Qual è il meccanismo alla base dell’apprendimento del linguaggio nei neonati?
Il linguaggio si sviluppa nei primi anni di vita a partire da una rete neurale complessa. La ricerca rivela che le sue informazioni fonetiche – ovvero l’insieme dei suoni che compongono una lingua, solitamente tradotti in alfabeto – potrebbero non costituire il fondamento dello sviluppo del linguaggio, in quanto apprese troppo tardi e lentamente dai neonati.
Uno studio sullo sviluppo del linguaggio nei neonati
Un gruppo di ricercatori dell’Università di Cambridge e del Trinity College di Dublino (Di Liberto et al., 2023) ha esaminato la codifica acustica dei suoni del parlato nel primo anno di vita dei bambini, attraverso misurazioni non invasive di tracciamento neurale condotte con elettroencefalogramma (EEG). I segnali di EEG sono stati raccolti in 50 neonati di 4, 7 e 11 mesi e in un gruppo di 22 adulti, mentre ascoltavano 18 filastrocche cantate da una madrelingua inglese britannica e presentate in un video. Ogni filastrocca veniva ripetuta tre volte, per un totale di 20 minuti circa di presentazione video. I neonati avevano assistito a un minimo di due ripetizioni per filastrocca.
I risultati suggeriscono che la codifica fonetica del linguaggio diventa più robusta a partire dai 7 mesi di vita, aumentando progressivamente nel primo anno di età. Al contempo, le informazioni su ritmo e accento nel parlato non solo aiutano a identificare “i confini” tra parole, ma rappresentano elementi a cui i neonati sono sensibili sin dalla nascita.
Lo studio di Di Liberto e colleghi è il primo a utilizzare dati neurali provenienti dall’ascolto di materiali tipici dell’età evolutiva, come le filastrocche appunto, per esplorare i diversi aspetti dell’elaborazione del linguaggio da parte dei neonati. Si tratta di uno studio nato all’interno del progetto di ricerca BabyRhythm, guidato dalla professoressa Usha Goswami dell’Università di Cambridge e volto a indagare le modalità di apprendimento del linguaggio e la loro connessione con dislessia e disturbi evolutivi del linguaggio. Uno studio gemello, anch’esso parte del progetto BabyRhythm, aveva evidenziato che le informazioni ritmiche del linguaggio possono essere processate dai neonati anche a 2 mesi di vita e che le differenze individuali sono in grado di predire le capacità linguistiche successive (Ní Choisdealbha et al., 2023).
Tali risultati si allineano a un filone di studi che aveva precedentemente dimostrato come la ritmica e i modelli di accento esagerato tipici delle filastrocche infantili possano costituire elementi fondamentali nella percezione del parlato e nell’apprendimento del linguaggio (Leong et al., 2017; Leong & Goswami, 2015).
Secondo U. Goswami (University of Cambridge, 2023), i neonati potrebbero utilizzare le informazioni ritmiche della lingua come una sorta di impalcatura di base, a cui aggiungere informazioni fonetiche man mano che queste vengono acquisite col passare dei mesi. Ad esempio, i piccoli potrebbero imparare che l’andamento ritmico delle parole inglesi è tipicamente forte-debole, come nel caso di “dad” e “mum”, e utilizzare questo modello ritmico per indovinare dove termina una parola e inizia la successiva, mentre ascoltano il linguaggio parlato. Per tale ragione, secondo la docente e ricercatrice, i genitori dovrebbero insegnare il linguaggio ai propri bebè attraverso canzoncine e filastrocche ritmate.
Dopotutto, il ritmo rappresenta una caratteristica universale di ogni lingua del mondo. Questo potrebbe suggerirci che siamo biologicamente programmati per enfatizzare tale aspetto quando parliamo ai bambini (University of Cambridge, 2023).