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Microdosing e sostanze psichedeliche: a che punto sono gli studi sulla salute mentale?

Le ricerche sul microdosing delle sostanze psichedeliche nel trattamento dei disturbi psichici stanno assumendo sempre maggiore rilevanza

Di Linda Confalonieri

Pubblicato il 19 Apr. 2024

Sostanze psichedeliche: la ricerca esplora gli effetti benefici di dosi somministrate controllate

Nel 2016 venne pubblicato un articolo scientifico su una ricerca della Johns Hopkins University sugli effetti della psilocibina, il principio attivo dei cosiddetti funghi alluginogeni. In questo studio dal campione ridotto, la somministrazione di questo principio attivo sotto stretto controllo medico, aveva avuto effetti benefici nei pazienti affetti da cancro nella gestione dell’ansia e della depressione. Altri studi sulla somministrazione controllata della psilocibina – in dosaggio pieno- risultano promettenti nell’evidenziare effetti positivi nel trattamento della depressione (Carhart-Harris, R., et al. 2021). 

Le sostanze psichedeliche sono una classe di sostanze psicoattive che inducono complessi effetti comportamentali, psicologici e fisiologici principalmente attraverso l’attivazione dei recettori della serotonina 5-HT (Kuypier, et al., 2019). 

Già in passato dosi ridotte di psilocibina, anche chiamata ai tempi “fungo sacro” venivano utilizzate a scopo medico dalle comunità azteche nelle Americhe. Gli studi scientifici sugli effetti delle sostanze psichedeliche si espansero significativamente in seguito alla scoperta delle proprietà della sostanza LSD – dietilammide dell’acido lisergico da parte di Albert Hofmann nel 1943. Tra gli anni cinquanta e sessanta iniziarono ad emergere alcune osservazioni ed evidenze degli effetti delle sostanze psichedeliche sulla cognizione e sulla creatività, accanto al noto effetto allucinogeno. Tuttavia, l’unico studio di quegli anni progettato per approfondire gli effetti delle sostanze psichedeliche sul problem-solving fu interrotto nel 1966 e mai portato a termine dalla US Food and Drug administration,  in linea con la crescente preoccupazione riguardo un eccessivo uso a scopo ricreazionale di queste sostanze (Harman et al., 1966). Nel corso degli anni, e recentemente, le ricerche sugli effetti delle sostanze psichedeliche nel trattamento dei disturbi psichici stanno assumendo maggiore rilevanza come possibili trattamenti di frontiera di diverse condizioni psichiche (Belouin and Henningfield, 2018).

Il microdosing: nuove linee di ricerca?

Da circa una decina d’anni, si è iniziato a parlare di microdosing – o microdosaggio delle sostanze psichedeliche – e dei possibili effetti positivi ad esempio sulla creatività e sull’umore. Tuttavia, vi è una scarsità di studi scientifici sulla questione e non vi è un consenso unanime rispetto alla definizione di microdosing né risultati conclusivi e solidi rispetto agli effetti.  

Ma facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire dal punto di vista scientifico che cosa si intende per microdosing. “Microdosing” – in Italiano traducibile con “microdosaggio” può essere definito come  l’assunzione di una dose che varia dal 5 al 10% di una dose intera di una sostanza psichedelica, comunemente l’LSD o psilocibina, come una modalità per ingenerare ipotetici effetti benefici sulla salute mentale senza indurre effetti allucinogeni, psichedelici e di alterazione della coscienza tipici delle dosi intere. La microdose viene assunta ripetutamente ogni 3-4 giorni (Kuypers, et al, 2019). 

Il microdosing di questa tipologia di sostanze potrebbe andare a costituire quindi una nuova linea di ricerca, che si differenzia dai trial che analizzano gli effetti delle dose intere (“macrodoses”) delle sostanze psichedeliche. Di fatto, dal punto di vista scientifico moltissime questioni sono tuttora ancora da definire e da esplorare, a partire dalla definizione, dalla sicurezza e dagli effetti e meccanismi di azione del microdosaggio delle sostanze psichedeliche.

Il fenomeno del microdosing fai da te

Il microdosing delle sostanze psichedeliche si sta diffondendo in certi ambienti di lavoro, sostenuto dalla credenza che tale pratica possa ottimizzare le performance, la creatività, l’attenzione e l’umore. Credenza sostenuta da diversi racconti aneddotici entusiastici, che tuttavia trascurano i lati negativi e i rischi di questa pratica. 

Una survey pubblicata recentemente (Hutten et al., 2019) ha approfondito le motivazioni e i potenziali effetti negativi soggettivamente riportati da un campione di circa 1000 persone che in alcune occasioni hanno utilizzato microdosaggi di sostanze psichedeliche, in particolare microdosi di LSD e psilocibina. I risultati hanno evidenziato che la maggior parte dei partecipanti ha riferito di utilizzare le microdosi per migliorare le performance; un quinto dei soggetti ha riferito effetti negativi che non hanno rappresentato però una ragione per sospenderne l’assunzione. 

Anche secondo altri studi le motivazioni principali che sostengono il microdosing di sostanze psichedeliche sono la stimolazione della produttività, l’aumento della concentrazione, dei livelli energetici, della creatività e dell’umore (Johnstad, 2018Polito and Stevenson, 2019).  

Tra gli effetti negativi dell’assunzione dei microdosaggi, i soggetti ne riferiscono alcuni, sia a livello psicologico che fisiologico, tra cui ansia ed emicrania (Johnstad, 2018). Inoltre, alcuni effetti negativi possono essere il rischio di un’assunzione accidentale eccessiva di sostanza che indurrebbe quindi fenomeni allucinatori e alterazioni dello stato di coscienza; alcuni ricercatori ipotizzano inoltre che l’assunzione ripetuta di microdosi di sostanze psichedeliche possa mettere sotto stress la funzionalità cardiaca. 

Tuttavia, i trial scientifici controllati si discostano dalle visioni soggettive e autoriferite degli utilizzatori dei microdosaggi. Ad esempio, uno studio di Yanakieva et al. (2018) non ha riscontrato cambiamenti significativi nei livelli di concentrazione che veniva riportata dai soggetti, confrontando gli effetti acuti di 3 somministrazioni di microdosi di LSD con una condizione placebo. Altri studi recenti che hanno utilizzato trial clinici controllati (Marschall et al., 2022; Szigeti, B. et al. 2021; de Wit, et al., 2022) suggeriscono che gli effetti positivi che le persone esperiscono con il microdosing sarebbero effetti placebo. In entrambe le ricerche, i partecipanti sono stati divisi in soggetti che hanno ricevuto microdosi reali di sostanza o una sostanza placebo. Al termine della sperimentazione, durata diverse settimane, i partecipanti di entrambe le condizioni riferivano effetti positivi senza alcuna differenza statisticamente significativa. Nello studio di Szigeti et al. del 2021 i soggetti non riferivano effetti benefici se, pur avendo assunto microdosi di sostanze psichedeliche, veniva loro detto che si trattava di un placebo. 

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Redattrice di State of Mind

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