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C’è ancora un… soffitto di vetro da rompere: recensione in chiave psicologica del film di Paola Cortellesi

“C’è ancora domani” fotografa, in bianco e nero, una società che vive incastrata tra le macerie della guerra e la voglia di ricostruzione

Di Concetta Papapicco

Pubblicato il 23 Nov. 2023

C’è ancora domani

“C’è ancora domani” è il film debutto dell’attrice e sceneggiatrice Paola Cortellesi, proiettato nei cinema italiani dal 26 ottobre 2023. Paola Cortellesi interpreta Delia, una donna come tante, in una Roma post-bellica. In questo contesto storico, la sceneggiatrice fotografa, in bianco e nero, una società che vive incastrata tra le macerie della guerra e la voglia di ricostruzione. Ciò si riflette con grande maestria anche sul versante interpersonale e psicologico della protagonista, ingabbiata costantemente in un ruolo che, con forza e tenacia, tenta di scardinare.

In una lotta tra la ricostruzione di sé e l’adesione al ruolo di “donna”, la Cortellesi costruisce, intorno al personaggio principale, una stratificazione di temi sociali e psicologici, involucri del nucleo principale: l’emancipazione della donna. “Emancipazione” che lo spettatore percepisce con un tono incalzante e ben costruito secondo un processo di consapevolezza, continuamente disorientato da spostamenti emotivi che vanno dal sorriso all’inquietudine.

In particolare, come cerchi concentrici, è proprio quell’inquietudine a smuovere lo spettatore che entra in intimità con i personaggi, comprendendo che i temi trattati non sono poi così lontani dalla situazione contemporanea.

Uno degli strati che riveste l’emancipazione è proprio il rapporto inter e intrapersonale tra le donne e il lavoro. La protagonista, infatti, impegnata in diversi lavori per sottostare al regime coniugale, vede calpestati anche i diritti di lavoratrice.

– Ma se po’ sape’ perchè questo al primo giorno pijia più de me?
– Quello è omo, no?
(Tratto dal Film “C’è ancora un domani di Paola Cortellesi, 2023)

In questo semplice scambio di battute, la Cortellesi rappresenta un fenomeno spesso sotterraneo, conosciuto in italiano come “Soffitto di vetro” (Acker, 2006). Questa metafora esprime l’insieme delle barriere invisibili che ostacolano gli avanzamenti di carriera delle donne o, soprattutto, il mancato riconoscimento delle loro competenze, amplificando il già esistente gender gap (Olivetti & Petrongolo, 2016).

“C’è ancora domani”: gli spunti attuali sul gender gap

Nell’epoca contemporanea, a fronte dei cambiamenti del mercato del lavoro legati a fenomeni di apertura delle frontiere (come la globalizzazione; Papapicco & Quatera, 2021), diverse ricerche mostrano l’incidenza di alcuni fattori nell’amplificare il fenomeno del soffitto di vetro (Domínguez et al., 2019). Gli autori rilevano che un ruolo centrale è giocato dalla cultura organizzativa, influenzata dall’assenza/presenza di una rete, dalla presenza/assenza di un supporto organizzativo e dalla (im)possibilità di costruire una carriera all’estero/esterno.

Ma qual è la situazione italiana? A quanto pare, a distanza di quasi ottant’anni dal periodo post-bellico, si muovono piccoli passi nel tentativo di pareggiare il gender gap professionale. Questi tentativi, però, risultano ancora irrisori per contrastare la “segregazione occupazionale di genere” (Rosti, 2006). Nel panorama psicologico, infatti, esistono diversi costrutti per indicare lo stesso fenomeno. Dal più conosciuto “soffitto di vetro/cristallo” (Wall Street Journal, 1986), al “labirinto di cristallo” (Eagly & Carly, 2007) fino, al più recente, “Muri di Amianto” (Wittenberg-Cox, 2013), che indicano un consistente spreco di talento femminile.

Per fronteggiare tale fenomeno multisfaccettato e altrettanto sotterraneo, l’orientamento attuale della psicologia del lavoro e delle organizzazioni è l’adozione di una prospettiva di inclusione della diversità (Zhang, 2020), con l’introduzione di figure specializzate (come il Diversity Manager). Oltre alla presenza di figure professionali in grado di riorientare la cultura organizzativa verso una maggiore inclusione, resta percorribile la progettazione di interventi più interpersonali, come il rafforzare l’empowerment delle lavoratrici, posizione sostenuta e rappresentata anche nel finale di “C’è ancora domani”.  

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Acker, Joan. (2006). Inequality Regimes. Gender & Society,20: 441–64.
  • Domínguez, M. B., Rivo-López, E., & Villanueva-Villar, M. (2019). ‘The glass ceiling’. Organizational Dynamics48.
  • Eagly, A. H., & Carli, L. (2007). Through the labyrinth: The truth about how women become leaders. Harvard Business Review Press.  
  • Olivetti, C., & Petrongolo, B. (2016). The evolution of gender gaps in industrialized countries. Annual review of Economics8, 405-434.
  • Papapicco, C. & Quatera, I. (2021). Diversamente occupati. Le nuove sfide del mercato del lavoro. Libreria Universitaria: Padova.
  • Rosti, L. (2006). La segregazione occupazionale in Italia. Questioni di genere, questioni di politica, Roma, Carocci.
  • The Wall Street Journal (1986). The board Game: More women are becoming directors but it’s still a token situation, 290.
  • Wittenberg-Cox, A. (2013). Stop fixing women, start building management competencies. Handbook of research on promoting women’s careers, 106-116.
  • Zhang, L. (2020). An institutional approach to gender diversity and firm performance. Organization Science31(2), 439-457. 
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