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“Apriti Cuore”: Lucio Dalla ci esorta a non trascurare le emozioni e ad aprirci al sentire

Apriti Cuore, capolavoro di musica e parole, è un brano di Lucio Dalla, incredibilmente intenso ed emozionante

Di Giulia Campanale

Pubblicato il 01 Mar. 2024

Ricordando Lucio

Nella prima settimana di marzo celebriamo con nostalgia il ricordo di Lucio Dalla con due importanti anniversari e ricorrenze, quello della sua nascita (4 marzo 1943) e quello della sua morte (1 marzo 2012), quando se n’è andato improvvisamente e in silenzio, un po’ come cantava nella sua Cara: “Buonanotte, anima mia. Adesso spengo la luce, e così sia”.

Leggendario artista bolognese dall’animo sensibile e dalla mente geniale, poeta ancora prima che cantante, il grande Lucio riesce ancora oggi a far tremare il cuore di tutti noi grazie alla sua musica immortale, capace di trascendere il tempo e lasciare la magia. Sono tanti i capolavori musicali intramontabili che ci ha regalato, da La sera dei miracoli a Stella di mare, da Futura a Le Rondini, da Anna e Marco a Canzone, e ancora da Come è profondo il mare a Piazza Grande. Ogni brano è poesia e riesce a far vibrare corde diverse dell’anima con una delicatezza intelligente propria di chi – oltre che un immenso artista – è prima di tutto un grande uomo, cantore appassionato della ricerca del senso della vita.

“Apriti cuore”

Capolavoro di musica e parole è anche Apriti cuore, un brano del 1990 forse tra i meno noti di Lucio, ma incredibilmente intenso ed emozionante. 

Non ti sento, non ti sento, da troppo tempo non ti sento”, dice nei primi versi Lucio parlando direttamente al suo cuore, culla dei sentimenti, ed esortandolo a non celarsi (“non stare lì in silenzio senza dir niente”). 

Quante volte ci teniamo distanti dai nostri sentimenti e li imprigioniamo per lasciare spazio unicamente alla razionalità? Quante volte la vulnerabilità delle emozioni ha fatto vacillare il nostro senso di forza e di controllo, convincendoci che la ragione, fredda e lucida, fosse l’arma migliore?

Quante volte, come Lucio, avremmo voluto buttare via il nostro cuore (“ho perfino pensato in questa notte di ottobre di buttarti via”) per annullare i sentimenti e trascurare i suoi impulsi?

Il brano nasce indubbiamente da una importante presa di consapevolezza dell’autore, il quale desidera una sincera riconnessione emotiva con il suo cuore dopo essersi allontanato da lui per troppo tempo, tenendolo addirittura lontano dalla gente durante “giorni passati senza un gesto d’amore, con i falsi sorrisi e le vuote parole”.

Egli riconosce l’importanza di ascoltarsi dentro e di prendersi cura della propria vita emotiva, perché il cuore “non è un calcolo freddo e matematico” ma è “come un bimbo libero”, il cui battito sfugge alla logica per abbracciare lo spettro di emozioni diverse che si originano da ogni esperienza (“lui non sa dov’è che va, sbaglia, si ferma, e riprende”).

E d’altronde è proprio così, no? Quante volte ci sembra di stare sulle montagne russe e di vivere la nostra vita a ondate emotive? È facile e quasi automatico desiderare di non sentire dolore, paura, rabbia e fatica per aprirsi solo alle emozioni più “comode”, come la gioia, la pace e il piacere (“sono io che non sento e per paura di ogni sentimento, cinico e indifferente, faccio finta di niente?”). Restare dentro alla scomodità e al fastidio di certe emozioni è difficile, e si ha la tendenza a fuggire, ad allontanarsi, a non concedersi la possibilità di esplorarsi e nuotare in questo sconosciuto mare emotivo. Eppure la partita con il cuore deve essere sempre aperta: prendersi cura di sé stessi è un viaggio tanto faticoso quanto gratificante, che inizia proprio imparando a conoscere e riconoscere i nostri sentimenti, abbracciandone ogni sfumatura e allenandoci ad aprirci autenticamente al nostro sentire. Serve indubbiamente coraggio, ma non è una coincidenza che l’etimologia di questa parola derivi dal latino coratîcum, che significa proprio “avere cuore”.

Il ritornello del brano, infatti, sembra poi sfociare in una supplica-promessa che viene dal profondo, quella di cambiare per tornare a sentire e permettere alle emozioni di rifiorire dopo l’inaridimento causato dalla supremazia della ragione (“cambierò, cambierò, apriti cuore ti prego, fatti sentire.”) e da futili bramosie quotidiane (“lascia stare il potere, il denaro, che non è il tuo Dio”).

Non si sa, in definitiva, se questo cuore si sia effettivamente aperto oppure no. Forse era nelle intenzioni di Lucio lasciare un’incognita sull’epilogo della vicenda per esortare ogni ascoltatore a incamminarsi nel proprio viaggio di esplorazione emotiva. L’invito è quello di lasciare entrare tutto e di imparare ad amare qualsiasi cosa sentiamo: ogni emozione, dalla più piacevole alle più faticosa, è infatti portatrice di energia utile e preziosa per la nostra vita, perché aprire il cuore significa aprirsi al sentire, e aprirsi al sentire significa aprirsi al vivere.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Dalla L. (1990), Apriti Cuore. Cambio.
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