Scopi e Anti-Scopi nella Psicopatologia
La ricerca scientifica gioca un ruolo fondamentale nell’approfondire la comprensione di fenomeni complessi e nel fornire strumenti utili per la ricerca e la pratica clinica. L’articolo intitolato “Preliminary development and validation of the Inventory of Goals and Anti Goals“, pubblicato di recente da Giuseppe Femia, Isabella Federico, Guyonne Rogier, Francesca D’Olimpio, Francesco Mancini e Andrea Gragnani, si inserisce in questo contesto, affrontando il tema degli scopi e anti-scopi, costrutti centrali nella psicopatologia secondo il cognitivismo clinico.
Nel panorama della psicologia clinica, la comprensione dei meccanismi che sottendono la sofferenza psicologica è un obiettivo cruciale per affinare le strategie di valutazione e trattamento. I ricercatori hanno messo a punto uno nuovo strumento self-report attraverso uno studio preliminare che rappresenta un passo significativo in questa direzione, proponendo un modello innovativo per indagare il ruolo degli scopi e anti-scopi nella psicopatologia. Questo lavoro si inserisce in un filone di ricerca che cerca di ampliare la prospettiva cognitivista, ponendo l’accento non solo sui processi mentali, ma anche sulla configurazione dei significati personali alla base della sofferenza con particolare riferimento al legame tra iper-investimento negli scopi/anti-scopi e psicopatologia.
Gli autori dedicano l’articolo a Roberto Lorenzini, clinico di grande esperienza e custode di un lascito culturale e morale, una delle principali figure di riferimento del cognitivismo clinico, che ha sostenuto e accolto con entusiasmo la concettualizzazione teorica di questo strumento.
Scopi e Anti-Scopi: motori della mente e del disagio
Nell’ambito della psicologia cognitiva, i concetti di scopo e anti-scopo sono fondamentali per comprendere il funzionamento della mente e, di conseguenza, per trattare la psicopatologia (Mancini & Perdighe, 2012). Generalmente, per scopi si intendono stati desiderati che l’individuo cerca di raggiungere attraverso azioni sul mondo (Austin & Vancouver, 1996). In alcuni casi, le persone possono percepire alcuni scopi come irrevocabili, anche quando sono irraggiungibili o insostituibili. Questa fissazione rigida è spesso associata a conseguenze negative (Miceli & Castelfranchi, 2017).
Gli anti-scopi si riferiscono invece a stati temuti che l’individuo cerca di evitare a tutti i costi. Essi consistono in rappresentazioni di ciò che dovrebbe essere evitato, ma non contengono specificazioni su ciò che dovrebbe essere raggiunto (Mancini et al., 2021). Così come l’individuo persegue degli scopi, evita attivamente gli anti-scopi.
Gli scopi sono definiti da condizioni chiare per il loro raggiungimento, mentre gli anti-scopi non hanno condizioni di uscita, il che significa che evitare un anti-scopo non può mai essere considerato pienamente raggiunto e pertanto non è prevista una regola di stop.
È noto nel cognitivismo clinico che l’orientamento verso l’evitamento degli anti-scopi, invece che verso il perseguimento degli scopi, potrebbe portare a conseguenze psicologiche negative, come il disagio psicologico (Lorenzini & Sassaroli, 2000; Lorenzini & Coratti, 2008).
Gli anti-scopi, dunque, sono stati o situazioni da cui si ritiene opportuno doversi tenere lontani.
Anti-Scopi e psicopatologia: il costo della rigidità
Nelle persone che soffrono, osservate nella pratica clinica, emerge una chiara prevalenza di anti-scopi che sono patogeni perché sempre attivi, mai completamente scongiurati, senza meccanismi di stop e dunque pervasivi e monopolizzatori delle risorse dell’individuo, comportando costi elevati che si manifestano sotto forma di sintomi.
Infatti, scopi e anti-scopi sono centrali nella pratica clinica cognitiva per la loro utilità nella comprensione del funzionamento psicologico e nella pianificazione di trattamenti personalizzati che tengano conto della complessità delle relazioni tra scopi, tra scopi e credenze, nonché tra scopi ed emozioni (Mancini et al., 2007). Ad esempio, il grado con cui un paziente investe rigidamente negli anti-scopi modella alcuni meccanismi di ragionamento che contribuiscono al mantenimento e al peggioramento della psicopatologia, in particolare nei disturbi di personalità (Mancini & Mancini, 2021). All’interno della letteratura scientifica, alcuni studi hanno esaminato il legame tra iper-investimento negli scopi e anti-scopi e psicopatologia (Conway et al., 2004; Wrosch et al., 2003; 2007; Barlow et al., 2020).
È stato infatti sottolineato che il disinvestimento dagli scopi, interrompe gli sforzi per raggiungere scopi irrealizzabili e permette di ritirare il proprio coinvolgimento emotivo da scopi e investire in altri significativi. Questo processo rappresenta un aspetto fondamentale dell’autoregolazione efficace e può avere effetti positivi sul benessere psicologico (Wrosch et al., 2003). La capacità di reinvestire in nuovi scopi mostra un funzionamento nell’individuo più adattivo e flessibile, minori sintomi psicopatologici e un maggiore benessere psicofisico (Haase et al., 2021). Pertanto, è noto che il disinvestimento dagli scopi irraggiungibili e la capacità di investire in scopi realizzabili siano associati a una migliore qualità della vita (Barlow et al., 2020).
Valutare scopi e anti-scopi: lo studio sull’inventario IGAG
Sebbene ad oggi siano presenti diversi contributi teorici ed empirici in questo campo di indagine la letteratura appare esigua. La mancanza di contributi empirici su questo argomento potrebbe derivare dall’assenza di strumenti di facile utilizzo per raccogliere dati in merito. I clinici, infatti, non utilizzano comunemente questionari self-report per valutare gli scopi e anti-scopi attivi nei pazienti, nonostante questo aspetto sia cruciale nelle formulazioni cliniche.
Per tale motivo, gli autori, per colmare questa lacuna, hanno sviluppato una versione preliminare di un inventario self-report per valutare il grado con cui gli individui si impegnano nel perseguimento o nell’evitamento di scopi e anti-scopi. Questo studio preliminare mirava a fornire una prima versione dello strumento, con l’obiettivo di stimolare il dibattito e il progresso nel campo della tassonomia degli scopi (Austin & Vancouver, 1996) sottolineando l’importanza dell’identificazione degli scopi e antiscopi nella pratica clinica cognitiva anche attraverso la rilevazione di essi tramite di strumenti rapidi ed efficaci per misurare queste variabili.
Inoltre, hanno esplorato se alcuni scopi e anti-scopi tendano ad aggregarsi, delineando fattori latenti sottostanti al funzionamento psicologico, e testando se la rigidità dell’investimento in tali scopi e anti-scopi potesse discriminare tra gruppi di individui con differenti livelli di funzionamento psicologico.
Per perseguire questo obiettivo, gli autori hanno messo a punto una tassonomia di scopi e anti-scopi rilevanti nella psicopatologia.
Successivamente, questa tassonomia è stata tradotta in un insieme di item, dando origine all’IGAG.
Oltre all’IGAG, a tutti i partecipanti che hanno preso parte allo studio è stata somministrata una batteria di questionari self-report per rilevare tratti di personalità (Personality Inventory for DSM-5 – PID-5; Krueger et al., 2011; Fossati et al., 2013) e la sintomatologia generale (Symptoms-Checklist-Revised 90 items SCL-90R; Derogatis et al., 1977; Prunas et al., 2013).
L’analisi fattoriale esplorativa condotta ha portato all’identificazione di otto fattori saturati da diversi scopi (S) e Anti-Scopi (AS).
I fattore – Prestigio Interpersonale
Comprende item relativi agli scopi di essere al centro dell’attenzione e avere un’immagine di sé speciale e superiore (esempi: (S) Vorrei essere riconosciuto e sentirmi partecipe in ogni circostanza; (S) Voglio essere una persona speciale; (AS) Non voglio essere una persona qualsiasi; (S) Ho bisogno di essere amato/sostenuto; (S) Vorrei essere visto a tutti i costi; (AS) Non posso non essere visto; (S) Voglio essere migliore degli altri; (AS). Non posso essere inferiore agli altri.
II fattore – Capacità
Comprende item relativi allo scopo di essere forti, calmi e in grado di affrontare gli stressor (esempi: (S) Vorrei funzionare meglio; (S) Vorrei essere una persona calma e rilassata; (AS) Non posso essere agitato; (S) Vorrei essere una persona forte; (AS) Non devo essere debole.
III fattore – Inclusione Sociale
Include item riguardanti esclusione e sentimenti di fallimento (esempi: (S) Voglio essere una persona affermata; (AS) Non voglio avere un brutto aspetto; (S) Vorrei essere riconosciuto e sentirmi partecipe in ogni circostanza; (AS) Non voglio essere inadeguato; (AS) Non voglio essere abbandonato).
IV fattor Controllo
Comprende item legati alla paura di perdere il controllo e al perfezionismo (esempi: (S) Voglio fare le cose in modo perfetto; (AS) Non posso sbagliare; (S) Vorrei avere tutto sotto controllo; (AS) Non devo e non posso perdere il controllo).
V fattore Immagine Sociale Fisica
Include item relativi allo status sociale e agli attributi fisici (esempi: (S) Voglio essere una persona affermata; (S) Voglio essere perfettamente in forma; (S) Vorrei godere di un perfetto stato di salute; (AS) Non posso tollerare che il mio corpo sia in qualche senso ammalato).
VI fattore Autosacrificio
Comprende item relativi ai doveri morali e alla cura degli altri (esempi: (S) Voglio essere una persona giusta; (S) Devo accudire e prendermi cura dell’altro; AS) Non devo ferire gli altri e abbandonarli).
VII fattore Mandato Familiare
Include item legati alla preoccupazione di ripetere la storia familiare (esempi: (S) Vorrei essere capace di non ripetere gli errori commessi dai miei familiari; (AS) Non voglio essere come i miei genitori).
VIII fattore Fiducia
Comprende item legati all’ideazione paranoide (esempi: (S) Voglio essere certo che gli altri non mi tradiscono; (AS) Non posso fidarmi degli altri).
Scopi, anti-Scopi e sintomi: il potenziale clinico dell’IGAG
I risultati delle analisi correlazionali hanno evidenziato che, ad eccezione del quinto fattore, tutti i punteggi IGAG erano moderatamente, positivamente e significativamente associati a tutti i domini del PID-5. Gli autori hanno argomentato le possibili configurazioni tra fattori e facet di personalità coinvolti in differenti disturbi di personalità con particolare riferimento al cluster B.
Per quanto riguarda le associazioni tra i punteggi IGAG e i punteggi SCL-90-R, è emerso un pattern simile di risultati, con tutte le scale IGAG che erano moderatamente, positivamente e significativamente correlate con tutte le sottoscale del questionario SCL-90-R.
Date le significative correlazioni emerse tra scopi/anti-scopi iperinvestiti, variabili psicologiche investigate e gravità sintomatologica, il questionario secondo gli autori potrebbe riuscire a mappare in modo chiaro e preciso gli stati desiderati, gli stati temuti e i temi dolorosi dell’individuo, identificando gli aspetti salienti che potrebbero contribuire alla sua sofferenza.
La stretta correlazione tra l’iper-investimento scopistico (valutazione del grado con cui gli individui si impegnano nel perseguimento o nell’evitamento di scopi e anti-scopi) e la sofferenza psicopatologica, evidenzia secondo gli autori come un eccessivo coinvolgimento motivazionale in determinati scopi/anti-scopi possa fungere da fattore determinante nel mantenimento e nel peggioramento delle difficoltà psicologiche.
I risultati emersi sono in linea con l’idea che la sofferenza psicologica sia principalmente dovuta al sovrainvestimento in scopi e/o anti-scopi, essendo anche il principale fattore di mantenimento e peggioramento delle condizioni psicopatologiche (Mancini, 2016; Mancini & Perdighe, 2012). Questi risultati confermano che chi sovrainveste e/o è meno disposto a disinvestire da un dominio, mostra maggiore sofferenza sia a livello sintomatologico (Conway et al., 2004; Wrosch et al., 2003; Wrosch et al., 2007; Barlow et al., 2020) che a livello personologico (Mancini & Mancini, 2021).
Dal punto di vista clinico, l’IGAG si rivelerebbe uno strumento promettente per l’analisi dell’architettura psicologica degli scopi, potenzialmente facilitando sia il processo di assessment che l’intervento terapeutico. Potrebbe supportare l’individuazione degli elementi chiave per la formulazione del caso, aiutare a ripercorrere le tappe fondamentali del ragionamento clinico e favorirne la condivisione con il paziente, contribuendo così all’elaborazione di una strategia terapeutica mirata. In questo senso, l’IGAG rappresenterebbe un valido supporto per tracciare una mappa chiara e strutturata, rendendo il percorso di assessment e trattamento più sicuro e consapevole. La sua utilità clinica risulterebbe particolarmente rilevante e i ricercatori auspicano di approfondire questa prospettiva in futuro, con l’obiettivo di verificare l’eventuale esistenza di cluster specifici di scopi e anti-scopi associati ai diversi disturbi psicopatologici.
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