– Rassegna Stampa –
Nel corso di un indagine condotta nel 2010 negli Stati Uniti, 15,9 milioni di americani hanno dichiarato di aver fatto uso di ecstasy nel corso della loro vita e 695.000 persone avevano fatto uso di ecstasy nel mese prima di essere esaminati da un gruppo di ricercatori della Vanderbilt University.
I risultati dello studio, pubblicati negli Archives of General Psychiatry, mostrano che l’uso di ecstasy produce neurotossicità a lungo termine negli esseri umani; l’effetto si rileva a livello dei recettori della serotonina, un neurotrasmettitore che ha un ruolo importante nei processi di regolazione del tono dell’umore, dell’appetito, del sonno, di apprendimento e memoria. I ricercatori hanno usato la PET per rilevare i livelli dei recettori di serotonina in diverse aree del cervello in due gruppi di donne, che avevano fatto uso di MDMA e che non l’avevano mai usato.
Le rilevazioni mostrano che l’uso di ecstasy ha prodotto un aumento del numero di recettori della serotonina, a compensazione della perdita cronica di serotonina provocata dall’uso della sostanza.
Sembra però che l’MDMA possa anche avere effetti terapeutici nel trattamento, attualmente in fase di sperimentazione, del disturbo post-traumatico da stress e nell’ansia associati al cancro. Questi dati sostengono la necessità di stabilire a quali dosaggi questa sostanza risulta tossica e se esistono fattori di vulnerabilità alla tossicità.