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L’Effetto Mandela

In un recente articolo del 2022, i ricercatori Prasad e Bainbridge hanno esplorato fenomeno dell'Effetto Mandela attraverso quattro esperimenti

Di Francesca Naldi

Pubblicato il 14 Giu. 2023

L’Effetto Mandela si riferisce a un falso ricordo condiviso da molte persone riguardante la cultura popolare. È diventato un tema diffuso su Internet nell’ultimo decennio e ha spinto diversi ricercatori a studiare il fenomeno. Un recente articolo ha esplorato l’Effetto Mandela specifico per le icone visive, tentando di fornire chiarimenti sul perché si verifica.

Introduzione

 Il termine “Effetto Mandela” è stato coniato dalla ricercatrice Fiona Broome per descrivere il suo falso ricordo rispetto alla morte di Nelson Mandela che, insieme a molte altre persone, credeva fosse avvenuta in una prigione negli anni ’80 (mentre in realtà avvenne nel 2013). Da allora il termine si è diffuso per descrivere casi in cui molte persone condividono falsi ricordi altamente specifici, che implicano nomi, eventi o immagini. Oltre alla diffusa convinzione che Mandela sia morto molto prima di quanto sia effettivamente accaduto, ci sono molti altri esempi notevoli di questo fenomeno come, ad esempio, la convinzione che Topolino indossi le bretelle oppure la citazione della favola di Biancaneve che la maggior parte delle persone crede sia “Specchio, specchio delle mie brame”, ma che invece è “Specchio, servo delle mie brame”.

Nell’ultimo decennio, l’Effetto Mandela è diventato argomento di discussione su Internet grazie a specifiche icone della cultura popolare, dando vita a un termine specifico per le icone visive, ossia l’Effetto Mandela Visivo (VME).

In un recente articolo del 2022, i ricercatori Prasad e Bainbridge hanno esplorato questo fenomeno attraverso quattro esperimenti.

La ricerca tra risultati e possibili spiegazioni

Nel primo esperimento i ricercatori hanno selezionato 40 icone culturali e hanno creato due immagini alterate di ciascuna. Per esempio, hanno modificato l’omino del Monopoli originale aggiungendo un monocolo in un’immagine alterata e degli occhiali nell’altra. Hanno poi mostrato tutte e tre le immagini ai partecipanti alla ricerca, che hanno dovuto scegliere quella corretta. Gli intervistati hanno anche indicato il loro grado di familiarità con l’icona e il grado di sicurezza nell’effettuare la scelta. Di queste 40 icone culturali, cinque hanno superato i criteri per l’Effetto Mandela Visivo, ossia la maggioranza ha selezionato la stessa immagine errata e ha dichiarato un’elevata familiarità e sicurezza. Queste cinque icone culturali erano: C-3PO di Star Wars, il logo di Fruit of the Loom, Curious George, l’omino del Monopoli, Pikachu e il logo della Volkswagen.

Nel secondo esperimento, hanno verificato se l’Effetto Mandela Visivo fosse dovuto a problemi percettivi o attentivi, confrontando i movimenti oculari dei partecipanti mentre guardavano le cinque icone che avevano suscitato l’Effetto Mandela Visivo nel primo esperimento con quelli di cinque icone che gli intervistati precedenti avevano identificato correttamente. Dopo aver visto la versione corretta di ogni immagine, ai partecipanti è stato chiesto di scegliere quale delle due immagini fosse corretta. Per esempio, hanno visto l’omino del Monopoli senza monocolo e poi hanno dovuto scegliere tra quella con e quella senza monocolo. I ricercatori non hanno riscontrato differenze significative nei movimenti oculari tra le immagini corrette e quelle errate. In altre parole, l’Effetto Mandela Visivo non era dovuto a una mancanza di attenzione. Inoltre, l’ultima immagine che avevano visto era la versione canonica, quindi è improbabile che la confondessero con una versione non canonica che avevano visto altrove.

 Nel terzo esperimento, Prasad e Bainbridge hanno raccolto immagini da Internet per vedere quanto fossero comuni le versioni con Effetto Mandela di icone popolari e se questo potesse spiegare l’Effetto Mandela Visivo. Le versioni dell’Effetto Mandela si trovavano sul web, ma molte di queste erano canoniche e alcune immagini erano ritagliate, in modo da far mancare l’aspetto soggetto all’Effetto Mandela. Ad esempio, l’immagine canonica di C-3PO presenta una gamba destra inferiore argentata, ma la maggior parte delle immagini del robot mostrava solo la testa e il busto.

Effetto Mandela: la teoria dello schema come spiegazione

La spiegazione più comune dell’Effetto Mandela è la teoria dello schema, concernente le aspettative su come dovrebbero apparire le cose e che incorporiamo nei nostri ricordi. Per esempio, l’omino del Monopoli è la quintessenza del ricco signore anziano. Sapendo che queste persone spesso portavano un monocolo come segno della loro appartenenza all’alta società, incorporiamo il monocolo nella nostra memoria visiva dell’omino del Monopoly. Nel caso di C-3PO, la teoria degli schemi funziona perfettamente. Poiché le persone vedono raramente le sue gambe, in genere pensano che siano entrambe di colore oro, come il resto del corpo. Ma la teoria degli schemi fallisce in altri casi. Ad esempio, molti pensano che la coda di Pikachu abbia la punta nera, nonostante il fatto che venga quasi sempre mostrato con un’evidente coda gialla. In base alla teoria degli schemi si potrebbe sostenere che, poiché le orecchie di Pikachu hanno la punta nera, le persone potrebbero ricordare erroneamente che anche la coda ha la punta nera.

Recupero vs richiamo

In psicologia vi è la distinzione tra riconoscimento, che è una forma passiva di recupero della memoria, e richiamo, che è la sua controparte attiva. Nel loro quarto esperimento Prasad e Bainbridge hanno esaminato se l’effetto si verificasse anche nel richiamo. I partecipanti hanno prima visualizzato l’immagine canonica e poi è stato chiesto loro di disegnarla a memoria. Quasi la metà delle immagini disegnate dai partecipanti comprendeva elementi tipici dell’Effetto Mandela Visivo. Per esempio, molti hanno disegnato Pikachu con una punta nera sulla coda, anche se non c’era nell’immagine canonica che avevano appena visto.

Conclusioni

Lo studio non ha messo in luce una singola spiegazione per cui questo accade, ma ha eliminato alcune possibilità. Le differenze visive non sono evidenti tra le diverse versioni, quindi le persone non guardano le immagini in modo diverso. Di conseguenza, anche se le persone guardano la versione corretta di quella parte dell’immagine (ad esempio, la coda di Pikachu), commettono comunque questo errore. Ha anche escluso la teoria degli schemi come spiegazione universale, poiché le persone ricordano erroneamente che il logo di Fruit of the Loom ha una grande cornucopia dietro di sé, anche se le cornucopie non sono molto comuni nella vita quotidiana.

I ricercatori hanno concluso che deve esserci qualcosa di intrinseco a certe immagini che favorisce l’Effetto Mandela Visivo. Per sapere cosa sia esattamente, però, bisognerà attendere ulteriori ricerche.

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