expand_lessAPRI WIDGET

Quando l’evitamento mantiene l’ansia

Ansia ed evitamento si alimentano a vicenda in un circolo disfunzionale, come è possibile riconoscerlo ed uscirne?

Di Maria Gazzotti

Pubblicato il 19 Set. 2023

Aggiornato il 29 Set. 2023 12:32

Come funziona l’evitamento?

L’evitamento è una strategia che consiste nel sottrarsi a situazioni ed eventi temuti per non affrontare le emozioni negative che potrebbero derivarne. Ciò che viene evitato solitamente rimanda al contatto con un tema particolarmente doloroso.
Per capire meglio ecco un piccolo esempio rappresentativo:

S. ha un forte timore del fallimento e del giudizio, ritiene intollerabile il fatto di potersi sentire incapace, per cui ogni situazione che la potrebbe mettere in contatto con questa sensazione viene evitata. Con il passare del tempo la strategia di evitamento si è via via irrigidita, diventando la modalità automatica e principale che S. adotta nella sua vita, dal lavoro, alle amicizie, ecc. Questo ha fatto sì che non le fosse possibile uscire dal loop di pensieri negativi di sfiducia in se stessa e nelle proprie capacità (le capacità di affrontare con successo le situazioni o anche di poter tollerare le delusioni o gli insuccessi) che le causa ansia molto intensa.

Che cos’è quindi l’evitamento? È una strategia rapida per non provare emozioni spiacevoli, che offre sollievo nell’immediato, ma spesso con dei costi importanti nel lungo termine. Ruggiero e Sassaroli (2013) ne parlano come di un piano di vita prudenziale, fobico, ritirato, disinvestito, che persegue lo scopo negativo della sicurezza della protezione dal pericolo e trascura ogni scopo di esplorazione e di curiosità per l’ambiente.

Un articolo pubblicato sul The Washington Post (2023) affronta proprio questo tema, mettendo in luce come a volte il problema non sia l’ansia ma il comportamento di evitamento, che non fa altro che mantenere la persona in uno stato di stallo.

Tra i comportamenti di evitamento individuati nell’articolo ci sono il ritiro e il mantenere lo stato attuale delle cose. La prima si riferisce al tirarsi indietro da situazioni che potrebbero indurre ansia, per esempio evitare lavori in cui bisogna parlare in pubblico, evitare di alzare la mano a lezione, evitare di candidarsi per una posizione lavorativa, evitare di fare una battuta nel gruppo di amici; la seconda si riferisce ad uno stato in cui possiamo essere talmente spaventati da quello che potrebbe succedere (il futuro, la reazione dell’altro, la nostra stessa reazione) da scegliere di non muoverci, rimanere fermi, non andare verso il cambiamento a cui aspiriamo.

Questi comportamenti danno l’illusione di evitare la sofferenza, ma in realtà non fanno altro che rimandarla nel tempo, aumentando nel frattempo l’ansia e prolungandola nel tempo.

Come superare l’evitamento?

Riprendiamo l’esempio di S.: nei suoi obiettivi di vita rientrano la costruzione di amicizie sincere e di una relazione sentimentale, oltre al coltivare una carriera lavorativa nel suo ambito di interesse. Come è possibile raggiungere questi obiettivi senza rischiare nulla? Evitando di esporsi e di aprirsi al fallimento?

Ricordiamo che la strategia di evitamento non è disfunzionale di per sé, ma lo diventa nel momento in cui viene utilizzata in modo rigido, inflessibile, come se fosse un automatismo o un obbligo, perdendo il carattere di scelta tra più alternative. Per essere in grado di progettare piani di vita sani, è necessario sentirsi in grado di tollerare un certo grado di frustrazione; spesso la parte più difficile è accettare uno stato di sofferenza a breve-medio termine, per pianificare il raggiungimento dei propri scopi nel lungo termine.

La prima cosa da fare è dunque riconoscere l’uso di questa strategia, individuare in quali situazioni viene messa in atto, quali pensieri e quali emozioni la precedono. Un classico esempio è quello dell’ansia pre-esame:

G. è talmente in ansia per l’esame di statistica (ha paura di non passarlo perché si sentirebbe un fallimento), che evita lo studio, il tempo per preparare l’esame diminuisce, minore è il tempo, maggiore è l’ansia, maggiore è l’ansia maggiore è l’evitamento. Così si ritrova a due giorni dall’esame senza aver studiato e decide di non dare l’esame. Presa questa decisione si sente immediatamente sollevata e riesce finalmente a dormire. Si illude quindi che evitare l’esame sia stata la soluzione al suo malessere. Il giorno dopo però si rende conto che non avendo dato l’esame al primo appello, dovrà darlo il mese successivo, mancano 3 settimane, non poi così tanto… Torna l’ansia e il conseguente evitamento. Questo circolo potrebbe ripetersi all’infinito, interferendo con gli obiettivi di G., in questo caso sostenere l’esame di statistica e proseguire nel suo percorso accademico.

L’ansia non è certo un’emozione disfunzionale davanti ad un esame, ma l’evitamento diventa una strategia di autosabotaggio, costituendo un fattore significativo nel mantenimento della sofferenza.

In una situazione come questa è di centrale importanza accorgersi del fatto che l’ansia è l’antecedente dell’evitamento, e che l’evitamento è un meccanismo illusorio per ridurre tale ansia e non provarla nell’immediato futuro.

Quindi bisognerà procedere con piccoli passi nella direzione opposta a quella in cui verrebbe da andare spontaneamente, accettare di entrare in contatto con un possibile stato doloroso nel presente o nell’immediato futuro per essere liberi di sentirsi meglio sul lungo termine.

L’obiettivo diventa basarsi su ciò che si desidera più che su ciò che si teme, quindi vivere la propria vita perseguendo i propri scopri e seguendo i propri valori.

Si parla di:
Categorie
SCRITTO DA
Maria Gazzotti
Maria Gazzotti

Redattrice di State of Mind

Tutti gli articoli
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Marques, L. (2023). Avoidance, not anxiety, may be sabotaging your life. The Washington Post.
  • Sassaroli, S., Lorenzini, E, & Ruggiero G.M. (a cura di) (2006). Psicoterapia cognitiva dell’ansia. Rimuginio, controllo ed evitamento. Raffaello Cortina Editore.
  • Ruggiero, G.M. & Sassaroli, S. (2013). Il colloquio in psicoterapia cognitiva. Tecnica e pratica clinica. Raffaello Cortina Editore.
CONSIGLIATO DALLA REDAZIONE
Evitamento come strategia semi-adattiva: finalità e tipologie
Le diverse tipologie di evitamento

L'evitamento è definito come una strategia che implica la messa in atto di comportamenti atti a sottrarsi a persone, situazioni e/o eventi temuti

ARTICOLI CORRELATI
Si può vivere senza ansia?

Eliminare l'ansia non è possibile, ma imparare a conviverci sì. Per riuscirci è d'aiuto fare riferimento ad alcune tecniche di psicoterapia

Dipendenza affettiva e ansia da relazione
Ansia da relazione e dipendenza affettiva

Nelle relazioni sentimentali sono diversi i meccanismi disfunzionali che possono instaurarsi, tra questi la dipendenza affettiva e l'ansia da relazione

WordPress Ads
cancel