Dr.ssa Pat Ogden
Psicoterapeuta, fondatrice e direttrice del Sensorimotor Psychotherapy Institute
Pat Ogden è una psicoterapeuta contemporanea, famosa per aver sviluppato un approccio psicoterapico chiamato Psicoterapia Sensomotoria.
Pat Ogden: la vita professionale
Le radici dell’approccio di Pat Ogden, oggi diffuso ampiamente in ambito terapeutico, sono da ricercarsi alla fine degli anni ’60 e all’inizio del ’70. In quel periodo Pat Ogden insegna yoga e danza ai pazienti di un ospedale psichiatrico. La sua vita cambia quando, nei primi anni 70, incontra Ron Kurtz che la porta a rivedere tutto ciò che fino ad allora le era stato insegnato sulla psicoterapia. Kurtz introduce Pat Ogden all’integrazione del corpo in psicoterapia, confermandole l’intuizione (già formatasi durante la carriera di insegnante di yoga per pazienti psichiatrici) che, lavorando attraverso il corpo, si può davvero aiutare le persone a stare meglio.
L’incontro con Ron Kurtz porta Pat Ogden ad abbandonare la scuola di specializzazione in servizi sociali per trasferirsi con lui a Boulder e apprendere insieme una forma di terapia centrata sul corpo: la Hakomi Therapy. In quegli anni infatti Ron Kurtz inizia a condurre seminari e corsi di formazione, fino a dirigere il primo training nel Metodo Hakomi nel 1977. La Hakomi Therapy è una forma di terapia che combina la psicologia occidentale, la teoria dei sistemi, le tecniche centrate sul corpo e i principi di consapevolezza e nonviolenza tratti dalla filosofia orientale. Il metodo Hakomi è basato su cinque principi: mindfulness, nonviolenza, organicità, unità e olismo corpo-mente.
Nel 1980, Kurtz, Ogden e altri terapeuti fondano l’istituto Hakomi. Fin da subito Pat Ogden capisce di essere interessata più al movimento, alla postura e alla struttura corporea e a come questi possono contribuire alla guarigione psicologica. Sviluppa così, nel 1981, un proprio ramo del metodo Hakomi, da cui poi fonda una scuola, chiamata “Hakomy Bodywork”. Gradualmente, il lavoro di Pat Ogden si differenzia dal metodo Hakomi, e si avvia verso tematiche quali il trauma, arrivando a definire degli interventi di lavoro specifici per pazienti traumatizzati. Oggi quella branca dell’Istituto Hakomi, è conosciuta come l’Istituto di Psicoterapia Sensomotoria (SPI).
La Psicoterapia Sensomotoria si fonda sulle terapie somatiche, sulle neuroscienze, sulla teoria dell’attaccamento e sugli approcci cognitivi, oltre che sul metodo Hakomi. Pat Ogden è oggi la direttrice dell’istituto, con sede a Boulder, in Colorado. Nell’istituto si occupa di educare e formare i medici alle tecniche di terapia sensomotoria utilizzate per affrontare problemi di sviluppo, attaccamento e trauma. Oltre al ruolo di formatore, Pat Ogden lavora come consulente e clinico, applicando le sue tecniche psicoterapeutiche e somatiche a vari gruppi di persone, inclusi prigionieri, vittime di traumi e pazienti psichiatrici.
Nel 2006 pubblica Trauma and the Body: A Sensorimotor Approach to Psychotherapy, nel 2015 invece pubblica Sensorimotor Psychotherapy: Interventions for Trauma and Attachment, una guida pratica per integrare la Psicoterapia Sensomotoria nel trattamento di traumi e problemi di attaccamento. Pat Ogden sta attualmente sviluppando la Psicoterapia Sensomotoria per bambini, adolescenti e famiglie.
Pat Ogden e il contributo alla psicologia: la Psicoterapia Sensomotoria
Ogden sviluppa la psicoterapia sensomotoria negli anni ’70, quando inizia ad integrare elementi di terapia somatica e psicoterapia nel tentativo di aiutare i suoi pazienti a risolvere i loro sintomi. La psicoterapia sensomotoria è una forma di psicoterapia somatica influenzata da neuroscienze, approcci cognitivi e somatici, teoria dell’attaccamento e metodo Hakomi.
La terapia sensomotoria aiuta i clienti a scoprire comportamenti e abitudini inconsce, sia fisiche che psicologiche. Concentrandosi sulla consapevolezza e diventando pienamente consapevole sia delle sensazioni fisiche e psicologiche che delle risposte alle emozioni, il paziente impara a cambiare le risposte disadattive. Scoprire comportamenti inconsci consente al cliente di capire e modificare quei comportamenti.
Attraverso la psicoterapia sensomotoria, si lavora con la persona nella sua interezza: l’intervento va ad agire non solo sugli aspetti cognitivi ed emotivi, ma anche, e soprattutto, sull’esperienza somatica del soggetto.
In questo quadro, il trauma psicologico viene definito, in senso lato, in termini di un evento in cui il soggetto non riesce a “stare nel presente” e ad attribuire un senso all’esperienza, integrando cognizioni ed emozioni; può trattarsi di una situazione che viene percepita come minacciosa per la sicurezza e/o la sopravvivenza.
E’ importante sottolineare come la percezione della minaccia non si basi solo su una valutazione cognitiva, ma anche su sensazioni fisiche, che precedono la percezione cognitiva ed emotiva. Il soggetto, nel momento in cui ricorda il trauma che ha subito, rivive, ad un livello somatico e non verbale, sensazioni somatiche che si traducono in sintomi fisici.
Nel momento in cui la persona sente di essere in pericolo, i lobi frontali, responsabili dell’elaborazione a livello cognitivo, interrompono o diminuiscono il loro funzionamento, per far sì che il soggetto metta in atto una risposta istintiva, legata all’attivazione del sistema limbico e del tronco encefalico; come conseguenza, i ricordi corporei legati al trauma sono separati dalla narrazione verbale.
La necessità di fronteggiare l’esperienza traumatica può determinare, nel soggetto, uno stato disregolato di arousal (attivazione); uno stato di iperarousal, in cui la persona è estremamente attivata dal sistema nervoso simpatico, ed è in uno stato ipervigile e orientato all’azione o uno stato di ipoarousal parasimpatico, caratterizzato dall’appiattimento emotivo, dall’assenza di energie e dall’ottundimento.
Il modello della Terapia Sensomotoria prevede tre fasi di intervento:
- Stabilizzazione emotiva e la riduzione del sintomo;
- Trattamento della memoria traumatica;
- Integrazione della personalità.
La psicoterapia sensomotoria si pone l’obiettivo, nella prima fase del trattamento, di operare una riduzione dei sintomi, attraverso l’ampliamento della “finestra di tolleranza”, la zona in cui l’arousal è ottimale, producendo una condizione di stabilizzazione; se l’arousal è ottimale, la persona è in grado di essere presente sul piano fisico e mentale, in contatto con l’esperienza nel qui e ora.
Quando il paziente esorbita i limiti della cosiddetta finestra di tolleranza emotiva sia per eccesso (iperattività fisica e verbale fino al congelamento) che per difetto (ipoattivazione fisica ed emotiva fino al vuoto e al distacco emotivo) il terapeuta interrompe il lavoro sulla narrazione dei contenuti concentrandosi sulla narrativa somatica.
Dato che la maggior parte del comportamento umano è guidato dalla memoria procedurale che si riflette in risposte automatiche e pattern d’azione appresi (movimenti, posture, gesti, ecc.), il terapeuta osserva attentamente tali aspetti e via via interviene attraverso l’attivazione di risorse spontanee di riconoscimento e modulazione emotiva del paziente.
A completamento, il terapeuta può anche proporre tecniche di stabilizzazione emotiva sempre accedendo attraverso il riconoscimento e il maneggiamento degli aspetti corporei con l’obiettivo di restituire consapevolezza cognitiva e maggiore padronanza emotiva.
Il terapeuta alterna due azioni. Da un lato, una sintonizzazione forte con gli stati corporei ed emotivi del paziente condividendo l’attenzione ad azioni, gesti e postura in una sorta di rispecchiamento reciproco che rende disponibile alla coscienza del paziente attraverso l’esperienza di un corpo che avverte qualcosa di non sempre accessibile ma comunque disturbante e problematico. Dall’altro, un continuo sforzo di integrazione cognitiva, chiedendo al paziente come ti fa sentire e cosa dice di te il comportamento che attraverso l’azione viene riattivato e reso esplicito.
Dopo la fase di riduzione del sintomo e stabilizzazione emotiva, la Psicoterapia Sensomotoria apre la fase del trattamento delle memorie traumatiche. Basandosi su ricerche e conoscenze neurofisiologiche che riconoscono una gerarchia di sistemi atti a gestire gli aspetti traumatici che vanno dall’attivazione del sistema nervoso simpatico fino ad una immobilizzazione da “morte apparente” governata dal complesso ventrale vagale, Pat Ogden, riprendendo una felice e produttiva intuizione di Bromberg, propone di lavorare sul delicato confine tra la finestra di tolleranza emotiva e l’iperattivazione provocata dal materiale traumatico.
Lavorare sui confini regolatori dell’esperienza emotiva traumatica, significa attivare l’esposizione a memorie drammatiche dopo aver concertato con il paziente un set di interventi regolatori della risposta emotiva, sviluppati nella fase di stabilizzazione per evitare al paziente ad entrare in dissociazione davanti a tale materiale.
La narrativa s’interrompe tutte le volte che si rischia di uscire dalla finestra di tolleranza emotiva con un attento e fine lavoro di rimodulazione emotiva che ha come centro la regolazione del corpo fino a quando il paziente raggiunge un senso di sufficiente sicurezza.
A quel punto si riprende la narrazione dell’esperienza traumatica appena il paziente ha recuperato una sufficiente stabilità emotiva. In tal modo, la coppia paziente/terapeuta si muove a zig zag tra la memoria e il qui ed ora dell’esperienza sensomotoria, entrando ed uscendo più e più volte dalla narrazione, mantenendo una grande focalizzazione sulla condivisione della ricadute in termini di esperienza del corpo e miglior padroneggiamento del disconfort emotivo. Via via il paziente esperisce una confidenza con il proprio vissuto problematico. A partire da un’attenzione chiara e forte alla propria esperienza sensomotoria e riconnettendosi in modo consapevole alle sensazioni prodotte dal proprio corpo il paziente può ritornare in contatto con il materiale che era stato dissociato per effetto del trauma.
La terza fase della Terapia Sensomotoria procede attraverso un percorso che porta il paziente ad un incremento progressivo della mentalizzazione delle parti dissociate e delle loro alternanze che vengono riconosciute come a loro modo funzionali a scopi anche differenti o opposti, poi messe in relazione a differenti stati in modo sempre più consapevoli, modulati e strategicamente orientati ad un migliore adattamento.
Il corpo è il primo territorio e al tempo stesso lo strumento concreto attraverso queste parti vengono riconosciute e integrate. Attraverso esso il paziente esprime anche il bisogno di completare attraverso il movimento o differenti posture le azioni protettive che il trauma ha precocemente bloccato e conduce il terapeuta a riconoscere parti inconsapevoli che possono emergere e trovare quell’accoglienza probabilmente negata o non riuscita da parte delle figure che potevano avere un ruolo protettivo e, in ultima analisi restituendo comprensione e senso.
Una particolare attenzione viene posta sulla possibilità che il paziente sia molto concentrato sul transfert, che all’interno della Psicoterapia Sensomotoria è riletto in una cornice più generale, cioè come una relazione sociale perturbata dall’esperienza traumatica pregressa del paziente. In tal caso il terapeuta cerca contemporaneamente di spostare l’attenzione della relazione al vissuto del corpo del paziente cercando di dare un nome a ciò che sta avvenendo e attribuendo quell’esperienza ad una parte talvolta dissociata della personalità. Al tempo stesso, il terapeuta agisce modulando il proprio corpo in modo tale di risultare meno “minaccioso” per il paziente.
PROFILE: http://www.sensorimotorpsychotherapy.org/faculty.html
Sitografia e Risorse su State of Mind:
- https://www.sensorimotorpsychotherapy.org/faculty.html
- https://www.goodtherapy.org/famous-psychologists/pat-ogden.html
- https://relationalimplicit.com/zug/transcripts/Ogden-2012-06.pdf
- www.hakomi.com
- Il Trauma e il Corpo: teoria e pratica della psicoterapia sensomotoria con Ame Cutler – Report
- Seminario di Pat Ogden: Il Trauma e il Corpo: La Terapia Sensomotoria