L’utilizzo dei probiotici per il trattamento dei disturbi dello spettro autistico
Una recente revisione sistematica (Feng, Zhang & Li, 2023), pubblicata dalla rivista Frontiers in Microbiology, ha cercato di fare chiarezza sull’attuale letteratura scientifica relativa all’utilizzo dei probiotici per il trattamento dei disturbi dello spettro autistico, una condizione del neurosviluppo con un grande impatto sociale.
Numerose evidenze si sono accumulate suggerendo una forte connessione tra lo sviluppo dell’autismo e la disregolazione dell’asse microbiota-intestino-cervello-mente, ma questo è il primo studio specifico relativo a una revisione sull’utilizzo dei probiotici nei pazienti autistici.
La recente review in oggetto indica che, nonostante i limiti metodologici e l’eterogeneità dei risultati finora raccolti, la somministrazione di probiotici per regolare l’asse microbiota-intestino-cervello-mente potrebbe portare giovamento nei sintomi gastrointestinali, infiammatori e comportamentali correlati all’autismo. Quindi intervenire anche sul microbiota attraverso agenti come i probiotici potrebbe rappresentare un approccio per il trattamento di alcuni individui affetti da autismo.
I disturbi dello spettro autistico sono gravi disturbi del neurosviluppo che si manifestano in giovane età, caratterizzati da deficit nelle abilità sociali e linguistiche e da schemi comportamentali ripetitivi (American Psychiatric Association, 2013; Li & Zhou, 2016). Quindi risulta fondamentale e prioritario studiare l’efficacia dei trattamenti attualmente disponibili.
Che cosa è l’asse microbiota-intestino-cervello-mente?
L’asse MICM ( microbiota-intestino-cervello-mente) è attualmente il più completo paradigma attraverso il quale comprendere fenomeni complessi psico-neuro-endocrino-immunitari (PNEI) come l’ansia, la depressione, l’autismo e moltissimi altri disturbi e problematiche (Agnoletti, 2023).
In estrema sintesi, i principali protagonisti di questo asse sono:
- il microbiota, ossia l’insieme di microorganismi (batteri, virus, funghi e protozoi), dalla massa totale di circa un 1,5 kg, che colonizzano molte superfici del nostro organismo (soprattutto il nostro intestino) e che sono fondamentali per il nostro benessere psicofisico;
- l’intestino, intendendo in realtà con questa parola tutto il tratto gastro-intestinale cioè le strutture principali coinvolte in tutto il percorso che va dalla bocca all’ano;
- il cervello, intendendo tutte le principali strutture nervose, centrali e periferiche che coordinano molte funzioni del nostro organismo, intestino incluso;
- la mente, che rappresenta la nostra dimensione psicologica nelle sue componenti cognitive, emotive e motivazionali.
I probiotici
Con il termine ‘probiotici’ si fa riferimento ai microrganismi (soprattutto batteri) che esercitano un effetto positivo sulla salute dell’organismo, rafforzando in particolare il sistema intestinale (per esempio batteri appartenenti ai generi Lactobacillus e Bifidobacterium, come Lactobacillus acidophilus, Lactobacillus rhamnosus, Lactobacillus reuteri, Lactobacillus casei).
La loro assunzione, che avviene principalmente elaborando il cibo, è funzionale a mantenere e ristabilire l’equilibrio gastro-intestinale eventualmente compromesso (da antibiotici, dallo stress psicosociale, da variazioni della dieta, ecc.).
Sintomi gastrointestinali e autismo
Problemi gastrointestinali come il dolore addominale, la stitichezza e la diarrea, sono comorbilità comuni nei bambini con ASD. Infatti, colpiscono fino al 70% di persone affette da ASD e sono spesso resistenti alle terapie standard (Frye e Rossignol, 2016).
Secondo una metanalisi (McElhanon et al., 2014), i bambini autistici presentano una probabilità molto maggiore di soffrire di problematiche gastrointestinali rispetto ai coetanei senza ASD infatti hanno una probabilità quattro volte superiore di sviluppare disturbi gastrointestinali generali e tre volte superiore di soffrire di stitichezza o diarrea e due volte maggiore di avere dolori addominali.
Le anomalie gastrointestinali sono strettamente correlate alla gravità dei sintomi dell’autismo (Adams et al., 2011); a questo proposito la stitichezza è emersa come il sintomo gastrointestinale più frequente (Srikantha e Mohajeri, 2019).
Nei pazienti autistici con sintomi gastrointestinali è stata riscontrata una maggiore incidenza di disturbi comportamentali e psicologici, quali difficoltà di sonno, alterazioni dell’umore, comportamenti oppositivi e distruttivi, ansia, reattività sensoriale, rigidità, impulsività, autolesionismo, aggressività, limitazioni linguistiche ed espressioni di compromissione sociale (Nikolov et al., 2009).
Due sono le principali ipotesi per spiegare la patogenesi delle anomalie gastrointestinali nello spettro autistico (Cammarota et al., 2014; Navarro et al., 2016).
La prima suppone che le anomalie gastrointestinali siano una manifestazione di un processo infiammatorio che produce anche una disbiosi intestinale.
La seconda ipotesi considera che le anomalie gastrointestinali nell’autismo siano la conseguenza di una iperreattività neurosensoriale ai segnali addominali.
Appare quindi chiaro che, sebbene i rapporti causali siano ancora da definire in dettaglio, disbiosi del microbiota intestinale, anomalie gastrointestinali e sintomi psicofisici dell’autismo sono significativamente connesse.
Effetti della terapia con probiotici nell’autismo
Di recente, la terapia probiotica è stata definita un trattamento aggiuntivo e alternativo per l’autismo (Tas, 2018; Cekici & Sanlier, 2019).
I bambini con autismo a cui sono stati somministrati integratori probiotici per 3 mesi hanno mostrato miglioramenti nel loro microbiota intestinale, nei sintomi gastrointestinali e comportamenti autistici (Shaaban et al., 2018).
Analogamente, una combinazione di probiotici assunta da bambini autistici ha alleviato i sintomi gastrointestinali e migliorato i sintomi principali dell’autismo (Grossi et al., 2016).
A supportare questo quadro vi è anche il relativamente solido effetto dei probiotici su condizioni psicologiche come depressione e ansia (Ng et al., 2018).
In conclusione, gli autori della pubblicazione in oggetto affermano che nonostante gli incoraggianti risultati preclinici e clinici dell’integrazione di probiotici, la maggior parte degli studi clinici presenta forti limiti metodologici (numerosità dei campioni analizzati, modalità di rilevamento ed affidabilità dei questionari, orizzonte temporale preso in considerazione, standardizzazione dei probiotici utilizzati, ecc.).
In questo senso, in futuro, sono auspicabili ricerche più metodologicamente solide e popolazioni di studio più grandi per produrre risultati più affidabili.
Anche considerando tutti i limiti metodologici esposti, gli autori dello studio concludono comunque che i pazienti con disturbi dello sviluppo neurologico come l’autismo possono trarre un significativo beneficio terapeutico da una combinazione ben selezionata di probiotici.