Fregoni

Pubblicato il 02 Apr. 2013

Aggiornato il 05 Ago. 2022 11:40

Omossesualità Femminile: Maggiore Incidenza di Abusi Sessuali Nell'Infanzia?. - Immagine: © laurent hamels - Fotolia.comLesbiche e donne bi­sessuali riferiscono più del doppio di esperienze di vittimizzazione ed il triplo di episodi di abusi sessuali nell’infanzia.

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Alcuni studi dimostrano che il 50% di donne lesbiche ha subito abusi sessuali nell’infanzia: circa il doppio rispetto alle donne eterosessuali. (Balsam et al. 2005; Hughes et al. 2000).

Se le dinamiche relazionali di una famiglia e la non-conformità con il genere ses­suale sono già stabilite, l’abuso sessuale può causare il radicamento del distacco, dell’insicurezza dell’identità sessuale e della disidentificazione, che possono con­durre all’attrazione per lo stesso sesso. L’abuso sessuale può essere emotivo, ver­bale o fisico. Una ragazza che è fatta oggetto di inappropriati commenti sessuali, cui viene negata un’adeguata privacy o il cui padre ha tendenze voyeuristiche, nonostante non sia stata toccata è stata lo stesso violata sessualmente. (Peters & Cantrell 1991, Howard 1991)

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Tonda Huges, professore presso l’Università di Illinois a Chicago, ed i suoi col­laboratori hanno pubblicato sulla rivista Science i risultati di uno studio condotto su 34.635 giovani adulti (a partire dai venti anni di età), il 2% dei quali si identificava in una minoranza sessuale (lesbiche, gay, bisessuali), al fine di esaminare la relazione tra esperienze di vittimizzazione e disturbi relativi all’abuso di sostanze stupefacenti (Huges, T. at al. 2010).

Mediante interviste faccia a faccia, i ricercatori hanno raccolto dati circa loro eventuali passate esperienze di attività sessuali indesiderate, abbandono, violen­za fisica, aggressioni con armi per poi comparare gli effetti di questi episodi di vittimizzazione tra i quattro sottogruppi di identità sessuale in cui era stato diviso il campione: eterosessuali, lesbiche o gay, bisessuali, “non sicuri”.

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Dai risultati è emerso che, rispetto ai soggetti eterosessuali, lesbiche e donne bi­sessuali riferiscono più del doppio di esperienze di vittimizzazione ed il triplo di episodi di abusi sessuali nell’infanzia.

Anche i ricercatori Roberts e Sorensen (1999) hanno condotto una ricerca sulla diffusione di abusi sessuali nell’infanzia in particolare nella popolazione lesbica.

Ventidue questionari sono stati distribuiti attraverso il «Progetto Salute Lesbica» di Boston.

Le domande circa l’abuso sessuale infantile sono state:

sei mai stato molestato o aggredito sessualmente?

• se sì, chi ti ha molestato?

• a che età?

Un totale di 1.633 lesbiche ha restituito il questionario. Delle lesbiche intervistate, il 45,8% ha affermato di essere stata molestata o ses­sualmente aggredita. Tra queste donne, il 26,8% ha indicato di essere stata mole­stata prima dell’età di 12 anni e il 12,1% tra i 12 e i 18 anni.

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– La storia di Rebecca – 

Sono cresciuta in una famiglia un po’ all’antica – per usare un eufemismo – in cui la femmina è “schiava” del maschio. Mi sentivo la bambina invisibile: una bimba vissuta nell’ombra di un fratello più grande, venerato dai miei genitori. Già a tre anni avevo capito che essere maschio era “meglio”, più facile, più bello. Ai maschi tutto era dovuto e soprattutto permesso, così, pur sentendomi donna, cercavo di comportarmi da maschio, per poter godere degli stessi diritti… Ma non è andata così. Avevo un fratello, quattro anni più grande, a lui è stato davvero permesso tutto. Anche l’abuso sessuale sulla sorella. Su di me. Mi son portata dentro questo “segreto” per anni, finché, all’età di 30 anni ho deci­so di parlare e raccontare tutto. In famiglia non sono stata creduta. Il carnefice si è sentito così sicuro e tutelato da ammettere l’abuso, ma i miei genitori hanno smi­nuito il tutto e, messi di fronte alla possibilità di rimediare al loro errore, hanno continuato a fare la scelta sbagliata. Hanno ancora deciso di tutelare il maschio, il figlio. 

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 Io ho troncato i rapporti con quella che non considero più la mia famiglia e che in fondo non lo è mai stata. Fino a 26 anni ho sempre avuto rapporti con soli uomini, mi sono scoperta/ac­cettata lesbica a 30 anni, alla mia seconda storia sentimentale con una donna. Durante la prima relazione negavo l’evidenza: “Io non sono lesbica!”. Data la famiglia e il con­testo in cui vivevo, non riuscivo ad ammettere, prima di tutto con me stessa, di essere omosessuale, e che, quello che provavo era amore, un amore saffico. Entrambe ci definivamo amiche. A riprova della mia eterosessualità ho continua­to a frequentare dei maschi, poi, dopo due anni di “amicizia”, la presa di coscienza. Il bisogno di capire chi ero mi ha portato su una chat di “donne per donne” e lì ho trovato l’amore della mia vita. Lei mi ha spiegato e introdotto nel mondo lesbico, mi ha aiutato a trovare le ri­sposte che cercavo e soprattutto a trovare la forza per uscire dall’inferno che era il mio contesto familiare. I miei genitori non riuscendo ad accettare questa mia “condizione” hanno definito queste persone appartenenti ad una setta. Nel frattempo, dolorosamente, ho affrontato un percorso di psicoterapia che mi ha aiutata a rielaborare il trauma dell’abuso, ad accettare la mia omosessualità e soprattutto a scoprire di non essere io quella sbagliata.

 

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