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Accudimento invertito

Nell’accudimento invertito i ruoli del figlio e del genitore si scambiano, il bambino in qualche misura si adultizza e si responsabilizza eccessivamente

Di Linda Confalonieri

Pubblicato il 22 Mar. 2024

L’accudimento nella relazione genitori-figli

L’accudimento invertito è l’espressione usata in psicologia per identificare una modalità particolare di accudimento, ovvero una modalità in cui il bambino si prende cura dei bisogni del genitore, generalmente iper-responsabilizzandosi nella relazione con la figura di accudimento. Ma facciamo un passo indietro.

Che cosa è il sistema di accudimento e attaccamento

Il sistema di accudimento è finalizzato a fornire protezione e supporto ad altri individui che si trovano in uno stato di bisogno. Le emozioni che si attivano in relazione al sistema di accudimento sono ansia/preoccupazione, compassione, e colpa in caso in cui non venga messo in atto un comportamento di accudimento

Secondo la teoria dell’attaccamento, nell’uomo è presente una tendenza innata a ricercare la vicinanza con la figura d’attaccamento (es. i genitori) in situazioni di pericolo, stress e solitudine: il comportamento d’attaccamento consiste quindi nella ricerca di un caregiver in grado di accudire e proteggere. 

Il sistema di attaccamento e accudimento sono complementari, poiché il secondo si attiva in risposta ai segnali di bisogno dell’altro per offrire cura, accudimento e supporto, in primis nella relazione tra neonato/bambino e genitore/caregiver. 

Evolutivamente il sistema attaccamento-accudimento è fondamentale per assicurare la sopravvivenza del piccolo e in generale per la conservazione della specie. Nei primi mesi di esistenza, il cucciolo dell’uomo nasce e permane in una condizione di estrema dipendenza dal caregiver per la soddisfazione dei bisogni primari e per la propria possibilità di sopravvivenza. Nell’ambito della relazione tra il bambino e il caregiver/figura genitoriale si strutturano quindi modalità di interazione e relazione, in cui entrambi gli attori della relazione svolgono ruoli attivi, da una parte segnalando i bisogni (anche primari) di accudimento e richiamando attenzione, vicinanza e contatto del caregiver, dall’altro offrendo accudimento e soddisfazione in risposta ai segnali e ai bisogni del bambino.

L’accudimento invertito

Nell’accudimento invertito si verifica una sorta di inversione dei ruoli di attaccamento-accudimento, e il bambino tende a prendersi cura del caregiver, iper-responsabilizzandosi e assumendo in qualche misura funzioni genitoriali nei confronti di quella che dovrebbe essere la figura di riferimento. Nell’accudimento invertito il bambino sviluppa un modello comportamentale chiamato “inversione di ruolo” (Macfie et al., 2015): i ruoli del figlio e del genitore si invertono, il bambino in qualche misura si adultizza e inizia a sviluppare e mantenere un elevato livello di responsabilizzazione e attenzione alla soddisfazione dei bisogni dell’altro. Il bambino coinvolto in dinamiche di accudimento invertito si mostra forzatamente autonomo e indipendente, in taluni casi sopprimendo o ignorando i propri bisogni e vissuti emotivi. L’altro può essere rappresentato come assente, fragile, poco affidabile, bisognoso, trascurante. Tuttavia, l’iper accudimento e l’iper responsabilizzazione, in una dinamica di inversione di ruolo, rappresentano quasi una modalità di sopravvivenza finalizzata al mantenimento della relazione con la figura di riferimento, generalmente si associano alla negazione dei propri vissuti emotivi con tendenza all’autosacrificio e l’idea di sé come non meritevole di amore incondizionato. 

Alcuni autori sottolineano che l’inversione di ruolo, in qualche misura, non è patologica di per sé in termini di responsabilizzazione dei bambini adeguata alla loro età. Diviene tuttavia patologica nel momento in cui diviene eccessiva, pervasiva e la relazione manca di reciprocità emotiva, con aspettative e richieste eccessive rispetto alle capacità e all’età del bambino (Bellow et al., 2005; Macfie et al., 2005).

Fattori di rischio per l’accudimento invertito

Secondo Macfie e colleghi (Macfie et al., 2015) vi sono alcune variabili che risultano associate all’accudimento invertito, tra cui ad esempio la presenza di conflitti coniugali, il maltrattamento, la malattia fisica e/o mentale dei genitori, una storia di perdita o trauma dei genitori. 

Ad esempio, la presenza di disturbi mentali nei genitori, quali alcolismoabuso di sostanzesintomi depressivi e ansiosidisturbo borderline di personalitàdisturbo bipolare, schizofrenia (Earley & Cushway, 2002; Mayseless et al., 2004) è un fattore associato all’inversione di ruolo in cui il genitore viene visto come fragile, sofferente, vulnerabile, in difficoltà e bisognoso di aiuto. 

Un altro fattore spesso citato in letteratura come disfunzione familiare che può innescare dinamiche riparatorie e di accudimento invertito nei figli, oltre a situazioni di maltrattamento, trascuratezza e abuso, è la presenza di conflitto coniugale, con fenomeni di triangolazione (Alexander, 2003). Con il termine triangolazione si fa riferimento a quelle situazioni in cui si chiama in causa una terza persona per diminuire o gestire lo stress nel rapporto tra due persone (es. uno dei due genitori potrebbe sfogarsi col figlio, lamentandosi dell’altro genitore, ogniqualvolta vi sia un litigio all’interno della coppia).

Accudimento invertito e sviluppo del bambino

L’accudimento invertito rappresenta quindi un fattore di rischio e vulnerabilità che può impattare sullo sviluppo psicoemotivo del bambino (Macfie et al., 2015), compromettendo lo sviluppo del sé con interferenze sui processi di individuazione. Alcuni studi evidenziano come dinamiche di accudimento invertito e inversione di ruolo patologica possano concorrere a problemi di autoregolazione in età prescolare e siano correlati ad outcome prognostici negativi in termini di salute mentale, quali ad esempio depressione, bassa autostima, sintomi psicosomatici e sintomi esternalizzanti come il disturbo della condotta (Bellow et al., 2005).

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Linda Confalonieri
Linda Confalonieri

Redattrice di State of Mind

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Alexander, P. C. (2003). Parent-Child Role Reversal: Development of a Measure and Test of an Attachment Theory Model. Journal of Systemic Therapies, 22(2), 31–44.
  • Bellow, S. M., Boris, N. W., Larrieu, J. A., Lewis, M. L., & Elliot, A. (2005). Conceptual and Clinical Dilemmas in Defining and Assessing Role Reversal in Young Child-Caregiver Relationships. Journal of Emotional Abuse, 5(2–3), 43–66.
  • Earley, L., & Cushway, D. (2002). The Parentified Child. Clinical Child Psychology and Psychiatry, 7(2), 163–178.
  • Macfie, J., Brumariu, L. E., & Lyons-Ruth, K. (2015). Parent–child role-confusion: A critical review of an emerging concept. Developmental Review, 36, 34–57.
  • Macfie, J., Mcelwain, N. L., Houts, R. M., & Cox, M. J. (2005). Intergenerational transmission of role reversal between parent and child: Dyadic and family systems internal working models. Attachment & Human Development, 7(1), 51–65.
  • Mayseless, O., Bartholomew, K., Henderson, A., & Trinke, S. (2004). «I was more her Mom than she was mine:» Role Reversal in a Community Sample. Family Relations, 53(1), 78–86.
  • Accudimento, accudimento invertito e attaccamento: quale relazione? (stateofmind.it)
  • Relazione madre-figlio: l’interdipendenza nel legame d’attaccamento (stateofmind.it)
  • Inversione di ruolo genitore-figlio: implicazioni dell’accudimento invertito (stateofmind.it)
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