expand_lessAPRI WIDGET

Slacktivism: di cosa si tratta? Quando l’attivismo online può diventare dannoso

Sostenere cause sociali tramite l’attivismo online può fornire un aiuto prezioso, ma attenzione allo slacktivism, una forma superficiale e disinteressata di supporto

Di Alessio Mantovani

Pubblicato il 14 Dic. 2023

L’attivismo al tempo dei social

Sostenere una causa socio politica manifestando il proprio supporto online può essere considerato attivismo?

Sentirsi coinvolti in maniera diretta da un avvenimento può essere un più che valido motivo per impegnarsi socialmente. Sia con interventi diretti, come per l’alluvione dell’Emilia Romagna avvenuta quest’anno, supportare le persone coinvolte andando a fornire una mano concreta con le strade allagate. Oppure, utilizzando sempre l’alluvione come esempio, un individuo può sentirsi di offrire una donazione monetaria per sostenere gli interventi necessari al ripristino della normalità. 

Con internet, la diffusione dell’attivismo online è una rapida e veloce soluzione per contribuire. Oltre al sostegno monetario, i social network permettono anche di diffondere messaggi di sostegno sul proprio profilo. Queste sono tutte azioni che possono sembrare nobili, mosse da buone intenzioni. 

Ma secondo il detto “il troppo stroppia”, anche l’impegno sociale diffuso nei confronti di molteplici cause socio-politiche può essere dannoso sia per la causa, che per chi vi partecipa. Questo costante coinvolgimento da parte delle persone in molteplici e svariate campagne di attivismo online può portare allo “slacktivism”: un sostegno digitale pervasivo e generalizzato nei riguardi di cause sociali o politiche senza alcuno sforzo o senza un vero e proprio coinvolgimento attivo. 

Il rischio di slacktivism

Quando i giornali, o i media in generale, sono colmi di notizie allarmanti e negative che non riguardano in modo diretto la persona, è possibile che si crei una sensazione di conflitto interiore. 

Uno stato in cui la notizia viene seguita da un pensiero di compassione e al contempo da una sensazione di sollievo personale nel non esserne direttamente coinvolti. È proprio questo il terreno fertile per lo “slacktivism”, una ipotetica strategia di coping per alleviare il senso di colpa, o per mostrare alla rete sociale di non essere indifferente a determinate tematiche. La partecipazione a campagne di sostegno digitali senza un reale e genuino coinvolgimento può essere poco utile, se non peggiorativo, e può promuovere atteggiamenti come lo “slacktivism”, contribuendo in maniera immediata alla necessità imminente di sensibilizzare e supportare, ma senza un vero e reale sforzo concreto per apportare cambiamenti significativi. 

A tal proposito risulta interessante riportare un’indagine (Abdalla A. et al. 2022) nella quale un campione appartenente alla generazione denominata “millennials” (ovvero coloro nati dagli anni 2000 in poi) ha affermato come l’attivismo online fosse il metodo meno efficace per apportare cambiamenti e nonostante ciò la modalità di attivismo maggiormente diffusa. 

Inoltre, i partecipanti sostenevano l’idea per cui i loro coetanei partecipassero alle cause digitali più per una ricerca di approvazione sociale più che un vero e proprio intento di fare la differenza ed aiutare in maniera concreta. 

Alla lunga, queste modalità, oltre a fornire una soluzione momentanea, ma non concreta, possono avere delle ripercussioni sugli stessi attivisti. Concentrarsi unicamente su un attivismo di facciata, sulla diffusione social del proprio supporto, può portare ad una disconnessione dalle proprie emozioni, impedendo una reale elaborazione dell’aspetto emotivo autentico, con il rischio di incorrere persino in una desensibilizzazione nei confronti del tema supportato.

Anche le connessioni sociali ne possono risentire, nel momento in cui si sceglie di aderire a cause utilizzando come unico metro di misura la desiderabilità sociale, ovvero la ricerca di approvazione da parte di terzi, creando interazioni sociali superficiali invece di interazioni genuinamente condivise ed autentiche. 

Contrastare lo slacktivism

Questo articolo non vuole in alcun modo disincentivare la partecipazione a forme di attivismo online, in quanto possono dare la possibilità di intervenire in maniera significativa ed immediata.

Quello che invece è importante tenere presente è il rischio di coinvolgersi in attività di attivismo allo scopo unico di dimostrare di essere interessati. Per contrastare lo “slacktivism” può essere utile:

  • prendere parte a cause che si ritengono realmente importanti e per le quali vi sia un reale intento di fare la propria parte evitando in tal modo di supportare campagne di attivismo unicamente per moda o per approvazione sociale. 
  • Informarsi in modo accurato, prendendosi il tempo di consultare differenti fonti ufficiali in modo da poter formare una propria opinione personale in merito. Una maggior cognizione di causa nei meriti della campagna che si intende supportare può fornire anche un maggior coinvolgimento e consapevolezza delle proprie possibilità di supporto. 

 

Si parla di:
Categorie
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
CONSIGLIATO DALLA REDAZIONE
Body positivity o body neutrality - L'Immagine corporea nei social network
Body positivity o body neutrality: un dilemma “apparente”?

I contenuti promossi dalla body positivity, focalizzandosi in ogni caso sull’apparenza estetica, potrebbero incrementare l'oggettivazione corporea. Si può promuovere allora un atteggiamento di body neutrality o body compassion?

ARTICOLI CORRELATI
Lo psicologo negli e-sports

Gli e-sports, progettati con l'obiettivo di competitività, hanno suscitato l'interesse della psicologia per i fattori psicologici coinvolti

Immagine del profilo sui social: aspetti da tenere in considerazione

Il sottile confine tra la percezione di sé e l'impressione che si vuole dare online è racchiuso nella nostra immagine del profilo

WordPress Ads
cancel