Giovani e disagio: uno specchio della società che cambia
L’interesse per il mondo giovanile è in costante crescita, come testimoniano film (ad es. Una figlia di Ivano De Matteo) e serie TV (come Adolescence), che da sempre fungono da lente d’ingrandimento e vetrina per le trasformazioni della nostra società.
Gli adolescenti sono diventati i protagonisti indiscussi della cronaca nera, attirando l’attenzione per comportamenti oppositivi, aggressivi e autolesivi, sia verso se stessi che verso gli altri. La violenza è manifesta anche tra quegli adolescenti che si ritirano dalla vita sociale, evitando il confronto e scegliendo l’isolamento. Tutti però sembrano esprimere una forma potente di sofferenza.
Di fronte a tali fenomeni, la società, la famiglia e la scuola si interrogano: cosa sta succedendo? Cosa abbiamo sbagliato? Di chi è la colpa? Cosa possiamo fare?
Lancini, psicologo e psicoterapeuta del Centro Minotauro di Milano, con il suo nuovo libro Chiamami adulto (edito da Raffaello Cortina Editore), tenta di aprire uno spazio di comprensione verso il mondo giovanile.
Chiamami adulto (2025): una nuova lettura relazionale del disagio giovanile
L’autore Lancini nel suo libro Chiamami adulto ribalta la narrazione dominante secondo cui i disagi giovanili deriverebbero da un eccesso di libertà, iperprotezione o esposizione ai social. Invece, propone una lettura relazionale, evidenziando come alla base di molti comportamenti violenti, autolesivi o di ritiro vi sia una profonda solitudine, conseguenza della mancanza di relazioni autentiche con gli adulti.
Lancini parte dall’esaminare chi siano gli adolescenti di oggi, le relazioni significative che instaurano, il modo in cui si rapportano al mondo e come attribuiscono senso alle loro esperienze. Secondo l’autore, non possiamo analizzare la condizione adolescenziale senza descriverne dettagliatamente il contesto. I giovani di oggi vivono e interagiscono costantemente attraverso i social network: li utilizzano per informarsi e per dare senso al loro mondo emotivo. Tuttavia, in terapia raccontano di sentirsi angosciati, spaventati, soli, inadeguati e ansiosi; si isolano dalle relazioni intime e dal sesso, faticano a gestire le sfide della vita e non hanno chiara la propria identità, né sanno a quali valori aderire per costruire una vita degna di essere vissuta. In sostanza, si sentono soli anche quando sono in mezzo agli altri, privi di legittimazione emotiva da parte degli adulti.
Chiamami adulto (2025): una riflessione sul ruolo genitoriale nella crisi relazionale contemporanea
La descrizione del contesto e del mondo emotivo degli adolescenti, tuttavia, non basta: è necessario esaminare anche il mondo degli adulti, dei genitori e delle famiglie. Nel libro Chiamami adulto, Lancini invita a riflettere sulle difficoltà degli adulti nello stare in relazione con i propri figli, nell’ascoltare il loro disagio e nell’accoglierlo. Mentre i giovani faticano a trovare il loro posto nel mondo, a sentirsi adeguati, visti e riconosciuti, anche i genitori si trovano a fare i conti, in tempo reale, con un ruolo genitoriale sempre meno influente e comprensivo nei confronti dei comportamenti dei figli. I genitori di oggi cercano di allontanarsi dai vecchi modelli genitoriali ma spesso faticano a proporne uno nuovo. Invece di concentrarsi esclusivamente sul disagio e sulla sofferenza degli adolescenti, il libro Chiamami adulto di Lancini sposta l’attenzione anche sul mondo degli adulti, invitandoli a fare i conti con se stessi, a mettersi in discussione e a riconoscere che i propri figli sono diversi dalle aspettative, non sono ciò che si erano immaginati e non reagiscono alla vita come loro vorrebbero. Solo responsabilizzandosi in merito al proprio ruolo e chiarendo le proprie difficoltà emotive, gli adulti potranno cominciare a vedere gli adolescenti come unici e diversi da sé stessi e a entrare realmente in relazione con loro.
Il messaggio dell’autore infatti appare chiaro in tutte le pagine del libro: la mancanza di relazione è la malattia, la sua presenza la cura.
Chiamami adulto non è un libro che punta il dito, ma una riflessione profonda sul vuoto relazionale in cui crescono gli adolescenti: iperconnessi, ma affamati di relazione. Lancini non cerca colpevoli nei social, nei videogiochi o nella fragilità dei giovani; ci invita invece a interrogarci sul ruolo degli adulti e sulla nostra capacità di “stare” insieme, anziché limitarci a “fare”.