John Rogers Searle
John Rogers Searle (Denver, Colorado, 31 luglio 1932 – 17 settembre 2025) è stato uno dei filosofi più influenti della seconda metà del Novecento e dell’inizio del XXI secolo. Nato e cresciuto negli Stati Uniti, trascorse la maggior parte della sua carriera accademica all’Università di California, Berkeley, dove fu professore di filosofia per oltre cinquant’anni.
L’esperimento mentale della “Stanza Cinese”
Il contributo più celebre di John Searle alla psicologia è sicuramente l’esperimento mentale della “Stanza Cinese” (1980), una critica all’intelligenza artificiale forte e al funzionalismo. Searle immaginava se stesso chiuso in una stanza, armato solo di un manuale di regole che gli permetteva di manipolare simboli cinesi senza comprenderne il significato. Anche se dall’esterno poteva sembrare che “capisse” il cinese, in realtà si limitava a seguire istruzioni sintattiche.
Questo esperimento dimostrava che la manipolazione formale di simboli – ciò che fanno i computer – non è sufficiente per la comprensione genuina. La mente umana non è semplicemente un programma software: c’è qualcosa di irriducibilmente qualitativo nell’esperienza cosciente.
La teoria degli atti linguistici
John Searle sviluppò e perfezionò la teoria degli atti linguistici di Austin, distinguendo tra atti locutori, illocutori e perlocutori. Questa teoria ha avuto enormi implicazioni per la psicologia del linguaggio e la pragmatica, aiutandoci a comprendere come le parole non solo descrivano la realtà, ma la trasformino attraverso l’azione sociale.
L’intenzionalità e la coscienza
John Searle affrontò con rigore il problema dell’intenzionalità – la capacità della mente di essere “diretta verso” oggetti e stati di cose. Rifiutò sia il dualismo cartesiano che il riduzionismo materialista, proponendo un “naturalismo biologico”: la coscienza è un fenomeno biologico reale, causato da processi cerebrali, ma non riducibile ad essi.
Per John Searle, negare la realtà dell’esperienza soggettiva in nome di una presunta oggettività scientifica era semplicemente assurdo. La coscienza esiste ed è essa stessa un fatto oggettivo della natura.
Un’eredità duratura
Il pensiero di John Searle ha costretto psicologi e scienziati cognitivi a confrontarsi con domande fondamentali: cosa significa davvero “comprendere”? La coscienza può essere spiegata in termini puramente computazionali? Qual è il rapporto tra cervello e mente?
La sua chiarezza espositiva, il suo rifiuto del gergo scientista e la sua capacità di smontare posizioni che considerava confuse hanno reso John Searle un interlocutore per chiunque si occupi di mente, linguaggio e coscienza. Il suo lascito continua a stimolare il dibattito e la ricerca, ricordandoci che alcune domande sulla natura umana richiedono tanto rigore filosofico quanto indagine empirica.
Opere principali
- “Speech Acts: An Essay in the Philosophy of Language” (1969) / “Atti linguistici. Saggio di filosofia del linguaggio” (Boringhieri, 1976) – L’opera fondamentale sulla teoria degli atti linguistici.
- “Intentionality: An Essay in the Philosophy of Mind” (1983) / “Della intenzionalità. Un saggio di filosofia della conoscenza” (Bompiani, 1985) – Un’analisi sistematica dell’intenzionalità e della sua relazione con la coscienza.
- “The Rediscovery of the Mind” (1992) / “La riscoperta della mente” (Bollati Boringhieri, 1994) – Una critica al materialismo riduzionista e una difesa della realtà della coscienza come fenomeno biologico.
- “The Mystery of Consciousness” (1997) / “Il mistero della coscienza” (Raffaello Cortina, 1998) – Un dialogo serrato con i maggiori teorici della coscienza contemporanei, da Dennett a Chalmers.
- “Making the Social World” (2010) / “Creare il mondo sociale” (Raffaello Cortina, 2010) – Un’analisi di come costruiamo la realtà sociale attraverso intenzionalità collettiva e funzioni di status.