Le problematiche tiroidee
Solo in Italia le persone che soffrono di problematiche tiroidee sono più di sei milioni, questa elevata numerosità rappresenta circa il 10% della popolazione, colpisce soprattutto le donne (in misura circa dieci volte superiore rispetto gli uomini), purtroppo questa è una situazione in forte crescita come tutte le altre problematiche croniche. Le malattie legate al funzionamento della tiroide, rappresentano circa il 25% delle problematiche croniche della nostra nazione (Quotidiano Sanità, 2024).
Dall’indagine DOXA “L’ipotiroidismo nel vissuto del paziente” effettuata nel 2014 è emerso che il 40% dei pazienti ipotiroidei non è soddisfatto della cura e il 37% delle persone che soffre di ipotiroidismo dichiara di sentirsi” diverso” rispetto prima della malattia, il 31% è fortemente preoccupato per il fatto di dover assumere ”a vita” il farmaco sostitutivo (DOXA, 2014).
In estrema sintesi, la tiroide è una ghiandola indispensabile per modulare il nostro metabolismo e il nostro benessere psicofisico generale perché impatta su tutti i circa 35 trilioni di cellule che compongono l’organismo umano.
Questa ghiandola viene influenzata dall’ipofisi attraverso l’ormone tireostimolante TSH (dall’inglese “Thyroid Stimulating Hormon”), produce ormoni, come la tiroxina (T4) e la triiodotironina (T3), che, viaggiando attraverso la via ematica, regolano moltissime funzioni corporee, tra le quali il consumo energetico, la temperatura corporea e il battito cardiaco.
Coloro che hanno problematiche tiroidee spesso soffrono di alcuni, o tutti, questi sintomi:
- Affaticamento persistente
- Difficoltà di concentrazione (“brain fog”)
- Aumento o perdita di peso
- Intolleranza al freddo
- Ansia, depressione o sbalzi d’umore
- Perdita di capelli
- Problemi digestivi.
Disfunzioni tiroidee e aspetti psicologici
La letteratura scientifica indica un rapporto causa-effetto bidirezionale tra disfunzioni della tiroide e aspetti psicologici come l’ansia e la depressione (Castrucci, 2020; Fujinami, 1991; Kirkegaard & Faber 1998; Morghese, 2018; Wu et al., 2013)
Nel trattare i pazienti tiroidei generalmente si fa particolare attenzione agli aspetti strettamente fisiologici/molecolari (come, ad esempio, la produzione di TSH, di T4, T3, il dosaggio di Iodio, Selenio, Zinco, vitamina D, ecc.) naturalmente fondamentali per correggere il funzionamento tiroideo (Brancato et al., 2014; Cappelli et al., 2013; Colucci et al., 2011; McDermott, 2024).
In realtà, la letteratura scientifica disponibile ha già ampiamente dimostrato quanto la gestione dello stress psicosociale influenzi il funzionamento tiroideo e quindi il benessere e la salute dei pazienti che soffrono di questa specifica tipologia di problematiche (Cai et al., 2020; Chrousos, 2009; Istituto Superiore di Sanità, 2014; Vijayan et al.,1988).
Infatti, nel contesto del moderno modello bio-psico-sociale, così come nella recente branca della medicina funzionale e nel paradigma PNEI (Psico-Neuro-Endocrino-Immunologico), le problematiche tiroidee, non sono viste solo sotto l’aspetto strettamente biologico ma vengono collocate all’interno di un network complesso che comprende anche il vissuto psicologico e sociale.
Per evitare facili riduzionismi occorre anche ricordare che comprendere il funzionamento tiroideo non è equivalente a cogliere e manipolare solamente il funzionamento della tiroide perché se la ghiandola della tiroide possiamo considerarla al centro di un network complesso, esistono tutta una serie di dinamiche tiroidee periferiche spazialmente anche molto distanti dalla ghiandola stessa (si vedano ad esempio i fenomeni di conversione dell’ormone T4 in T3 che avvengono a livello epatico o intestinale).
Per valutare quindi il funzionamento tiroideo nella sua totalità la ghiandola tiroidea non rappresenta l’unico fattore da considerare perché oltre alla sua fondamentale produzione ormonale occorre valutare anche l’impatto che questi ormoni hanno in tutto l’organismo, organismo inteso nel suo senso moderno di olobionte costituito quindi dalla complessa interazione delle cellule umane con il microbiota (Agnoletti, 2021; Agnoletti, 2023).
Lo stress psicologico e sociale, attivando il fondamentale asse ipotalamo-ipofisi-surrene (detto anche “HPA” dall’Inglese “Hypothalamic–pituitary–adrenal” axis), alterando quindi la produzione di cortisolo (il cosiddetto ormone dello stress), e attraverso altri meccanismi, interferisce sul funzionamento tiroideo in vari modi tra i quali:
- alterando la conversione dell’ormone tiroideo T4 in T3 (la sua forma metabolicamente attiva) riducendo quindi l’efficacia degli ormoni tiroidei e causando sintomi di ipotiroidismo funzionale;
- disregolando la produzione di TSH;
- provocando disbiosi intestinale e infiammazione intestinale facilitando quindi processi autoimmunitari come, ad esempio, la tiroidite di Hashimoto.
La figura dello psicologo in collaborazione con i medici per il trattamento delle disfunzioni tiroidee
Da quanto descritto si evince chiaramente che, se la figura del medico risulta essere essenziale per trattare le problematiche tiroidee, è altrettanto importante considerare la figura professionale dello psicologo per valutare e migliorare l’efficacia della gestione dello stress in quanto fattore determinante le disfunzionalità tiroidee appena elencate.
La collaborazione tra il medico e lo psicologo è stata promossa da diverse istituzioni nazionali (Ordine degli Psicologi, SIPNEI, ecc.) per cogliere la complessità e l’unicità bio-psico-sociale delle persone, infatti, nel supportare i pazienti con problematiche tiroidee, questa collaborazione interprofessionale rappresenterebbe la scelta più sensata basata sulle evidenze scientifiche.
Va ricordato qui che lo psicologo in Italia è l’unico professionista riconosciuto e regolamentato per legge che si occupa del benessere e la salute psicologica attraverso modalità e strumenti delle scienze psicologiche, quindi, è la figura professionale più competente che si occupa di gestione dello stress psicologico (Ordine degli Psicologi, 2023).
Così come l’endocrinologo è il professionista più qualificato nel trattare gli aspetti fisiologici del paziente tiroideo, lo psicologo esperto nella gestione dello stress risulta essere il professionista più qualificato nel trattare gli aspetti psicologici delle persone che soffrono di problematiche tiroidee.
A questo proposito va ricordato che, così come l’aspetto strettamente fisiologico va trattato utilizzando competenze specifiche e personalizzate che prevedono misurazioni che vanno monitorate nel tempo, la gestione dello stress psicologico richiede competenze specifiche che includono conoscenze e strumenti per misurare la capacità personale di gestione dello stress.
Questo significa che, nella valutazione e nell’intervento relativo la gestione dello stress, non si puo’ adottare un approccio generico e depersonalizzato (pensiamo al promuovere nel paziente, ad esempio, generiche sessioni di rilassamento o di qualsiasi altro intervento generalista) se si ambisce ad un supporto efficace e duraturo.
Inoltre, il paziente che soffre di problematiche tiroidee possiede degli elementi stressogeni e condizioni psicofisiche caratteristiche che devono essere assolutamente considerate nella progettazione e nell’attuazione del percorso di supporto psicologico.
La letteratura scientifica attualmente disponibile ci indica quindi che il ruolo dello psicologo adeguatamente formato è fondamentale per supportare al meglio il paziente tiroideo e fare prevenzione in merito questa problematica anche se questo ruolo, per ragioni strettamente culturali, è poco consapevolizzato e riconosciuto anche all’interno della stessa comunità degli psicologi.
La speranza è che si riesca velocemente a colmare questo divario culturale al fine di intercettare la popolazione di milioni di pazienti che beneficerebbero di questo intervento psicologico specifico per migliorare la loro condizione.