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La frequenza delle sedute, e non la quantità, è ciò che conta

Uno studio ha indagato quale variabile tra quantità e frequenza delle sedute di psicoterapia per la depressione ha un ruolo decisivo in termini di efficacia

Di Linda Confalonieri

Pubblicato il 27 Set. 2024

Psicoterapia e depressione negli adulti

Uno studio recente pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Affective Disorders ci fornisce nuovi spunti per individuare modalità di erogazione della psicoterapia più efficaci per il trattamento della depressione negli adulti, partendo da indicatori di base: la quantità e la frequenza delle sedute di psicoterapia. In particolare, i ricercatori si sono chiesti se e come, indicatori sulla quantità e sulla frequenza delle sedute potessero correlarsi agli esiti dei trattamenti in termini di efficacia. 

Ebbene, i risultati della meta-analisi suggeriscono che la variabile chiave in grado di impattare maggiormente sull’efficacia dei trattamenti psicoterapici è rappresentata dalla  frequenza delle sedute, e non tanto dalla quantità totale di tempo speso facendo psicoterapia.  

Frequenza delle sedute e diagnosi di depressione

La depressione permane ad oggi una delle maggiori sfide per la salute pubblica a livello globale. Studiare le condizioni di erogazione (in termini di quantità e frequenza delle sedute) che facilitano la massimizzazione dell’efficacia della psicoterapia per trattare i disturbi depressivi assume grande rilevanza per migliorare la pratica clinica e la distribuzione delle risorse in termini di salute pubblica. 

Lo studio di Ciharova e colleghi (Ciharova et al., 2024) ha utilizzato dati derivati da 176 trial clinici randomizzati che comparavano interventi di psicoterapia individuale svolte in presenza (face to face) con condizioni di controllo. Gli interventi di psicoterapia erano rivolti a pazienti adulti con diagnosi di depressione (la meta-analisi ha escluso ricerche che prevedevano terapie di gruppo, terapie svolte attraverso telefono e interventi di auto-aiuto). Il campione totale ha incluso circa 15.000 partecipanti. 

Per analizzare i dati, i ricercatori hanno utilizzato la meta-regressione come metodo di analisi statistica, allo scopo di approfondire possibili correlazioni tra gli effetti dei trattamenti e alcune caratteristiche degli stessi, quali ad esempio il numero totale di sedute erogate, la durata del trattamento, il tempo totale di psicoterapia e il numero di sedute settimanali (frequenza settimanale).

I risultati della ricerca sulla frequenza delle sedute di psicoterapia

Dai dati non è emersa una correlazione significativa tra il numero delle sedute di psicoterapia, la durata totale di contatto con il terapeuta e l’efficacia del trattamento: quindi, per il paziente adulto con diagnosi di depressione passare più tempo in terapia non è necessariamente correlato a migliori risultati terapeutici. 

Invece, lo studio dimostra una solida e significativa relazione tra la frequenza delle sedute (in termini di numero di sedute per settimana) e l’efficacia del trattamento. Questo significa che aumentare la frequenza delle sedute, da una a due alla settimana, è associato a un miglioramento significativo nei risultati delle psicoterapie per i pazienti adulti depressi coinvolti nelle ricerche analizzate. Questi dati sembrerebbero suggerire una proposta di psicoterapie che prevedano sedute più frequenti e ravvicinate all’interno di periodi di tempo più ristretti rispetto a una diluizione delle stesse. 

In altre parole, sedute più frequenti, condensate in un periodo di tempo minore, potrebbero essere una modalità di erogazione più efficace per il trattamento della depressione negli adulti rispetto a un maggior numero di sedute ma meno frequenti (una volta alla settimana). 

Ad ogni modo, gli autori della meta-analisi raccomandano cautela anche rispetto alla generalizzabilità di questi risultati. E sottolineano la natura osservazionale e non causale dei risultati emersi. Infatti, auspicano che studi futuri possano indagare al meglio la relazione tra frequenza di erogazione e outcome dei trattamenti, comparando direttamente gli effetti di diverse frequenze di erogazione della psicoterapia all’interno di trial clinici randomizzati con ampi campioni di soggetti, focalizzandosi anche sull’evoluzione dei sintomi nel corso dei trattamenti.

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