Il costo della psicoterapia: tra valore professionale ed emozioni del paziente
Luca non ha nemmeno bisogno di chiedere quanto deve al terapeuta per ciascuna seduta di psicoterapia e come può corrispondere l’importo dovuto…Scorrendo i vari punti del contratto terapeutico, si arriva anche a parlare di questo. Il terapeuta stesso gli comunica il suo onorario, le tempistiche e le modalità di pagamento. Certo, dice tra sè e sè Luca, non lo fa per volontariato. Tutto chiaro per Luca, eppure… “Che stranezza pagare per qualcosa che sembra poco tangibile e ha tanto a che fare con le mie emozioni… E poi chissà se davvero ne vale la pena e se lo psicologo si dimostrerà competente…”
Le prestazioni rese da psicologi e psicoterapeuti per finalità terapeutiche sono riconosciute dal Ministero della Salute come prestazioni sanitarie.
Essendo prestazioni professionali è pertanto legittimo che debbano essere retribuite e che si debbano corrispondere compensi ai professionisti che le esercitano (nel caso di prestazioni erogate dal Sistema Sanitario Nazionale lo psicologo viene retribuito dall’ente pubblico per cui lavora). Nell’ambito della pratica privata il paziente deve corrispondere un onorario per la prestazione professionale al terapeuta.
Tuttavia, data la natura così particolare della relazione di cura psicoterapeutica che entra negli aspetti più confidenziali del paziente, talvolta si possono innescare in quest’ultimo vissuti emotivi legati al pagamento. Ad esempio, può attivarsi il senso di colpa per spendere risorse economiche per sé stessi, la frustrazione e un senso di ingiustizia, l’idealizzazione della condizione economica del terapeuta, il timore di sentirsi inadeguato nell’ammettere difficoltà economiche, la svalutazione del lavoro e del valore del terapeuta.
È fondamentale quindi che in psicoterapia si possa e si debba parlare di denaro, così come di emozioni, pensieri e vissuti che si attivano per evitare difficoltà, impasse e complicazioni nella relazione terapeutica.
Il terapeuta non è un amico, ma un professionista che esercita una prestazione specialistica
La relazione terapeutica non si configura come una relazione informale amicale in cui vale la norma della reciprocità e della mutualità del supporto. Questo aspetto è strenuamente sottolineato e sancito dal codice deontologico degli psicologi. Essendo dunque una relazione terapeutica, gli attori di tale relazione sono il paziente e il terapeuta. Il terapeuta è un professionista della salute mentale che ha impiegato anni nella sua formazione teorica e pratica-applicativa (ed è peraltro tenuto alla formazione continua), che ha conseguito specifici titoli professionali e che è iscritto all’ordine professionale degli psicologi psicoterapeuti (nel caso in cui sia psicologo psicoterapeuta) o all’ordine dei medici (come ad esempio nel caso di medico psichiatra psicoterapeuta). È importante dunque ricordare che a essere retribuita è la professionalità e la complessità delle conoscenze e delle competenze possedute dal professionista della salute mentale.
Non si tratta quindi di empatia a pagamento
Allora, quando mi sostiene lo fa solo perché è pagato. In realtà, quello che viene retribuito attraverso il compenso economico non è l’attenzione empatica, la validazione autentica e il sostegno emotivo, bensì il tempo, l’investimento, la formazione continua, le competenze specialistiche e le responsabilità del terapeuta che intrattiene con il paziente una relazione appunto terapeutica definita da alcune specifiche norme (si veda l’articolo su Il contratto terapeutico).
Il pagamento come incentivo a un maggiore impegno e responsabilità nella terapia
Sto impiegando risorse economiche per me stesso, dunque devo tentare di trarre il meglio per non sprecare tempo e denaro.
Anche attraverso il pagamento si dimostra l’investimento per sé stessi e l’impegno attivo nella cura di sé. Ogni seduta di psicoterapia è preziosa e il pagamento diviene dunque una delle leve motivazionali per promuovere impegno e responsabilizzazione del paziente nel percorso di psicoterapia.
Detrazioni, assicurazioni e welfare aziendale
Il compenso del terapeuta viene corrisposto a seguito di emissione di fattura fiscale; la psicoterapia risulta come prestazione sanitaria e per questo motivo è possibile usufruire delle detrazioni fiscali. Come viene descritto dal sito del Consiglio Nazionale degli Psicologi “per i soggetti che ricevono prestazioni rese da psicologi e psicoterapeuti per finalità terapeutiche è prevista la loro detraibilità, ai sensi dell’art. 15 – comma 1 lettera c) del TUIR (Dpr 917/86), all’interno del quadro oneri detraibili della dichiarazione Unico anche in assenza di prescrizione medica e anche se l’oggetto della ricevuta sanitaria rilasciata non riporta la dicitura “sanitaria” ma solo i riferimenti all’attività psicologica o psicoterapeutica prestata” (Detraibilità spese per prestazioni psicologiche e psicoterapeutiche – CNOP).
Il terapeuta è tenuto, se il paziente non si oppone formalmente, ad inviare i dati delle fatture all’Agenzia delle Entrate (Sistema Tessera Sanitaria – STS). In questo modo, quando verrà effettuato il 730 precompilato o altre forme di dichiarazione dei redditi le spese sostenute per la psicoterapia appariranno nell’elenco delle spese sanitarie detraibili.
Inoltre, va ricordato che alcune assicurazioni sanitarie prevedono il rimborso di un certo numero di sedute psicoterapiche per anno. In tal caso, spesso le compagnie di assicurazioni richiedono al terapeuta una breve relazione ove venga esplicitata la diagnosi del paziente e il relativo piano terapeutico.
Sempre più spesso le aziende (soprattutto grandi aziende multinazionali) stanno includendo tra i loro benefit la possibilità di usufruire e/o rimborsare la psicoterapia. Questo rappresenta un passo importante verso la tutela della salute mentale, che ci si auspica sempre più venga considerata di pari dignità alla salute fisica; dopo tutto, è ormai dimostrato scientificamente che salute mentale e salute fisica sono aspetti interconnessi e interdipendenti.