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Perché dallo psicologo devo parlare della mia famiglia? L’importanza di esplorare l’attaccamento in seduta

Lo stile di attaccamento sviluppatosi nell'infanzia influenza il funzionamento in età adulta ed è quindi un nodo importante in psicoterapia

Di Sara Corti

Pubblicato il 11 Set. 2023

L’infanzia in psicoterapia

Chi non è del mestiere o chi vorrebbe iniziare un percorso personale supportato da un professionista potrebbe chiedersi come mai dallo psicologo si deve spesso parlare della propria infanzia, della propria famiglia o dei legami che ci legano ai nostri familiari più stretti. Questo a volte può anche costarci fatica e di fatto, per alcuni, è un ostacolo che allontana nell’approcciarsi al professionista. Ma perché, anche da adulti, dobbiamo interrogarci su chi siamo stati da bambini? Perché i legami che abbiamo instaurato nell’infanzia dovrebbero in qualche modo influenzare i legami che instauriamo da adulti? Che relazione c’è tra le due situazioni?

Queste sono alcune tra le domande più frequenti quando si affronta col paziente la tematica dell’attaccamento.

La teoria dell’attaccamento

La teoria dell’attaccamento (J.Bowlby) fornisce una comprensione profonda dei legami emotivi tra bambini e figure di attaccamento significative, influenzando il loro sviluppo psicologico, emozionale e sociale. Più precisamente, Bowlby si basava sull’idea che i legami emotivi formati nei primi anni di vita di un individuo fossero fondamentali per il suo benessere psicologico e per la capacità di costruire relazioni significative con gli altri nel corso della vita. Bowlby identificò il bisogno innato dei bambini di sviluppare un legame di attaccamento con una figura di riferimento primaria, detto “caregiver”, di solito la madre. Questo legame offre sicurezza e protezione al bambino durante le fasi di vulnerabilità e ansia, fornendo una base sicura per l’esplorazione del mondo circostante.

Ovviamente non esiste un unico stile, Bowlby ne identificò diversi che si sviluppano nei bambini sulla base delle risposte delle figure di attaccamento alle loro esigenze emotive. Ciò significa che nel momento in cui il bambino ha una determinata esigenza emotiva (bisogno di rassicurazione, bisogno di affetto, bisogno di sentirsi protetto, etc) il modo in cui il caregiver solitamente risponde a questo bisogno (evita il bisogno, previene il bisogno o fa fronte adeguatamente al bisogno) determina l’instaurarsi di una certa relazione tra bambino e caregiver, ovvero una determinata tipologia di attaccamento piuttosto che un’altra.

Questi stili possono influenzare profondamente la personalità e la capacità relazionale di un individuo nel corso della sua vita. Vediamo brevemente quali sono i principali.

  • Attaccamento Sicuro: nei bambini con attaccamento sicuro, le figure di riferimento rispondono in modo sensibile e coerente alle esigenze emotive del bambino, creando una base sicura da cui esplorare il mondo. In questo caso da adulto l’individuo sarà capace di instaurare relazioni tipicamente sane in cui riconosce i propri e gli altrui bisogni emotivi.
  • Attaccamento Insicuro-Ambivalente: nei bambini con attaccamento ambivalente, le figure di riferimento possono essere incoerenti nelle loro risposte alle esigenze del bambino, causando ansia e confusione nella relazione. Il fulcro di questa tipologia di attaccamento è l’imprevedibilità, il bambino ha appreso di non poter prevedere se i propri bisogni emotivi saranno soddisfatti e per avere più probabilità di essere riconosciuto, li esaspera.
  • Attaccamento Insicuro-evitante: nei bambini con attaccamento evitante, le figure di riferimento possono essere emotivamente distanti o respingenti, portando il bambino a sviluppare un atteggiamento di indifferenza emotiva. Tendenzialmente queste persone sentono l’esigenza di non sentirsi troppo legate emotivamente, proprio perché hanno appreso la distanza nella relazione.

Gli effetti dello stile di attaccamento

La teoria dell’attaccamento di Bowlby ha importanti implicazioni nella pratica clinica e nella comprensione dell’essere umano. Questo infatti, si ripercuote su molteplici aspetti della vita umana. Uno degli aspetti chiave dell’attaccamento è la sua influenza sullo sviluppo socio-emotivo di un individuo, ossia la capacità di costruire relazioni significative e stabili. La salute mentale è un altro ambito che è molto influenzato dallo stile di attaccamento. La presenza di un attaccamento sicuro nei primi anni di vita, infatti, è associata a una migliore salute mentale nel corso della vita. Al contrario, i bambini con stili di attaccamento insicuro possono sperimentare una maggiore vulnerabilità a problemi emotivi e/o comportamentali.

Infine, gli stili di attaccamento sviluppati nei primi anni di vita possono influenzare le relazioni romantiche in età adulta, influenzando la fiducia, l’intimità e l’impegno. In sintesi, la teoria dell’attaccamento di Bowlby ha rivoluzionato la nostra comprensione dell’importanza dei legami emotivi formati nei primi anni di vita e delle loro conseguenze sulla salute psicologica e le relazioni interpersonali. Le esperienze relazionali di oggi sono figlie di una modalità relazionale che abbiamo imparato nel nostro legame affettivo più importante nell’infanzia. C’è da specificare che le caratteristiche in questo senso non sono immutabili: imparando a riconoscere i bisogni emotivi e osservando quali sono le strategie che più spesso mettiamo in atto è possibile promuovere il nostro benessere emotivo e relazionale.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Bowlby J. (1951): Cure materne e igiene mentale del fanciullo. Giunti- Barbera, Firenze, 1957.
  • Bowlby J., Robertson J. (1952): “A two years-hold goes to hospital: a scientific film”. Proceedings of the Royal Society of Medicine, 46, pp.425-427.
  • Bowlby J. (1958): “The nature of the child’s tie to his mother”. International Journal of Psychoanalysis, 39, pp.350-373.
  • Bowlby J. (1969): Attaccamento e perdita, vol. 1: L’attaccamento alla madre. Boringhieri, Torino, 1972.
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  • Bowlby J. (1979): Costruzione e rottura dei legami affettivi. Raffaello Cortina, Milano, 1982.
  • Bowlby J. (1980): Attaccamento e perdita, vol. 3: La perdita della madre. Boringhieri, Torino, 1983.
  • Bowlby J. (1988): Una base sicura. Raffaello Cortina, Milano, 1989.
  • Harlow H. (1958): “The nature of love”. American Psychologist, 13, pp. 673- 685.
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