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Un’insegnante viene umiliata in classe dagli studenti perché mentalmente sofferente

Circola sul web un video girato da alcuni studenti che riprendono un’insegnante visibilmente in difficoltà. Un documento che solleva importanti questioni..

Di Luigi D`Elia

Pubblicato il 23 Set. 2019

Sta circolando in questi giorni sul web un video girato da alcuni studenti di una scuola superiore italiana nel quale si riprende un’insegnante visibilmente in difficoltà e con importanti problemi psicologici che viene derisa dall’intera classe. Le questioni, enormi, che tale documento pone all’attenzione pubblica sono di vario genere, tutte di rilevanza assoluta ed urgente. Proviamo qui a indicarne le principali

 

Sta circolando in questi giorni sul web un video girato da alcuni studenti di una scuola superiore italiana nel quale si riprende un’insegnante visibilmente in difficoltà e con importanti problemi psicologici che viene derisa dall’intera classe.

È preferibile non diffondere questo raccapricciante documento sia per evitarne la viralità, sia per non dare risalto ad un illecito. Ma purtroppo il video è ormai pubblico e testimonia una realtà delle nostre scuole molto più diffusa di quanto si pensi. Le questioni, enormi, che tale documento pone all’attenzione pubblica sono di vario genere, tutte di rilevanza assoluta ed urgente. Proviamo qui a indicarne le principali, solo le prime che mi sovvengono.

Problema Salute Mentale nella scuola

La tutela della salute mentale nei luoghi di lavoro e nella società tutta è tema di proporzioni inavvicinabili, ma quando si parla di scuola, stiamo parlando della formazione umana e culturale delle prossime generazioni.

È esperienza comune come genitore, come professionista, come persona, come collega, come cittadino, che raccoglie centinaia di testimonianze simili, che nel corpo docente, come ovunque del resto, la salute mentale non sia sufficientemente tutelata. Potrei raccontare decine di episodi di docenti non semplicemente bizzarri, ma anche severamente problematici, del tutto incompatibili con la funzione che svolgono e per di più sovraesposti a condizioni di stress emotivo inaudito con le classi e con i colleghi. E non stiamo parlando solo del noto fenomeno del burn out, ubiquitario nella scuola, ma anche di situazioni palesemente cronicizzate e che qualunque studente, fin dalle elementari è in grado di raccontare.

Ciò che principalmente indigna nella visione di questo video è stato constatare la condizione indecorosa e vergognosa nella quale questa povera persona si stava trovando.

Nessun essere umano merita di essere esposto a tale umiliazione pubblica mentre patisce di una condizione di difficoltà o di minorità. Eppure questa docente era in classe, da sola, nessuno la stava aiutando, proteggendo, consigliando. Nessuno le ha potuto dire di evitare quella penosa arena, nessuno si è accorto di come ella stesse effettivamente, nessuno le ha potuto concedere del riposo, nessuno probabilmente ci avrà parlato o se è stato fatto è stata ignorata la sua condizione.

Come funziona allora, mi domando ingenuamente, se un insegnante manda chiari segnali di squilibrio o di malessere psicologico? Chi se ne accorge? Chi interviene a proteggerlo? Chi l’aiuta?

La filiera di responsabilità morali, civili, istituzionali e politiche che ha sbattuto questa persona (come molte altre non segnalate) nell’arena dell’umiliazione pubblica è evidentemente lunga e andrebbe snocciolata.

Problema credibilità/autorevolezza dell’istituzione-scuola

Ma qual è messaggio implicito che adulti irresponsabili mandano ai ragazzi nel momento che quella insegnante viene data in pasto alla classe?

Guardate che qui non si fa sul serio: chiunque ma proprio chiunque può stare in cattedra e perciò voi fate benissimo a pensare che la nostra autorevolezza non esista e fate bene a calpestarla in ogni modo.

Infatti, si moltiplicano le opinioni che derubricano e deresponsabilizzano totalmente il comportamento illegale, illecito e inappropriato di questi ragazzi perché tutti sappiamo che tanto funziona così e che di meglio non possiamo aspettarci da questi giovani. Ma questo è l’ennesimo errore di misura di questa vicenda.

La mancanza di compassione dei ragazzi, visibile in quel filmato e soprattutto in chi lo diffonde, è lo specchio fedele di un mondo adulto inesistente e irresponsabile. La metacomunicazione a livello sociale è: le istituzioni sono morte, la scuola è morta, siamo l’emblema della cattiva coscienza pubblica. Vogliamo solo intrattenere i giovani e procurare stipendi a persone che altrimenti soccomberebbero. Se la scuola abbandona totalmente la propria mission per diventare contenitore di disagio, muta automaticamente la sua reale funzione per adottare quella di contenitore sostitutivo del welfare sanitario. In questo caso gli utenti finali della scuola, gli studenti (i cittadini di domani) e le loro famiglie diventano ospiti sgraditi e inopportuni.

Problema della qualità formativa della scuola

A corollario dei punti precedenti, la riflessione che emerge da una vicenda del genere si estende ai criteri con i quali si valuta la qualità formativa in possesso degli insegnanti e la qualità formativa offerta agli studenti.

Oggi la scuola ha alzato molto i criteri formativi necessari per accedervi come insegnante, ma evidentemente in tale programmazione accanto alle competenze formali e abilitanti non si riesce a valutare altre competenze, altrettanto importanti, quali le attitudini personali all’insegnamento e altre valutazioni personologiche essenziali per poter svolgere un lavoro così importante come questo.

Un insegnante in burn out o in crisi personale per qualunque ragione, peggiora verticalmente la propria efficacia oltre che la propria vita e si dovrebbero predisporre dei dispositivi istituzionali che aiutino i lavoratori a prevenire il burn out.

Problema dell’educazione e dell’umanità degli studenti

Alla fine di questa penosa sequenza di problematiche giganti, ma non da ultimo, troviamo forse il capitolo più dolente di tutti, quello della formazione umana degli studenti. In quel filmato i ragazzi rispondono collettivamente con derisione di fronte ad una situazione che a loro deve essere apparsa come francamente grottesca.

La sofferenza della docente, pur palese, è stata evidentemente fonte di angoscia per questi studenti, tale da trasformarsi immediatamente, come avviene nei ben noti fenomeni di gruppo e adolescenziali, in presa in giro sadica. Qualcuno pensa di documentare e poi diffondere il filmato come ulteriore forma di esorcismo contro la follia, il disagio, la diversità, la bizzarria, e tutto quanto ci spaventa a morte e che ci insegue nel buio. La scuola diventa luogo dove si sospende ogni pensiero, ogni riflessione e si dà spazio ad ogni forma primitiva di difesa organizzata. Anzi, è la scuola stessa che in fondo organizza la difesa dall’angoscia, drammatizzando il teatro dell’assurdo fornendo alla classe una docente in difficoltà.

Perché dunque porsi il problema della illegalità della diffusione pubblica di questo filmato dal momento che chi siede in cattedra è un pezzo della scuola che deride se stessa?

Quali adulti pensa una scuola del genere? Quali competenze emotive, relazionali, sta formando? Quali capacità di empatia, conoscenza, comprensione, possono mai sviluppare questi studenti che si abbandonano alle risa impaurite e imbarazzate subito dirette sadicamente contro l’oggetto strano e debole che si palesa in cattedra?

Per concludere, direi che i problemi, qui solo accennati, che questa vicenda solleva riguardano questioni annose e cronicizzate che non si vogliono in alcun modo osservare e affrontare.

Basti pensare che l’Italia è forse l’unico paese europeo che non prevede la presenza per legge di uno psicologo scolastico. Molte le proposte ferme in parlamento da molte legislature in qua. Mai giunte in aula. L’unico paese civile, inoltre, dove non esiste, di contro, alcuna istituzione storica che si occupi a tempo pieno di psicologia scolastica. In altre parole la psicologia scolastica in Italia è totalmente estemporanea e affidata alla fortunosa buona volontà delle singole scuole e dei singoli professionisti.

Sia chiaro, non penso che questa sia la soluzione magica a questo genere di problemi, ma è solo un sintomo di come la nostra politica pensa (o forse dovrei dire non pensa) alla nostra salute e alla nostra formazione come cittadini.

Come risolveranno questo problema (se mai qualcuno proverà a farlo) in questa scuola una volta che è diventato un problema pubblico?

Molto probabilmente ci metteranno le solite pezze a colori. Puniranno i fanciulli un po’ stupidini, ma tanto sono ragazzi, che ci vuoi fare… Chiameranno qualcuno a riverniciare le screpolature della brutta figura (qualche counselor o psicopedagogista illuminato). Tante pacche sulle spalle della povera collega maltrattata e tutto tornerà come prima. In questa come in altre centinaia di scuole italiane.

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