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Dilatazione del tempo depressivo: la concezione del tempo in soggetti depressi

Alcune ricerche su persone con depressione mostrano una valutazione compromessa del tempo, altre come il tempo “passi più lentamente” quando si è depressi

Di Tatiana Pasino

Pubblicato il 26 Mar. 2021

La dilatazione del tempo è un rallentamento temporale ben consolidato, percepito da parte dei soggetti nell’esperienza consapevole. Questo fenomeno può essere sperimentato dalle persone affette da depressione.

 

Nella teoria della relatività, Einstein (1920) osserva come il tempo sembra scorrere più lentamente in determinate contingenze: la “dilatazione del tempo” è stata coniata nel campo della fisica (Kent, Van Doorn & Klein, 2019). Nel campo psicologico, la dilatazione del tempo non viene misurata in intervalli di secondi, minuti o ore, bensì viene misurata in termini di

velocità o rallentamenti percepiti individualmente con il passare del tempo. (Kent, Van Doorn & Klein, 2019)

È noto come la depressione sia in grado di influenzare la percezione in generale e la percezione del tempo (Bech, 1975; Dilling & Rabin, 1967; Hawkins et al., 1988; Mezey & Cohen, 1961). Alcuni ricercatori si sono focalizzati sulla valutazione compromessa del tempo da parte di soggetti depressi (Bech, 1975; Bschor et al., 2004; Aneto & Rabin, 1967; Gallagher, 2012; Kornbrot, Msetfi & Grimwood, 2013), mentre altri hanno evidenziato come il tempo “passa più lentamente” quando si è depressi (Kent, Van Doorn & Klein, 2019; Kitamura & Kumar, 1982; Stanghellini et al., 2017; Thönes & Oberfeld, 2015). Questo effetto è noto come “dilatazione del tempo depressivo” ed è un rallentamento temporale ben consolidato, percepito da parte dei soggetti nell’esperienza consapevole (Kent, Van Doorn & Klein, 2019; Thönes & Oberfeld, 2015).

Thönes e Oberfeld (2015) hanno misurato la percezione del tempo nella depressione attraverso una scala analogica visiva: quest’ultima ha un continuum che parte da “molto veloce” a “molto lento”. Secondo il modello della percezione del tempo “dell’orologio interno” (Allman et al., 2014; Burle & Casini, 2001; Treisman, 1963; Zakay & Block, 1995), dilatazione e accelerazione possono essere interpretate grazie a due fattori che contribuiscono alla durata percepita (Glicksohn, 2001), cioè la 1) “dimensione” delle unità di tempo e il 2) “numero” di unità di tempo percepite (Kent, Van Doorn & Klein, 2019). In sostanza, si presume che la durata percepita sia un multiplo di questi due fattori (Kent, Van Doorn & Klein, 2019).

Un fenomeno curioso è come la percezione di unità del tempo più grandi sia vissuta in modo rallentato (come se il tempo scorresse più lentamente), mentre la percezione di unità di tempo più piccole richiedono più tempo per essere percepite (come se il tempo scorresse più velocemente; Kent, Van Doorn & Klein, 2019). Nella depressione, il passaggio dalla dilatazione e all’accelerazione del tempo implica che le unità fluiscono più rapidamente, oppure diventano più piccole man mano che gli intervalli di tempo si allungano (Kent, Van Doorn & Klein, 2019).

Nonostante le persone depresse vivano il tempo come lento, Kent e colleghi (2019) hanno svolto una meta analisi per osservare come mai le persone depresse riescono a sovra produrre brevi durate di tempo e a sotto produrre durate di tempo più lunghe. Escludendo due studi su sei, Kent e colleghi (2019) hanno osservato l’accelerazione del tempo in soggetti depressi: il tempo soggettivo accelera (1 secondo circa) dalla dilatazione iniziale alla successiva accelerazione all’interno della memoria di lavoro (con una durata di circa 30 secondi). Gli autori suggeriscono come l’effetto dell’accelerazione si verifichi a causa della congruenza dell’umore tra lunghi intervalli, noia e depressione: questa congruenza dell’umore porta al richiamo automatico di memorie autobiografiche intrusive a lungo termine, memorie negative e non specifiche che sono state utilizzate per giudicare gli intervalli dall’esperienza precedente (Kent, Van Doorn & Klein, 2019). Nonostante gli studi revisionati siano pochi, questa metanalisi fornisce la spiegazione di un potenziale legame tra il giudizio soggettivo in persone depresse e l’esperienza del tempo accelerato all’interno dello stesso modello esplicativo (Kent, Van Doorn & Klein, 2019).

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Allman, M. J., Teki, S., Griffiths, T. D., & Meck, W. H. (2014). Properties of the internal clock: First- and second-order principles of subjective time. Annual Review of Psychology, 65(1), 743–771.
  • Bech, P. (1975). Depression: Influence on time estimation and time experiments. Acta Psychiatrica Scandinavica, 51(1), 42-50.
  • Bschor, T., Ising, M., Bauer, M., Lewitzka, U., Skerstupeit, M., Müller-Oerlinghausen, B., & Baethge, C. (2004). Time experience and time judgment in major depression, mania and healthy subjects. A controlled study of 93 subjects. Acta Psychiatrica Scandinavica, 109(3), 222–229.
  • Burle, B., & Casini, L. (2001). Dissociation between activation and attention effects in time estimation: Implications for internal clock models. Journal of Experimental Psychology: Human Perception and Performance, 27(1), 195–205.
  • Dilling, C. A., & Rabin, A. I. (1967). Temporal experience in depressive states and schizophrenia. Journal of Consulting Psychology, 31(6), 604–608.
  • Einstein, A. (1920). Relativity: The special and general theory. New York: Henry Holt.
  • Gallagher, S. (2012). Time, emotion, and depression. Emotion Review, 4(2), 127–132.
  • Glicksohn, J. (2001). Temporal cognition and the phenomenology of time: A multiplicative function for apparent duration. Consciousness and Cognition, 10(1), 1–25.
  • Hawkins, W. L., French, L. C., Crawford, B. D., & Enzle, M. E. (1988). Depressed affect and time perception. Journal of Abnormal Psychology, 97(3), 275–280.
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  • Kitamura, T., & Kumar, R. (1982). Time passes slowly for patients with depressive state. Acta Psychiatrica Scandinavica, 65(6), 415–420.
  • Kornbrot, D. E., Msetfi, R. M., & Grimwood, M. J. (2013). Time perception and depressive realism: Judgment type, psychophysical functions and bias. PLoS One, 8(8), 1–9.
  • Mezey, A. G., & Cohen, S. I. (1961). The effect of depressive illness on time judgment and time experience. Journal of Neurology, Neurosurgery & Psychiatry, 24, 269–270.
  • Stanghellini, G., Ballerini, M., Presenza, S., Mancini, M., Northoff, G., & Cutting, J. (2017). Abnormal time experiences in major depression: An empirical qualitative study. Psychopathology, 50(2), 125-140.
  • Thönes, S., & Oberfeld, D. (2015). Time perception in depression: A meta-analysis. Journal of Affective Disorders, 175, 359–372.
  • Treisman, M. (1963). Temporal discrimination and the indifference interval: Implications for a model of the 'internal clock'. Psychological Monographs: General and Applied, 77(13), 1–31.
  • Zakay, D., & Block, R. A. (1995). An attentional-gate model of prospective time estimation. Time and the dynamic control of behavior, 167–178.
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