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Effetto Spettatore

Scopri cos'è l'effetto spettatore e perché la presenza di altre persone può ridurre la probabilità di intervenire in situazioni di emergenza

Sezione a cura di Caterina Borgese

Aggiornato il 2 dic. 2024

Effetto spettatore: di cosa si tratta?

Quando si chiede alle persone se aiuterebbero spontaneamente qualcuno che si trova in una situazione di emergenza, quasi tutti rispondono affermativamente. Tuttavia, nella realtà molte persone esitano a intervenire, soprattutto quando sono consapevoli della presenza di altri testimoni sulla scena (Hortensius & de Gelder, 2018). Infatti, numerose ricerche sul comportamento indicano che la presenza di altre persone può ridurre la propensione a intervenire in chi assiste a una situazione di emergenza (Fischer et al., 2011). 

A partire dagli anni ‘60 numerosi studiosi si sono concentrati su questo fenomeno, noto come ‘’effetto spettatore’’ (o bystander effect). 

Gli studi di Darley e Latanè sull’effetto spettatore

Gli studi di Darley e Latané (1968; 1973) sono tra i più noti e influenti nella psicologia sociale sul tema dell’effetto spettatore. Il loro obiettivo era comprendere perché le persone tendano a non intervenire in situazioni di emergenza quando ci sono altri presenti. Per esplorare questa dinamica, hanno analizzato la relazione tra il numero di persone presenti e la probabilità che ciascuna intervenga per prestare aiuto, ipotizzando che, all’aumentare del numero di spettatori, la probabilità di soccorso diminuisca.

In uno degli esperimenti principali, i partecipanti erano isolati in una stanza e credevano di essere coinvolti in una discussione tramite interfono. A un certo punto, sentivano un altro “partecipante” (in realtà una registrazione) simulare un attacco epilettico e chiedere aiuto. Ai soggetti era stato fatto credere che il numero di persone connesse all’interfono potesse variare: in alcuni casi si trovavano soli, in altri, erano presenti vari testimoni.

I risultati confermarono l’ipotesi: più spettatori erano presenti, meno probabile era l’intervento di qualcuno. Se un partecipante pensava di essere l’unico testimone, interveniva nell’85% dei casi; tuttavia, quando credeva che ci fossero altri quattro testimoni, solo il 31% si attivava per aiutare.

Questi studi ebbero un impatto significativo, chiarendo le dinamiche del comportamento di gruppo e spiegando perché le persone possono evitare di intervenire anche in situazioni di emergenza.

Effetto spettatore: quali meccanismi psicologici?

Gli studi di Darley e Latanè (1968; 1973) hanno identificato i tre fattori psicologici alla base dell’effetto spettatore

  • diffusione di responsabilità: quando più persone assistono a un’emergenza, ciascuno tende a ritenere che qualcun altro interverrà, diminuendo la propria responsabilità individuale;
  • apprensione per la valutazione: la paura di essere giudicati dagli altri mentre si agisce;
  • ignoranza pluralistica: le persone guardano agli altri per decidere come agire, e se nessuno interviene, si convincono che non sia necessario agire.

Quali sono i circuiti neuronali coinvolti?

Ci si potrebbe aspettare che l’effetto spettatore coinvolga regioni cerebrali fondamentali per il processo decisionale. Tuttavia, non è così semplice e numerose ricerche indicano che alcuni comportamenti di aiuto possono essere automatici o riflessivi (Rand, 2016).

Un recente studio di risonanza magnetica funzionale (fMRI) ha mappato l’attività neurale in base al numero di spettatori presenti in una situazione di emergenza (Hortensius & de Gelder, 2014). Ai partecipanti è stato mostrato un video in cui un’anziana donna cadeva a terra, da sola o alla presenza di uno, due o quattro spettatori. L’attività neurale è aumentata nelle aree cerebrali legate all’attenzione, ma non nella rete di mentalizzazione (capacità di comprendere intenzioni, sentimenti, desideri e obiettivi in se stessi e negli altri). Con l’aumento del numero di spettatori, è stata osservata una riduzione dell’attività nelle regioni cerebrali cruciali per la predisposizione all’aiuto, in particolare nel giro postcentrale e nella corteccia prefrontale mediale (MPFC). Quest’ultima è coinvolta in una varietà di processi emotivi e sociali.

Bibliografia

  • Hortensius, R., & de Gelder, B. (2018). From Empathy to Apathy: The Bystander Effect Revisited. Current directions in psychological science, 27(4), 249–256. 
  • Fischer P., Krueger J., I, Greitemeyer T., Vogrincic C., Kastenmüller A., Frey D., et al. (2011). The bystander-effect: a meta-analytic review on bystander intervention in dangerous and non-dangerous emergencies. Psychol. Bull. 137 517–537.
  • Darley J. M., Latané B. (1968). Bystander intervention in emergencies: Diffusion of responsibility. Journal of Personality and Social Psychology, 8, 377–383.
  • Darley J. M., Teger A. I., Lewis L. D. (1973). Do groups always inhibit individuals’ responses to potential emergencies? J. Pers. Soc. Psychol. 26:395. 
  • Rand D. G. (2016). Cooperation, fast and slow: Meta-analytic evidence for a theory of social heuristics and self-interested deliberation. Psychological Science, 27, 1192–1206.
  • Hortensius R., de Gelder B. (2014). The neural basis of the bystander effect—The influence of group size on neural activity when witnessing an emergency. NeuroImage, 93(Pt. 1), 53–58.

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