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La Felicità? E’ un piacere semplice.

La felicità nel presente è composta dai piaceri -sensazioni gradevoli momentanee-, e dalle gratificazioni che invece ci impegnano a fondo, durano più a lungo e derivano dall’esercizio delle nostre potenzialità. Seligman insiste molto sul concetto di potenzialità e lo ritiene uno degli strumenti principe per ottenere una vita soddisfacente.

Di Simona Meroni

Pubblicato il 10 Gen. 2012

Aggiornato il 16 Mar. 2015 14:59

Simona Meroni.

La Felicità? E' una cosa semplice - Immagine: © chesterF - Fotolia.com In tempi in cui il PIL (Prodotto Interno Lordo) sembra essere l’unico indice di rilevanza nazionale, il primo ministro britannico David Cameron ha messo a punto, in collaborazione con l’Ufficio nazionale di statistica, una lista di fattori di felicità, sui quali si baserà – appunto – l’Indice generale di benessere (General Wellbeing Index, GWB).

La ricerca dell’essenza della felicità sembra, a quanto pare, un cruccio anglo-americano: nel 2009, il Professor Ryan Howell (San Francisco State University), dopo un’accurata indagine, ha stabilito che la felicità può essere definita come “un piacere semplice”, composto più che altro da ricordi, non tanto da oggetti materiali.

La ricerca prosegue affermando che le persone che scelgono di investire il proprio denaro in “semplici piaceri” (quali un’uscita a cena, uno spettacolo teatrale), sono mediamente più felici di coloro che spendono alte cifre in beni più materiali (un’auto sportiva o una collana costosa, ad esempio). Questo perché, continua il Professor Howell, i ricordi delle esperienze aiutano l’essere umano a “sentirsi vivo”, ben più degli oggetti di cui si circonda.
La ricerca, condotta su un campione di 154 studenti con un’età media di 24 anni, chiedeva agli intervistati di descrivere un oggetto recentemente acquistato, o un’esperienza trascorsa da poco. In seguito, i ricercatori hanno rilevato il “livello di felicità” degli studenti, scoprendo – come anticipato – che i livelli di felicità erano più elevati in coloro che avevano speso il proprio denaro per cene, teatri o viaggi, piuttosto che in coloro che avevano acquistato vestiti o televisori.

Troppo semplice e anche un po’ scontata la domanda che sorge spontanea leggendo i risultati: cos’è dunque la felicità? Si può dare una risposta universalmente valida? Che cosa ci ha detto, inoltre, che già non sapevamo o non avevamo intuito con la nostra esperienza, questa ricerca?
Domande più che legittime, risposte invece alquanto difficili.

Una risposta articolata è quella fornita da Martin Seligman, il papà della “Psicologia Positiva”, una corrente di pensiero che studia come promuovere il benessere soggettivo, che può essere appreso a qualunque età.

La felicità autentica, infatti – secondo Seligman – deriva dall’identificare e coltivare le proprie potenzialità e dall’usarle quotidianamente nel lavoro, nell’amore, nelle attività ricreative. Tutti gli esseri umani sono dotati di determinate potenzialità che li rendono unici e che, una volta riconosciute, possono essere utilizzate per produrre felicità autentica e gratificazione.

Seligman propone una formula della felicità: H = S + C + V, in cui si mescolano la quota genetica di felicità permanente presente in ognuno di noi (Happiness); una porzione fissa di felicità (Set range); le Circostanze della vita che influenzano il nostro livello di felicità (ricchezza/povertà, matrimonio, vita sociale, età, salute, genere, fede etc.) ed infine il controllo Volontario, ossia tutti quei fattori che dipendono dalle nostre decisioni.

La felicità è negli occhi di chi guarda © Konstantin Sutyagin - Fotolia.com
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I primi due fattori S e C sono impossibili o difficili da cambiare mentre possiamo lavorare su molte circostanze interne (le nostre emozioni, ad esempio) per utilizzarle nell’aumentare il nostro livello permanente di felicità.

 

La felicità nel presente è composta dai piaceri -sensazioni gradevoli momentanee-, e dalle gratificazioni che invece ci impegnano a fondo, durano più a lungo e derivano dall’esercizio delle nostre potenzialità.
Seligman insiste molto sul concetto di potenzialità e lo ritiene uno degli strumenti principe per ottenere una vita soddisfacente. Si potrebbe dire che, dunque, gli strumenti per essere felici risiedono nelle nostre mani, o nella nostra mente, e non tanto nella carta di credito. Nel prossimo contributo prederemo in considerazione l’approccio di Daniel Kahneman al costrutto della felicità.

 

 

BIBLIOGRAFIA:

  • Gray R., Jamieson A., Happiness? It’s just a simple pleasure, The Telegraph Group Limited, London, 2009.
  • Howell R., Rodzon K., How happy can you be? The Journal of Positive Psichology, 2009 (in press). Available at: http://bss.sfsu.edu/rhowell/Publications.htm.
  • Kahneman D., Economia della felicità, Il Sole 24 Ore Libri, 2007.
  • Kahneman D., Diener E., Diener E., Well-being: the Foundations of Hedonic Psychology. Russell Sage Foundation Publications, 1999.
  • Seligman, M., Imparare L’Ottimismo, Free Press, New York, 1998.

 

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