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L’ecstasy migliorerebbe la cooperazione…ma ad una condizione

Ecstasy: una recente ricerca afferma che l'assunzione di questa sostanza aumenterebbe, in alcuni casi, la propensione delle persone a cooperare

Di Gaspare Vezio

Pubblicato il 09 Gen. 2019

I ricercatori del King’s College di Londra hanno scoperto che il principio attivo dell’ ecstasy migliora la cooperazione tra persone ritenute affidabili, quindi non tra gli estranei. Inoltre hanno identificato i cambiamenti nell’attivazione cerebrale delle aree connesse con l’elaborazione sociale.

 

L’ ecstasy è composta principalmente da MDMA che viene oggi utilizzata, sotto scrupolosa prescrizione medica, per problemi connessi all’elaborazione sociale tipica di una serie di condizioni psichiatriche. Questa sostanza è usata per i suoi effetti sociali ed emotivi grazie al rilascio di neurotrasmettitori legati al comportamento e all’umore, anche se gli scienziati sanno poco su come questi influiscano nel determinare i complessi comportamenti sociali.

L’ ecstasy e quindi l’ MDMA, è una sostanza stupefacente e come tale comporta molti rischi per la salute, causando svariati danni psicofisici; per questo, solo in determinati casi circoscritti e specifici, questo principio attivo può essere scrupolosamente prescritto da un medico specialista.

Ecstasy: la ricerca

A questa ricerca hanno partecipato 20 uomini adulti sani che hanno ricevuto in maniera randomizzata una dose di MDMA o di una pillola placebo. Successivamente hanno completato diversi compiti come il Dilemma del Prigioniero, mentre erano in uno scanner MRI. Il dilemma del prigioniero consiste nello scegliere se cooperare o competere: nel caso si scelga di cooperare entrambi ottengono la metà dei punti invece, competendo, uno dei due ottiene tutti i punti. Durante il gioco i partecipanti credevano di interagire con persone reali attraverso un computer, anche se in realtà erano riposte computerizzate pre-programmate nel comportarsi in modo affidabile o inaffidabile, in relazione a quanto cooperavano o meno durante il gioco.

Ecstasy: le conseguenze sulla cooperazione

Dai risultati si evince come i soggetti che erano sotto l’effetto di MDMA sceglievano di cooperare ma soltanto quando interagivano con giocatori considerati come affidabili. Nel caso di un tradimento della fiducia, attraverso un comportamento competitivo, la sostanza ha avuto un impatto nel cercare di recuperare più velocemente il rapporto con l’avversario, consolidando più alti livelli di cooperazione. Inoltre si è registrato un aumento dell’attività nella corteccia temporale superiore e nella corteccia del cingolato centrale, aree cerebrali importanti nella comprensione dei pensieri, delle credenze e delle intenzioni delle persone; in più si è riscontrato un aumento dell’attivazione nell’insula destra anteriore quando i soggetti giocavano con partecipanti considerati affidabili e una diminuzione di tale attivazione quando i soggetti giocavano con partecipanti considerati inaffidabili. Questo rispecchierebbe appunto i diversi comportamenti riservati agli avversari.

Secondo gli autori dello studio la comprensione dell’attività cerebrale che sta alla base del comportamento sociale, potrebbe aiutare ad identificare ciò che non funziona nelle condizioni psichiatriche. Gli effetti dell’MDMA sull’interazione sociale fanno luce su come la farmacologia rivesta un importante strumento per il trattamento dei pazienti associata alla psicoterapia.

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