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L’utilizzo del MDMA permette ai pazienti di rievocare in modo meno doloroso i ricordi e le immagini legati all’evento traumatico, con la conseguente maggiore capacità di ricostruire il trauma senza far scattare la paura.
L’argomento sembra essere piuttosto interessante, considerato lo scalpore suscitato nella comunità scientifica americana. La questione ruota attorno all’innovativa scoperta che ha messo in luce come l’MDMA (la sostanza attiva nella droga come l’ecstasy) possa essere utilizzata nel trattamento di problematiche psicologiche legate al disturbo post-traumatico da stress (PTSD).
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Venticinque anni di ricerca in questo campo, capitanate da Rick Doblin e riunite attorno all’istituto MAPS (Medical Association for Psychedelic Studies), ha portato l’equipe americana a proporre, al Pentagono, l’utilizzo di MDMA per curare i militari vittime di esperienze traumatiche.
Sicuramente una richiesta coraggiosa, ma che poggia su risultati concreti e significativi. Nel 2010 l’Istituto MAPS, infatti, porta a compimento un esperimento coordinato dallo psichiatra Michael Mithoerfer, in cui 19 soggetti affetti da PTSD furono sottoposti ad un trattamento psicoterapeutico con uso di MDMA. Tra loro, 14 soggetti sperimentarono effetti positivi dopo un lasso di tempo da uno a sei anni dalla terapia. Lo studio, divulgato in internet, provoca interesse a livello internazionale, incoraggiando diverse equipes di ricercatori degli Stati Uniti, Svizzera ed Israele, ad approfondire questi risultati.
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Attualmente, gli studi del dott. Mithoefer continuano in questa direzione. L’idea è quella di offrire a soggetti affetti da PTSD una psicoterapia accompagnata dall’uso di MDMA, caratterizzata da circa 3/5 sedute al mese di otto ore ciascuna.
Qual è l’obiettivo di un trattamento così strutturato? L’utilizzo del MDMA permette ai pazienti di rievocare in modo meno doloroso i ricordi e le immagini legati all’evento traumatico, con la conseguente maggiore capacità di ricostruire il trauma senza far scattare la paura.
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L’effetto del MDMA permette quindi di rievocare queste memorie più facilmente, in modo che il ricordo doloroso possa essere rivissuto dal paziente e trattato in psicoterapia.
Il panorama su cui si affacciano queste numerose ricerche non è solo quello relativo all’utilizzo di MDMA. LSD, ayahuasca – un miscuglio di piante allucinogene utilizzate dagli sciamani in Amazzonia utile per i trattamenti delle dipendenze- o ancora psylocybine, una sostanza attiva che si trova nei funghi allucinogeni: sono tutte sostanze “alternative” che negli ultimi decenni hanno interessato largamente la comunità scientifica e nei confronti dei quali sono stati intrapresi diversi studi per verificarne gli effetti.
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David Nutt, già militante in Gran Bretagna per la legalizzazione della cannabis, si è interessato alla sperimentazione degli effetti delle droghe nella cura dei sintomi depressivi su volontari insensibili ai trattamenti convenzionali. La volontà di Nutt è quella di continuare con la ricerca in questo campo, ma l’ostacolo principale per il raggiungimento di questo obiettivo è evidente ruota attorno alla difficoltà da parte del governo e dello Stato di legittimare l’utilizzo di droghe psichedeliche in campo psichiatrico.
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All’apertura del congresso annuale delle neuroscienze britanniche, il 7 aprile a Londra, Nutt ha espresso pubblicamente il proprio dissenso nei confronti delle Istituzioni governative, responsabili, a parer suo, di rallentare e influenzare negativamente la ricerca scientifica in questo ambito. Eppure, l’entusiasmo con cui la società americana ha accolto la richiesta da parte del MAPS di curare i militanti traumatizzati tramite MDMA, potrebbe fare ben sperare.
Il giro di boa, comunque, potrebbe essere rappresentato dall’ufficializzazione dell’interesse da parte dei soldati per questo tipo di cura, interesse, questo, che potrebbe a una maggiore accettazione nell’utilizzo di droghe psichedeliche nella cura psichiatrica.
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DROGHE & ALLUCINOGENI – TRAUMA – ESPERIENZE TRAUMATICHE – DISTURBO DA STRESS POST TRAUMATICO – PTSD
BIBLIOGRAFIA:
- M, Wagner, M. T., Mithoefer, A. T., Jerome, L., Martin, S. F., Yazar-Klosinski, B., Michel, Y., Brewerton, T. D., & Doblin, R. (2013). Durability of improvement in post-traumatic stress disorder symptoms and absence of harmful effects or drug dependency after 3,4-methylenedioxymethamphetamine-assisted psychotherapy: a prospective long-term follow-up study. Journal of Psychopharmacology, 27 (1), 28-39.
- Mithoefer, M. C., Wagner, M. T., Mithoefer, A. T., Jerome, L., & Doblin, R. (2011). The safety and efficacy of {+/-}3,4-methylenedioxymethamphetamine-assisted psychotherapy in subjects with chronic, treatment-resistant posttraumatic stress disorder: the first randomized controlled pilot study. Journal of Psychopharmacology, 25(4), 439-452.