Psicologi nel Servizio Sanitario Nazionale: lo stato dell’arte
Nonostante la domanda crescente, la presenza degli psicologi nel Servizio Sanitario Nazionale (SSN) resta limitata. Nel 2022 il personale delle unità operative psichiatriche pubbliche ammontava a 30.101 unità: il 42,2% infermieri, il 17,2% medici e appena il 6,9% psicologi (Ministero della Salute, 2023). La rete rilevata comprende 1.222 servizi territoriali, 2.001 strutture residenziali e 776 semiresidenziali, pari a circa il 92% dei Dipartimenti di salute mentale (DSM) censiti (Ministero della Salute, 2023). Sul versante ospedaliero, i Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura attivi sono 323 per complessivi 3.897 posti letto ordinari; l’offerta corrisponde a 9,3 posti letto per 100.000 abitanti adulti (Ministero della Salute, 2023).
Nel 2022 gli utenti presi in carico dai Dipartimenti di salute mentale (DSM) sono stati 776.829 (154,2 ogni 10.000 adulti), con 285.101 nuovi contatti nell’anno (Ministero della Salute, 2023). Sui percorsi di cura, però, l’“attività psicologica e psicoterapica” rappresenta meno del 7% delle prestazioni territoriali erogate (6,7–6,8%) a fronte di una prevalenza di interventi medici e infermieristici (Ministero della Salute, 2023).
In prospettiva comparativa, un consenso europeo segnala che solo l’8% delle persone con depressione in Italia riceve un trattamento psicoterapeutico, contro il 15% in Germania (Barbato et al., 2016).
Salute mentale: confronto europeo e investimenti
Sul piano delle risorse professionali, l’Europa mostra ampie differenze. Nella stessa analisi europea, l’Italia conta circa 2,6 psicologi (in servizi di salute mentale) ogni 100.000 abitanti, valore sensibilmente inferiore a quello di diversi Paesi UE (Barbato et al., 2016).
Il nodo, tuttavia, non è solo di organico: alla salute mentale è destinato il 3,3% della spesa sanitaria totale (contro una media europea intorno al 5%) e il costo economico dei disturbi mentali è stimato in circa il 3,3% del PIL (D’Agostino et al., 2025). Un ulteriore elemento di contesto organizzativo: nell’Servizio Sanitario Nazionale , l’assistenza territoriale residenziale è erogata per l’85% da strutture private accreditate, e quella semiresidenziale per il 72,3%, segnali di una forte esternalizzazione che può alimentare frammentazione e disomogeneità (Ministero della Salute, 2022).
Riforme in corso e prospettive per gli psicologi
Negli ultimi anni si registrano tentativi di riorganizzazione. Con la Legge 18 dicembre 2020, n. 176, art. 20-bis, è stata introdotta la Funzione aziendale di Psicologia, che consente alle aziende sanitarie di coordinare in un’unica struttura le attività degli psicologi dipendenti e convenzionati (Legge n. 176/2020). Sul fronte dell’accesso, il “bonus psicologo”, reso permanente dalla legge di bilancio 2023, ha ampliato la possibilità di fruire di psicoterapia nel privato, pur con risorse ridotte rispetto al 2022 (Adduci & de Belvis, 2023).
Il quadro più organico è però nel Piano nazionale per la Salute Mentale 2025–2030, approvato nel luglio 2025: tra le misure, l’introduzione dello psicologo di primo livello nella cura primaria (nei centri di comunità) e del case manager per i disturbi gravi, oltre alla promozione di tele-visite e tele-consulti (D’Agostino et al., 2025).
Per colmare i divari servono interventi multilivello: incremento stabile degli psicologi nel Servizio Sanitario Nazionale , maggiore finanziamento dedicato, integrazione strutturata tra sanitario e sociale e un accesso più ampio alla psicoterapia, in linea con le raccomandazioni nazionali sulle terapie psicologiche per ansia e depressione (Barbato et al., 2022).