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Rileggendo Abraham Maslow – Le Caratteristiche dell’Individuo “Sano”

Maslow propone di identificare e promuovere le qualità che caratterizzano gli individui sani e autorealizzati.

Di Redazione

Pubblicato il 07 Mar. 2013

 

Di Diego Sarracino 

Rileggendo Abraham Maslow - Le caratteristiche dell’individuo “sano”. -Immagine: © Glamshot - Fotolia.com

L’approccio di Maslow ribalta completamente la prospettiva che psicologi e psicoterapeuti sono stati tradizionalmente portati ad assumere: anziché concentrarsi sui disturbi e i sintomi riportati dagli individui disadattati, Maslow propone di identificare e promuovere le qualità che caratterizzano gli individui sani e autorealizzati.

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Sono trascorsi sessant’anni dalla pubblicazione di Motivazione e Personalità, il libro in cui Abraham Maslow definiva i principi della psicologia “umanistica” o “esistenziale” – la corrente di cui, insieme a Carl Rogers, viene considerato il principale esponente. All’epoca, la psicologia umanistica costituiva la “terza forza” della psicologia, cioè un’alternativa alle due psicologie allora imperanti, la psicoanalisi classica e il comportamentismo di stampo positivistico.

L’idea centrale di quest’orientamento è il tentativo di definire un nuovo concetto di salute psichica, non necessariamente coincidente con l’assenza di sintomi e l’adattamento all’ambiente: l’individuo “sano”, per Maslow, sarebbe colui che giunge alla propria “autorealizzazione”, al pieno sviluppo delle proprie potenzialità, colui che diventa ciò che è, e non un semplice “adattato” alle richieste della società, della cultura e dell’ambiente. In un celebre passaggio contenuto in un altro libro, Verso una psicologia dell’essere, Maslow chiarisce questo principio:

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“In sostanza respingo deliberatamente la nostra presente, e troppo facile, distinzione tra malattia e salute, almeno per quanto riguarda i sintomi superficiali. Essere ammalati significa forse accusare sintomi? Ebbene, sostengo che la malattia può consistere nel non accusare alcun sintomo quando dovrei accusarlo. E la salute, significa esser privi di sintomi? Lo nego. Quale dei nazisti ad Auschwitz o a Dachau era in buona salute? Quelli con la coscienza tormentata, o quelli la cui coscienza appariva loro chiara, limpida serena? In quella condizione, una persona profondamente umana era possibile non avvertisse conflitto, sofferenza, depressione, furia e così via? In una parola, se mi direte di avere un problema di personalità, prima di avervi conosciuto meglio non sarò affatto certo se dovrò dirvi ‘bene!’ oppure ‘mi dispiace’”.

In Motivazione e Personalità, Maslow descrive una serie di caratteristiche che, a suo avviso, manifestano le persone in via di autorealizzazione, cioè coloro che vanno oltre la “normalità”, che sono realmente “sani”. Per dedicarsi al bisogno di autorealizzazione, tuttavia, è necessario che i bisogni di livello inferiore (fisiologici, di sicurezza, di appartenenza, di autostima ecc.) siano soddisfatti. Non sorprende allora che solo una piccola percentuale del genere umano, assillato dalla fame, dall’emarginazione, dall’isolamento, dalla mancanza di autostima ecc., possa considerarsi autenticamente sana e “autorealizzata” (Maslow stimava questa cifra in appena il 2 percento!).

Ma chi è, per Maslow, un individuo “sano” e autorealizzato?

Per rispondere a questa domanda, egli adotta un metodo noto come analisi biografica, che consiste nell’identificare un gruppo di personaggi storici e di conoscenti che, a un attento esame, non avevano sofferto di privazioni dei loro bisogni fondamentali di sicurezza, appartenenza, rispetto e autostima; e che, in più, erano pubblicamente riconosciuti come figure di grande statura umana; tra questi, Abraham Lincoln, Thomas Jefferson e Albert Einstein.

Leggendo le biografie, le opere e le lettere di questi individui, egli identifica una serie di caratteristiche che sembrano distinguerli dalla maggior parte di noi. Maslow le elenca:

Percezione più efficace della realtà. Le persone sane sanno giudicare meglio le situazioni, sono più accurate nelle previsioni, e non temono il futuro e l’ignoto ma, anzi, lo trovano stimolante.

Accettazione della propria natura e degli altri. Gli individui sani accettano stoicamente la loro natura umana, con i tutti suoi difetti. Non necessariamente sono pienamente soddisfatti di se stessi, ma accettano i propri limiti con lo stesso spirito con cui si accettano le caratteristiche della natura (non ci si lamenta perché l’acqua è bagnata). Vedono la natura umana così com’è e non come preferirebbero che fosse, cioè senza ricorrere a “deformazioni di vario genere, che alterino la forma o il colore della realtà”. Sono capaci di divertirsi e di soddisfare i loro bisogni senza provare rimorso, colpa o vergogna, fatta eccezione per quei difetti che considerano eliminabili (come la pigrizia, la gelosia e l’invidia).

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Spontaneità e semplicità, e relativa autonomia e indipendenza dalla cultura e dall’ambiente.  Spesso gli individui autorealizzati sono persone anticonvenzionali, ma non necessariamente ribelli, nel senso che la loro mancanza di convenzionalità non si limita alla loro condotta esteriore, ma investe  i loro bisogni e pensieri più profondi. Per evitare conflitti, possono conformarsi alle regole morali e sociali, ma senza mai cadere nell’ipocrisia e nell’affettazione.

Capacità di orientarsi sui problemi e non su se stessi. Gli individui sani in genere sono interessati ai problemi che sono al di fuori di loro. In altri termini, sono “problemacentrici” e non “egocentrici”. Fondamentalmente non si preoccupano di se stessi come le persone insicure, ma hanno “una qualche missione nella vita, un qualche compito da svolgere, un qualche problema esterno a cui dedicano la maggior parte delle loro energie”.

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Apprezzamento del distacco e della solitudine. Le persone sane sono in grado di stare in solitudine, senza risentirne e senza avvilirsi. Sono capaci di mantenere la calma anche nelle circostanze più difficili. Il loro “distacco” dagli altri e dalle cose li rende più “oggettivi” e “concentrati”. “La loro intensa concentrazione dà luogo, come sottoprodotti, a fenomeni di assenza mentale, di capacità di dimenticare il mondo circostante, di avere un appetito solido, di dormire profondamente, di sorridere e ridere anche in momenti in cui si hanno problemi, preoccupazioni e responsabilità”.

Senso di “novità” nelle cose ordinarie. Queste persone “dispongono della meravigliosa capacità di apprezzare sempre qualcosa di nuovo, sempre con nuova freschezza e ingenuità, i beni fondamentali della vita”. Per loro ogni alba può essere bella come la prima, possono commuoversi a ogni nuovo ascolto di un brano musicale, e ritenersi fortunati del loro matrimonio trent’anni dopo come il primo giorno. Non si lamentano di ciò che non hanno, ma nutrono un costante sentimento di ottimismo e di gratitudine per i piaceri e i vantaggi che offre della vita.

Esperienze mistiche e “culminanti”. Le persone autorealizzate trovano stimolanti ed estatiche perfino le più ordinarie giornate di lavoro e gli eventi apparentemente più banali della vita. In alcuni casi, si tratta di sentimenti che sopravvengono occasionalmente, nei momenti più inaspettati. A volte diventano tanto forti da essere assimilabili a un’esperienza “mistica” o “culminante”: “il sentimento di un allargarsi dell’orizzonte, fino a raggiungere qualcosa come una visione […] il sentimento di essere più potenti e grandi di un attimo prima […] un senso di grande estasi, di grande meraviglia, di grande riverenza, di essere fuori del tempo e dello spazio”. Spogliata da ogni riferimento al soprannaturale e studiata come fenomeno naturale, l’esperienza mistica è considerata come qualcosa che si può presentare in gradi diversi e con frequenze diverse; negli individui più favoriti si verifica spesso, forse ogni giorno.

Sentimento comunitario e democratico. Gli individui sani nutrono un profondo senso di identificazione con il genere umano. Ciò non implica una mancanza di distinzioni. Esse contrastano apertamente e senza remore gli individui meschini e spregevoli, ma tendono a compatire queste persone, non ad attaccarli. Inoltre, gli individui autorealizzati sono profondamente democratici, nel senso che non ricercano il prestigio sociale e l’autorità sugli altri.

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Relazioni interpersonali profonde. Hanno la tendenza a essere gentili o almeno pazienti verso tutti, ma preferiscono “poche relazioni ma buone”.  Questa esclusività di devozione non è in contrasto ma coesiste con un esteso sentimento di comunione, benevolenza e amicizia.

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Capacità di distinguere fra mezzi e fini, e fra bene e male. Queste persone conoscono bene la differenza fra il giusto e l’ingiusto, e hanno dei modelli etici ben definiti, sebbene siano spesso diversi da quelli convenzionali. Analogamente, il più delle volte essi guardano ai fini e non si fissano sui mezzi; più esattamente, “considerano come fini molte esperienze e molte attività che, per altre persone sono soltanto dei mezzi”.

Umorismo benevolo, e capacità di prendere la vita “con filosofia”.  Una delle caratteristiche distintive delle persone “sane” è la loro refrattarietà a forme di umorismo “cattivo” (scherzi, prese in giro ecc.). Piuttosto, “ciò che considerano umorismo è più che altro vicino alla filosofia. Può essere anche detto umorismo della realtà, perché consiste in gran parte nel ridere degli esseri umani in generale, quando sono sciocchi, quando dimenticano il loro posto nell’universo, quando cercano di diventare grandi, mentre sono piccoli”.

Creatività. Senza eccezione, la creatività è una caratteristica di tutti gli individui sani. Essa non si riferisce necessariamente a un talento speciale, come nel caso di Mozart, ma “sembra piuttosto vicina alla creatività ingenua e universale dei bambini”. Per questo, tale creatività non si manifesta necessariamente nello scrivere libri, comporre musica o creare opere d’arte, ma “è come se […], essendo espressione di una personalità sana, si proiettasse sul mondo o toccasse tutte le attività in cui la persona è impegnata. In questo senso, possono esserci calzolai, falegnami o impiegati creativi […] È anche possibile vedere creativamente come fanno i bambini”.

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Maslow conclude la sua disamina presentando tre caratteristiche generali che distinguono gli individui sani  e autorealizzati da quelli insicuri e disturbati. La prima riguarda l’accettazione delle proprie imperfezioni. Le persone sane non sono perfette. Hanno anch’esse delle abitudini sciocche, dannose o inopportune; non sono del tutto immuni dall’orgoglio e dalla vanità. A volte, sono capaci di una freddezza straordinaria nel perseguimento dei loro obiettivi o nel superamento di una difficoltà (per esempio, quando decidono di separarsi da una persona che non amano, possono farlo con una decisione tale da apparire quasi spietata).

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La seconda caratteristica generale è la fondazione di un sistema di valori non fondati sulla gratificazione di bisogni fondamentali ma su gratificazioni più alte. Molti conflitti, molte frustrazioni e molte minacce svaniscono per le persone autorealizzate. Le differenze di genere, di classe, politiche, di religione ecc. cessano di essere un sottosuolo che alimenta ansie, timori, ostilità, atteggiamenti difensivi e gelosie; anzi tali differenze diventano fonte di soddisfazione e godimento, in quanto espressioni dell’irripetibile individualità degli esseri umani.

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Infine, nelle persone sane, i dualismi e le dicotomie svaniscono. Il dualismo fra egoismo e altruismo scompare perché per loro ogni atto è per principio insieme egoistico e altruistico. Gli individui sani sono allo stesso tempo razionali ed emotivi, coniugano dovere e piacere, sanno essere gentili e insieme determinati, pagani e spirituali, seri e frivoli, identificati con gli altri e distaccati. Questi aspetti si uniscono organicamente e si compenetrano, e non sono costantemente in conflitto come nelle persone insicure e nevrotiche. 

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In conclusione, l’approccio di Maslow è molto stimolante, perché ribalta completamente la prospettiva che psicologi e psicoterapeuti sono stati tradizionalmente portati ad assumere: anziché concentrarsi sui disturbi e i sintomi riportati dagli individui disadattati, esso propone di identificare e promuovere le qualità che caratterizzano gli individui sani e autorealizzati.

La critica principale che si può rivolgere a questo autore è l’assenza di un metodo d’indagine rigoroso e di una solida base empirica. Alcune sue idee, inoltre, sono datate e risentono di un’eccessiva influenza della cultura occidentale e, in particolare, statunitense. Altro limite risiede nella stessa definizione di autorealizzazione, che è vista come un tratto acquisito, un dono fatto a pochi eletti, più che un obiettivo terapeutico concreto (aspetto invece sviluppato da altri esponenti del movimento umanistico, come Rogers e Goldstein).

Al netto di questi limiti, alcune sue riflessioni restano attuali: per esempio, le sue considerazioni sulla “percezione” e il “distacco” degli individui autorealizzati acquistano nuovo interesse alla luce delle recenti teorie sulla mindfulness. Inoltre, la sua enfasi sull’utilità di concentrarsi sul “problema” richiama uno dei principi cardine della psicoterapia cognitiva.

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In conclusione, ai tradizionali obiettivi terapeutici promossi dai vari approcci terapeutici (remissione dei sintomi, promozione delle capacità lavorative e relazionali ecc.) andrebbe aggiunta, laddove possibile, una maggiore attenzione alle risorse creative e personali che ci consentono di realizzare il nostro potenziale umano e rendono la nostra vita degna di essere vissuta.

 

 

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