Chi è lo psicologo di base?
Lo psicologo di base risulta una neo-figura strategica collocata nell’ambito della prevenzione e della promozione del benessere mentale, secondo un modello di intervento sinergico e multidimensionale.
Il 17 Giugno 2024, presso il complesso Studium 2000 (Unisalento – Lecce), si è tenuto il convegno “Psicologia di base: linee programmatiche e prospettive di sviluppo”.
Il convegno è stato organizzato dall’Università del Salento, in collaborazione con l’Università di Bari e di Foggia, l’Associazione Italiana di Psicologia (AIP) e ASL LE, con la collaborazione dell’Ordine delle Psicologhe e degli Psicologi della Regione Puglia.
Scopo dell’articolo è informare il lettore sulle funzioni relative alla figura dello psicologo di base, descrivendone le possibili traiettorie di sviluppo emerse e discusse.
Interventi introduttivi sullo psicologo di base
Ad aprire l’evento è la Presidente del Consiglio Regionale pugliese, Loredana Capone, che ha subito ribadito come, nonostante esista già una legge che legittimi lo psicologo di base (15 Giugno 2023, n.11), essa non abbia ancora trovato attuazione e risvolto pratico (in merito sono stati presentati una serie di ricorsi – che esulano dall’interesse di questa sede; per il lettore che voglia approfondire si rimanda alle voci in sitografia). Nel sottolineare quanto detto, la presidente Capone ha ricordato come, per mezzo della legge, le famiglie e le persone potrebbero avere un accesso universale al benessere psicologico – in linea con la Costituzione. Ha poi sottolineato essere già state disposte altre misure di tipo pubblico (ad es. il bonus psicologico) ma di natura provvisoria, precaria e di esclusivo taglio clinico-psicoterapico.
La presidente Capone ha evidenziato come, nei territori più periferici e nelle fasce più adulte della popolazione, prendersi cura della salute mentale oggi rappresenti ancora un tabù e uno stigma – una premessa di senso, questa, che contribuirebbe a ostacolare ulteriormente l’accesso agli interventi di bassa intensità. È importante pertanto – sintetizzando l’invito della Presidente – uscire fuori dalla rete accademica e professionale, giungendo nei luoghi di prossimità quotidiani, familiari e usuali per coinvolgere e incontrare le comunità. L’idea sarebbe quella di diffondere capillarmente una cultura psicologica che non sia scotomizzata dal contesto e ridotta al solo intervento sintomatico, bensì che abbracci un agire di tipo sociale, partecipativo e affettivo.
Successivamente, a intervenire è stato Fabio Pollice (Rettore dell’Università del Salento) che ha chiamato la platea ad una stimolante riflessione “Perché abbiamo bisogno dello psicologo di base? Perché – risponde – abbiamo bisogno di comprendere da dove nasca il disagio, tale poi da arginarne le condizioni predisponenti”.
In una logica, a detta di chi scrive, di tipo bottom-up, con un taglio di ricerca ed azione che altrove non potrebbe svolgersi se non nei luoghi umani di vita, nelle agorà socio-affettive, il ruolo centrale della figura dello psicologo di base, secondo Pollice, sarebbe quello di intercettare i bisogni: essere prontamente attrezzati.
E se è nelle trame delle relazioni che nasce il disagio, allora è sull’investimento e sul potenziamento delle stesse che dovrebbe prender voce il mandato di uno psicologo così delineato, con l’obiettivo ultimo di restituire una persona alla comunità, intervenendo sull’una e sull’altra.
In sintesi, compito implicito dello psicologo di base sarebbe inevitabilmente quello di risignificare il sistema dell’assistenza socio sanitaria, soprattutto nella sua prima componente – quella sociale.
A prendere concisamente la parola è stato poi il Prof. Longo che, in veste di sociologo e Direttore del Dipartimento di Scienze Umane e Sociali Unisalento, ha riconosciuto come l’intervento psicologico abbia un ruolo importante e diffuso, tuttavia – allo stato attuale – pare esser ancora fruibile in maniera limitata, a causa di vincoli sociali ed economici. Tale status sarebbe in contrasto con l’idea centrale della modernità, secondo cui tutti gli umani sono uguali, degni di pari diritti; fondamento, quest’ultimo, che dovrebbe animare lo spirito universalistico della sanità pubblica, corroborando e legittimando il ruolo stesso dello psicologo di base.
Se da un lato, dunque, vi sarebbe indubbiamente bisogno di potenziare l’intervento psicologico, dall’altro, sarebbe bene auspicare – precisa il sociologo Longo – che lo stesso non monopolizzi gli interventi sulle comunità – intendendo il disagio mentale come risultato di una catena complessa di scollamenti sociali, di reti umane talvolta al collasso. Un intervento, in altre parole, che ha sottolineato il valore della cooperazione sociale in ambito umano e lavorativo.
L’intervento di Sergio Salvatore, in doppia veste di Presidente dell’Associazione Italiana di Psicologia e di coordinatore del comitato scientifico, ha messo in evidenza i tre motivi d’interesse strategico per lo psicologo di base; il suo ruolo infatti:
- Rappresenta un investimento su una funzione psicologica, in quanto tale, inedita e potenzialmente generativa. La funzione prima dello psicologo di base dovrebbe puntare alle determinanti preventive, implementando una visione della psicologia che sappia accogliere il disagio mentale sin dalla propria dimensione marginale – in altre parole, che non miri agli effetti ma alle cause prime; al contempo, un agire che non si sovrapponga a quello – altrettanto importante – psicoterapico, bensì che ne acquisisca altrettanta peculiare specificità.
- Impone di ripensare al sistema pubblico non solo come mero erogatore di prestazione, bensì come ad un welfare che sappia prendersi cura attivamente di un bene valoriale e collettivo: un benessere psicofisico progettuale e, in tale accezione, che non si regga su bandi a scadenza ma su un ruolo socio-sanitario preciso e stabile.
- “Le linee guida dello psicologo di base proposte nell’ambito della Regione Puglia sono rivoluzionarie” – asserisce Salvatore – per lo sviluppo dei sistemi e degli individui. Pertanto, sarebbe compito primario degli psicologi interpretarne i bisogni progettuali, definire le traiettorie maggiormente proficue, rispondendovi in maniera efficace e valorizzandone gli interventi.
Da sinistra: Venuleo, Pollice, Capone, Salvatore, Longo
Razionale, background teorico e target dello psicologo di base
Sul background teorico ha preso la parola la Prof. Claudia Venuleo, coordinatrice del gruppo di lavoro interateneo sullo psicologo di base – Unisalento, delineandone, a partire dalla legge n.11 del 15 Giugno 2023, le modalità condivise di attuazione.
La riduzione del disagio, la prevenzione e la promozione della salute: sono queste le principali funzioni primarie connesse alla nascente figura professionale qui discussa – a livello micro e macro, individuale e collettivo; suddetti compiti, sono da contestualizzare in un framework di bassa intensità e di veloce presa in carico; il fine sarebbe quello di intercettare ed interpretare prontamente, mettendosi in ascolto attivo, la domanda di senso.
Nel PNP (Piano Nazione della Prevenzione) 2020-25 – ha ricordato la prof.ssa Venuleo – la salute “pare essere considerata come il risultato di uno sviluppo armonico e sostenibile dell’essere umano con l’ambiente e la natura – in un’ottica bioecologica” (Bronfenbrenner, 1974).
Un’idea di salute, questa, intesa come proprietà emergente di un processo in cui i contesti familiari, scolastici e di vicinato giocherebbero un ruolo protettivo cruciale. Difatti, setting caratterizzati da un alto supporto socio-emotivo riducono lo scompenso dei disturbi mentali (Bonanno & Mancini, 2011).
Le comunità, setting primario dello psicologo di base, sono veicolo primario di resilienza. D’altronde – aggiunta di chi scrive – i legami umani supportivi e stabilmente responsivi, insegna la teoria dell’attaccamento, si sono dimostrati essere un fattore protettivo dai disturbi mentali e dallo stress (Darling et al, 2019).
Il luogo di intervento dello psicologo di base è rappresentato, di conseguenza, da tutti i luoghi formali ed informali in cui costruire attivamente senso e significato alla quotidianità, secondo le modalità specifiche descritte nella legge (per i dettagli si rimanda alla sitografia).
E se la chiave d’accesso alla salute non risiederebbe nel singolo – ma nel sistema – l’intervento dovrebbe reggersi sui setting multipli (supersetting), vale a dire, cooperando in maniera multidimensionale e sinergica – avendo a cuore il lato informativo, formativo e quello dell’intervento.
Sarebbero queste le coordinate fondanti l’operato dello psicologo di base.
Le funzioni dell’intervento dello psicologo di base e la sua formazione
A prendere la parola, poi, è stata la Dott.ssa Maria Nacci, in qualità di psichiatra e Direttrice Sanitaria dell’ASL di Lecce, la quale ha evidenziato – insieme al Dott. Rossi – come la prevenzione, nonostante si racconti essere l’approccio primario degli interventi, al momento, è subordinata ad interventi di tipo terziario, prevalentemente atti a gestire le cronicità. Pertanto, è in questa lacuna che acquisterebbe pieno senso l’agire dello psicologo di base.
“Le manifestazioni degli individui sono il punto terminale di un processo sistemico” – aggiunge ancora il Prof. Sergio Salvatore – che ha definito il ruolo dello psicologo di base come “altro” rispetto a quello dello psicoterapeuta, che per forma mentis parrebbe essere iperspecializzato e, dunque, meno trasversale. La sfida sarebbe quella di non ricondurre esclusivamente questa figura a quella dello psicoterapeuta, ampliando di fatto la nicchia e il ventaglio dei target di intervento.
Si è aperto così il capitolo circa le competenze e i compiti annessi al ruolo dello psicologo di base; la Prof.ssa De Caro e la Prof.ssa Petito hanno dunque descritto l’intervento dello psicologo di base come focalizzato, basato su una cornice di strumenti comuni e rigorosi, mirato a coordinare, informare, orientare. Tale intervento si esplica potenziando le connessioni stesse tra i servizi territoriali e alleggerendo l’accesso ai pronto soccorso diagnosticando e discriminando la richiesta impropria di prestazioni medico-sanitarie (si pensi ad es. ai sintomi somatoformi).
Funzione altrettanto importante sarebbe quella di promuovere la compliance nel processo di cura tra medico e paziente, puntando sulla relazione – vale a dire – sulle riparazioni e sulle rotture dell’alleanza terapeutica (fattore aspecifico di efficacia relazionale, in senso lato; Barofsky, 1978). Inoltre, il suo campo di consulenza sarebbe quello della promozione del benessere lavorativo/professionale.
A prendere la parola è stata poi la prof.ssa Terri Mannarini che ha descritto come ulteriore task dello psicologo di base quello di attivare e potenziare le reti formali e informali, tra servizi e reti professionali con gli stakeholder, secondo un empowerment reciproco e una crescita del singolo, della famiglia e della comunità.
Ancora, il Commissario Straordinario dell’Ordine delle Psicologhe e degli Psicologi della Regione Puglia, il Dott. Luigi Palma, ha delineato in maniera approfondita le funzioni a carico dell’osservatorio regionale dello psicologo di base, organismo indipendente costituito ad hoc con azione di controllo e programmazione circa l’operato della figura in oggetto.
Il prof. Alessandro Taurino ha discusso circa le competenze abilitanti e necessarie a svolgere il ruolo di psicologo di base, alcune tecniche settoriali e altre di interfaccia inerenti anche la normativa dei contesti organizzativi locali – a conferma del taglio sistemico e sinergico della prospettiva da cui è necessario che il ruolo di uno psicologo, così fondato, operi – abbracciando, dunque, un’ottica di competenze non strettamente psicoterapiche ma, non per questo, meno qualificate e meno complesse.
A seguire, l’intervento del Dott. Carlucci, mirato al concetto di “Validazione” degli interventi dello psicologo di base, sia in senso psicometrico che nell’accezione che M. Linehan ne fa del termine (1997); in tal senso, studiare e validare un dato numerico, inerente l’intervento dello psicologo di base, vorrebbe dire comprenderne la logica sottesa e la sensatezza, al fine di rinforzarne e amplificarne l’impatto e la portata nel contesto in cui esso si realizza.
Sulla scia tracciata dall’intervento di cui sopra, si è mosso l’intervento del Dott. Iuso, che ha dettagliato i diversi modelli di servizio connessi al ruolo dello psicologo di base.
Sono intervenuti a seguire il Dott. Esposito e il Dott. Dell’Anna (ASL Le) con l’obiettivo di condividere in maniera pragmatica una interessante esperienza pilota basata sulla collaborazione tra Psicologo di Base ed Medico di Medicina Generale (si rimanda alla relativa sitografia) presso il distretto di Galatina sull’onda del modello Solano (2011), che ha dimostrato la sua efficacia in termine di costi/benefici sul SSN.
A conclusione del convegno, in maniera focale e puntuale, è intervenuta nuovamente la coordinatrice Prof.ssa Claudia Venuleo, la quale ha ricordato che un intervento apparentemente così sfaccettato e diversificato – come quello descritto – sia in verità unificato dal suo nucleo centrale: l’agire in chiave relazionale. È solo tale valore a far sì che l’obiettivo di promuovere il Ben-Essere divenga possibile ma, soprattutto, sostenibile.
Lo psicologo di base: una figura fondamentale per le comunità
Lo psicologo di base risulta una neo-figura strategica collocata nell’ambito della promozione, della prevenzione e dell’intervento multidimensionale, orientata ad aumentare la sinergia dei network sociali. Citando nell’ordine il Progetto di Legge presentato nel 2020 dall’Assemblea Legislativa dell’Emilia Romagna, relativo all’istituzione del servizio di psicologia di base e la Legge Regionale n. 11/2023 della Regione Puglia, concludiamo ricordando quanto segue:
Il servizio di psicologia di base è finalizzato a:
- intercettare e diminuire il peso crescente dei disturbi psicologici della popolazione, costituendo un filtro sia per i livelli secondari di cure sia per il pronto soccorso;
- intercettare i bisogni di benessere psicologici che frequentemente rimangono inespressi dalla popolazione;
- organizzare e gestire l’assistenza psicologica decentrata rispetto ad alcuni tipi di cura;
- realizzare una buona integrazione con i servizi specialistici di ambito psicologico e della salute mentale di secondo livello e con i servizi sanitari più generali;
- intercettare e gestire le problematiche comportamentali ed emotive derivate dalla pandemia Covid-19;
- favorire lo sviluppo e la diffusione della cultura della salute e la sensibilizzazione sulle tematiche attinenti all’adozione di comportamenti e stili di vita salutari;
- promuovere il benessere psicologico;
- prevenire la cronicizzazione di un’ampia serie di disturbi intervenendo adeguatamente in una fase molto precoce.
Lo psicologo di base intercetta il peso crescente dei disturbi psicologici della popolazione che frequentemente rimangono inespressi e i bisogni di benessere psicologico e opera prioritariamente sulle seguenti aree:
- problemi legati all’adattamento (lutti, perdita del lavoro, separazioni, malattia cronica);
- problemi legati a fasi del ciclo di vita;
- disagi emotivi transitori, sintomatologia ansioso-depressiva legati a eventi stressanti;
- sostegno psicologico alla diagnosi infausta e alla cronicità o recidività di malattia;
- scarsa aderenza alla cura;
- richiesta impropria di prestazioni sanitarie;
- problematiche psicosomatiche;
- supporto al team dei professionisti sanitari.
Il servizio dello psicologo di base è stato già attivato in Campania, rendendola – non con poche difficoltà – la prima regione Italiana a poter garantire tale servizio pubblico (si veda per un approfondimento il relativo link in sitografia). I risultati – dati alla mano – parlano chiaro: l’accesso al servizio è in costante aumento, suggerendo una sua legittimazione stabile per mezzo di una legge nazionale, tale che lo psicologo di base possa divenire una base sicura per le comunità.