Quando la relazione terapeutica si incrina: comprendere le rotture e il loro significato
Immaginiamo il seguente scenario: una seduta di psicoterapia sembra procedere come al solito, finché il nostro terapeuta non dice o fa qualcosa che ci dà davvero fastidio. Una frase inappropriata, una battuta che ci ferisce, un appuntamento rinviato proprio quando abbiamo più bisogno di lui, uno sbadiglio malcelato o un nome dimenticato. Con grande sorpresa, ci scopriamo arrabbiati col nostro terapeuta.
Aspetta un attimo … Il mio terapeuta non dovrebbe farmi sentire accettato, ascoltato e supportato?
Sì, la relazione tra terapeuta e paziente è, per definizione, fondata su elementi quali fiducia, sospensione del giudizio, rispetto reciproco e collaborazione.
Eppure, il terapeuta è un essere umano e, come in ogni rapporto umano, anche nella relazione terapeutica possono verificarsi momenti di disaccordo, fastidio e rabbia. In termini psicologici, tali momenti vengono definiti rotture e, per quanto spiacevoli o sconvolgenti, possono rivelarsi ottime opportunità di consapevolezza e crescita.
In che modo? Scopriamolo insieme.
È normale se mi arrabbio col mio terapeuta?
Sì, provare rabbia nei confronti del proprio terapeuta è un’esperienza più comune di quanto si pensi.
La rabbia è un’emozione universale che tutti noi, occasionalmente, sperimentiamo. Sebbene spesso considerata un’emozione negativa, in realtà può rivelarsi piuttosto utile, poiché segnala la presenza di problemi o ostacoli in una relazione, spingendoci ad affrontarli e risolverli.
Nella psicoterapia, terapeuta e paziente possono provare emozioni diverse l’uno per l’altro. In genere, i terapeuti non cercano di provocare intenzionalmente la rabbia nei loro pazienti, ma talvolta possono dire o fare qualcosa in grado di ferirli. Ancor più se un individuo “porta con sé” in psicoterapia una storia di relazioni negative, dannose o maltrattanti con persone significative della propria vita. In tal caso, potrebbe essere più facile reagire con emozioni di delusione, frustrazione e rabbia, anche in situazioni che qualcun altro potrebbe valutare come marginali o irrilevanti.
Cosa fare se mi arrabbio col terapeuta?
Ammettere di essere arrabbiati col proprio terapeuta può farci sentire in profondo imbarazzo, ma può anche rappresentare il primo passo verso uno dei principali obiettivi della psicoterapia: comprendere, elaborare e gestire le proprie emozioni difficili senza farci sopraffare da esse.
Rifletti su ciò che provi
Se sperimentiamo emozioni spiacevoli verso il nostro terapeuta, possiamo prenderci del tempo per ampliare la nostra consapevolezza su ciò che proviamo. Quali emozioni stiamo provando in questo momento? Cosa può aver detto o fatto il terapeuta per suscitare in noi questa emozione? Ci sono altri fattori o situazioni che contribuiscono a farci sentire in questo modo?
Parlane col terapeuta
Far conoscere al terapeuta le nostre emozioni può essere il passo più difficile, ma il più utile. In fondo, è compito del terapeuta ascoltare il paziente, esplorando anche le sue reazioni alla psicoterapia in generale o ai propri eventuali errori. Potremmo persino far sapere al terapeuta quanto siamo nervosi all’idea di parlargli: un buon terapeuta si mostrerà ricettivo, accogliente, non giudicherà le nostre emozioni e renderà l’ambiente terapeutico uno spazio sicuro in cui condividerle, assumendosi la responsabilità dei propri errori e chiarendo possibili malintesi.
Parlare per riparare
Rottura e riparazione sono parti integranti di ogni relazione sana. Arrabbiarsi con il proprio terapeuta (magari così tanto da pensare persino di abbandonare il trattamento) e parlarne può creare una preziosa opportunità per comprendere meglio il proprio rapporto con la rabbia. Alcune persone potrebbero tendere a evitare la rabbia e i conflitti in generale, temendo rifiuti, punizioni o abbandoni da parte degli altri. Altre, al contrario, potrebbero “cavalcarla”, utilizzandola per imporre i propri obiettivi in uno scontro verbale.
La psicoterapia ci permette di imparare come riparare una frattura in una relazione con una persona esperta in questo campo e in un contesto sicuro. Il rapporto con il terapeuta può essere il luogo in cui comprendere a fondo le nostre paure e convinzioni su noi stessi e sulle nostre relazioni, e la rabbia può costituire un ottimo punto di partenza.
Utilizzare la relazione con il terapeuta per mettere alla prova queste convinzioni può offrire l’opportunità di comprendere meglio il nostro rapporto con la rabbia e sperimentare diversi modi di affrontarla.
Il terapeuta saprà gestire la mia rabbia?
Il terapeuta dovrebbe essere in grado di gestire la nostra rabbia senza spaventarci, punirci o trattenerci. La formazione a cui si sottopongono generalmente gli psicoterapeuti permette loro di sostenere le persone mentre esplorano le proprie reazioni ed espressioni di rabbia.
Se temiamo di esprimere la nostra rabbia in modo inappropriato, aggressivo o “esplosivo”, un buon terapeuta sarà in grado di comunicarcelo e offrirci spunti su come gestirla ed esprimerla.
In quanto pazienti, se non siamo soddisfatti di alcuni aspetti della psicoterapia, abbiamo il diritto e la responsabilità di informare il terapeuta. Nonostante quello che suggeriscono alcuni stereotipi, il terapeuta non legge nel pensiero e, se il paziente non parlerà con lui, probabilmente nulla cambierà e la psicoterapia potrebbe risultare meno efficace.