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UNdone (2019) – Recensione

A seguito di un incidente d'auto Alma, la protagonista di UNdone, realizza di aver slatentizzato un insolito potere: modificare lo spazio-tempo

Di Angelo Valente

Pubblicato il 13 Mar. 2024

UNdone

In un tedioso pomeriggio festivo, in cui si cerca di rimanere in bilico tra un po’ di meritato relax e il recupero di qualche buona ispirazione per l’imminente inizio della settimana, Undone è stata la principale forma di intrattenimento capace di catalizzare le attenzioni in merito a temi che, per psicologi o aspiranti tali, possono indubbiamente elicitare una nota pregiata di interesse verso la percezione di un tema tanto delicato come la malattia mentale. Lo spirito creativo dell’opera, concepito dall’estro di Raphael Bob-Waksberg, creatore di BoJack Horseman, teletrasporta lo spettatore in un viaggio eccentrico, formativo e avvincente nell’arco complessivo di sole due stagioni, girate esclusivamente tramite tecnologia rotoscopica. Per chi non lo sapesse, questa tecnica consiste nell’andare a “ricalcare stilisticamente”, in un secondo momento, le immagini filmate a ripresa conclusa. Ed è proprio questo dettaglio a rendere la visione innovativa, senza abbandonarsi alla percezione di guardare un’opera eccessivamente arrovellata in effetti scenici fini a sé stessi. Il focus preferenziale si estende infatti in quella che dovrebbe essere la realtà personalmente vissuta da Alma, la protagonista della trama che, a seguito di un incidente automobilistico, realizza di aver slatentizzato un insolito potere: modificare lo spazio-tempo. Ben presto, la giovane realizzerà a chiare lettere quanto questa situazione risulti salvifica per fuggire dalla monotonia di una quotidianità stringente, cominciando quindi ad indagare sulla morte del padre, avvenuta anni addietro in circostanze non del tutto chiare. 

La malattia mentale raccontata in UNdone

Ciò che crea salienza all’interno di questa vicenda insolita è, in primo luogo, la potente influenza dei pochi personaggi, che però ruotano con insistenza attorno allo svolgimento di ogni singolo momento esplicativo e risolutorio della storia. Altro fattore non trascurabile è la schizofrenia di cui la protagonista è affetta da tempo, e che ha sempre cercato di curare farmacologicamente, onde evitare gravi recidive sintomatologiche che potrebbero favorire condotte atte a compromettere seriamente i suoi livelli di autonomia. Una svolta decisiva per la sua vita arriverà proprio a concezione del fatto che probabilmente, proprio come sua nonna, è in possesso di un grande potere che solo attraverso un esercizio costante riuscirà a padroneggiare senza errori di sorta. Tuttavia, per quanto la serie sia in un qualche modo collegata a temi di attinenza psicologica, il messaggio prioritario non ruota tanto attorno al tema della psicopatologia, quanto invece alle configurazioni di senso che ogni persona può potenzialmente attribuire alla realtà che, al di là delle alterazioni biologiche di ognuno, non è e mai potrà essere la stessa per tutti. Alma viene propriamente catapultata all’interno di un viaggio nel quale capirà ben presto quale sia la reale differenza tra l’evasione da una realtà a volte priva di senso e il percorso di risignificazione personale per arrivare ad accettarla. Undone descrive indubbiamente la patologia di Alma attraverso i suoi occhi, con l’intento di sollevare dei quesiti di carattere sociologico e culturale: cos’è per davvero la realtà? In che modo questa si stanzia per noi e per gli altri? Come riporta in diversi episodi il padre di Alma, basta solo pensare che, tempo addietro, uno sciamano appartenente a una tribù veniva referenziato alla stregua di ogni esponente di onore socialmente riconosciuto, mentre ad oggi non solo non verrebbe minimamente considerato attendibile, ma verrebbe anche considerato mentalmente instabile. Da qui è possibile già aprire un’enorme parentesi discorsiva su quali siano in realtà i reali confini culturalmente attribuiti alla malattia mentale e al cosiddetto funzionamento normotipico dell’individuo, attraverso una serie di eventi dal tono surrealistico e colmo di riflessioni ancora vivide per il nostro tempo. La serie porta a galla diverse tematiche calde interconnesse tra loro, cercando di mettere in discussione il ruolo delle etichette diagnostiche e degli stereotipi in merito al contributo (solitamente concepito come una limitazione, oltre che un pericolo) che una persona come Alma può apportare all’interno della società, forte di un approccio stilistico che fa dell’autonarrazione un mezzo supportivo per giungere alla creazione di una visione coerente del mondo, indispensabile per trovare le propria verità imparando a conviverci.

Il trailer di UNdone

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