Stefano Terenzi.
In riferimento all’articolo precedente Corpi diversi, menti diverse una questione ancora più ampia riguarda il dibattito tra determinismo e libero arbitrio. L’argomento ha una valenza sia sociale che antropologica e dirige, più o meno inconsciamente, gli agiti dell’individuo e delle masse da tempi probabilmente antecedenti alla scrittura.
Per quanto ad esso concerne ritengo molto interessante la lezione tenuta sul tema dal Prof. Nicola Zippel, docente del Dipartimento di Filosofia dell’Università “La Sapienza” di Roma e dal Dott. Giuseppe Tropeano, già primario di Psichiatria dell’Ospedale San Camillo-Forlanini di Roma, Direttore Scientifico della rivista “Mente e Cura” e docente dell’Istituto Romano di Psicoterapia Psicodinamica Integrata, nel febbraio 2012.
L’argomentazione ci conduce lungo la storia della filosofia presentando ataviche visioni fatalistiche e recenti concettualizzazioni neurofilosofiche; introducendo brillanti riflessioni e stimolanti teorizzazioni che, con le sue ripercussioni sociologiche, coinvolgono sia la psicologia che la filosofia. Il tema trattato implicherebbe molte pagine, solo per le dovute riflessioni riguardo le teorie dei diversi filosofi e studiosi. Ma cercherò, attraverso brevi riflessioni, di seguire un filo logico, del tutto personale, che possa essere uno spunto per futuri approfondimenti e confronti.
Partendo dalla letteratura classica greca, nei versi dell’Iliade, è proposta una visione fatalistica della libertà umana. Nel libro XXIV dell’opera di Omero, infatti, Priamo, giunto grazie ad Ermes nella tenda di Achille, chiede al “Pelide” la restituzione del corpo di Ettore, il proprio figlio, ucciso dal semidio. Quest’ultimo, colpito dal coraggio del Re di Ilio, parla del destino proponendo un’idea d’azione umana intrecciata, smossa e trasportata dal fato.
Nondimeno Esiodo, nella Teogonia, evidenziava come Cronos, padre degli dei, pur riuscendo a mangiare i propri figli, risultò alla fine sconfitto da Zeus. Appare quindi, ai nostri occhi, una visione fatalista della vita, almeno della vita degli dei. Nella letteratura classica latina, invece, Cicerone, nel libro sul fato, argomentava sulla libertà dell’individuo e sul ruolo del destino su di essa, ritenendo che esso vada accettato; e che da questa accettazione sia presente una capacità di agire liberamente. Tale considerazione si incrocia con il concetto di “responsabilità”, affrontata nelle sue argomentazione sulla “causa determinante”. Di diverso avviso era Epicuro. Egli riteneva che la libertà si adattasse alla casualità: essa è un movimento imprevedibile, che riscuote e riporta tutto in crisi.
Percorrendo la linea del tempo, Agostino, sul libero arbitrio affermava come il male, commesso volontariamente, potesse essere punito. Egli riteneva l’individuo in grado, a differenza degli animali, di essere cosciente e, di conseguenza, di essere responsabile delle proprie azioni: la libertà dell’uomo intelligente è, dunque, la volontà di poter scegliere, la capacità di poter volere quello che più egli gradisce. Degna di nota è la concettualizzazione di Pelagio che, nella sua “eresia”, giunse a dare il libero arbitrio all’uomo; a livello assoluto. Egli negava l’importanza del peccato originale, ed affermava il principio secondo il quale ognuno è responsabile solo dei peccati che ha commesso, personalmente. A seguito delle teorie evoluzionistiche di Darwin che hanno scientificamente dimostrato che Adamo ed Eva non sono mai esistiti, come dargli torto?
Il problema del libero arbitrio ha continuato però ad imperversare, fino ai giorni nostri.
Un altro grande pensatore del passato che ha affrontato il tema è stato Lutero. Egli si opponeva all’esistenza del libero arbitrio e ricollegava tutto alla grazia divina. Ma Erasmo ipotizzava che, pur non esistendo il libero arbitrio, tale considerazione non poteva essere divulgata poiché avrebbe portato con sé la conseguente concezione di poter fare tutto ciò che si voleva; non avendone responsabilità alcuna. Lutero, in aggiunta, pensava che l’uomo stesso era una deviazione dal bene e che l’unica forma di salvezza fosse la grazia divina. Egli riteneva la grazia divina predestinata ed affermava l’impossibilità di avere alcun merito nelle opere compiute poiché il destino era predefinito. Inoltre, la predestinazione divina non era data sapere poiché per noi è imprescrutabile. Quel che voleva Lutero è liberare il fedele dalla mediazione della Chiesa con Dio ma così facendo libera anche il fedele dalla libertà di incidere sulla propria salvezza.
Forse i due opposti ,“determinismo e libero arbitrio” delimitano un agire libero; in assenza di alternative. Possiamo, dunque, teorizzare la vita come una catena di cause a cui noi siamo inanellati? La scelta può essere solo un’illusione poiché non c’è ragione nella nostra scelta?
Attualmente, la neurofilosofia dibatte sul tema del libero arbitrio e considera il nesso tra le nuove scoperte neuroscientifiche e le teorizzazione filosofiche più accreditate. Tra le teorie più controverse, quella di Libet, pioniere nello studio della coscienza umana e primo vincitore del Virtual Nobel Prize in Psychology nell’1983, evidenzia come non esista libertà di azione poiché nel momento in cui si agisce si è già agito.
Neurologicamente, sappiamo che nella corteccia Ventromediale e Dorsolaterale si intrecciano emozioni e ragionamenti (corteccia cingolata). Quest’area potrebbe essere quella adibita alle scelte?
Un esempio interessante è il caso di una donna, colpita da un trauma nella corteccia cingolata, conseguentemente affetta da mutismo acinetico; pur essendo in grado di parlare non lo faceva poiché non lo riteneva necessario. Possiamo dunque ipotizzare che il libero arbitrio si trovi proprio in quest’area, dove emozioni e cognizioni si uniscono e ipoteticamente generano le nostre scelte? Risulta plausibile ritenere che esso dipenda dalla causalità delle nostre scelte, dall’influenza determinante dell’ambiente e dalla nostra storia?
Siamo forse co-fatali, come diceva Lisippo?
Un’altra riflessione importate è quella proposta da Derrett, professore emerito di Oriental Laws alla University of London, che considera come noi probabilmente non siamo “nel circuito” ma siamo “il circuito”. Metzinger in “The Ego Tunnel” afferma nientemeno che noi , ovvero l’io, non c’è: l’io non è altro che un processo biologico. In quest’ottica anche la scelta compiuta, dal processo, non è altro che un altro processo biologico. Ciò può comportare che l’io, in quanto concetto umanisticamente inteso, non esista. A riguardo, Kant, nella Critica della Ragion Pura, evidenzia come non si possa parlare di libertà e di libero arbitrio, con i termini propri della logica, poiché ciò non porterebbe a nessuna risoluzione.
Va quindi riconsiderata la libertà come concetto. Essa è una speculazione di cui non si hanno elementi, termini e parametri adeguati ad un suo inquadramento e per una sua definizione.
Possiamo quindi ipotizzare che il libero arbitrio sia una concezione, un fenomeno, che non possiamo conoscere o chiarire con lo strumento proprio della ragione e della logica. Il concetto di libertà sfugge dunque al nostro intelletto, non possiamo imbrigliarlo in modo universale poiché esso può benissimo essere un elemento inesistente che noi, in quanto processi biologici, elaboriamo per necessità, per dare un significato al nostro agire, per fornire un senso al nostro fine. La libertà può anche non esistere e noi non siamo altro che processi biologici poiché la sua discussione non è avallabile attraverso la logica e la terminologia umana. Di conseguenza, il concetto in questione, se ipoteticamente insito nella natura umana, non può essere compreso veramente poiché deficitario di elementi di paragone o di corrispondenza.
BIBLIOGRAFIA:
- Cicerone, M.T. (1994).De fato-Sul Destino a cura di Magris A.. Ugo Mursia Editore.
- De Liquori, A.M.(1825). Storia delle eresie colle loro confutazioni. Monza.
- Erasmo da Rotterdam (1969). Il libero arbitrio (testo integrale) – Martin Lutero, Il servo arbitrio (passi sceltia cura di Roberto Jouvenal, Claudiana, Torino.
- Kant, I.(2005). Critica della Ragion Pura. Laterza. Roma.
- Libet, B., Gleason, C. A., Wright, E. W., and Pearl, D. K.(1983)Time of conscious intention to act in relation to onset of cerebral activity (readiness-potential). The unconscious initiation of a freely voluntary act. Brain.
- Lutero, M. (1993). Il servo arbitrio( 1525) a cura di De Michelis Pintacuda. Torino.
- Mesnard, P.(1971). Erasmo. La vita, il pensiero, i testi esemplari (1969), Milano-Firenze. Accademia Sansoni.
- Metzinger, T. (2009).The Ego Tunnel: The science of the mind and the myth of the self. New York, Basic Books.
- Pacioni, V. (2004).Agostino d’Ippona. Prospettiva storica e attualità di una filosofia, Mursia editore.
- Parente, M.I.(1993).Epicuro: Opere. Tea.
- Sanasi, P. Esiodo: Teogonia. Web.
- Santi, G. (2003).Agostino d’Ippona filosofo, Roma, Lateran university press.
- Rivista Mente e Cura, Organo ufficiale dell’Istituto Romano di Psicoterapia Psicodinamica Integrata www.menteecura.it