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Componenti emotive, cognitive e comportamentali del black humor

Il black humor viene utilizzato per esprimere l'assurdità, l'insensibilità, il paradosso e la crudeltà del mondo moderno: vediamone le componenti

Di Daniele Saccenti

Pubblicato il 01 Giu. 2023

Il black humor è un tipo di umorismo che tratta in maniera sfacciatamente divertente argomenti sinistri o infelici, tra cui la morte, la malattia, la deformità e la guerra (Mindess et al. 1985; Baldick 2001).

Che cos’è il black humor?

 Più semplicemente, si tratta di fornire una rappresentazione di situazioni tragiche, angoscianti o morbose in termini prettamente umoristici. Chiamato talvolta anche grottesco, morboso, forcaiolo o malato, il black humor viene utilizzato per esprimere l’assurdità, l’insensibilità, il paradosso e la crudeltà del mondo moderno. I personaggi o le situazioni oggetto di scherno vanno spesso ben oltre i limiti imposti della satira o dall’ironia, richiedendo così un maggiore sforzo cognitivo da parte dell’ascoltatore al fine di “cogliere” la battuta. Non è un caso che il black humor utilizzi frequentemente lemmi o strutture semantiche tipiche della tragedia, tant’è che talvolta esso viene equiparato alla farsa tragica (Lagasse et al. 2000). Malgrado la sua complessità, questa forma di umorismo viene percepita dagli individui non solo come morbosa, volgare, irriverente o contorta, ma anche, e soprattutto, come molto divertente e sagace (Maxwell, 2003).

Processamento dell’umorismo: componenti cognitive

Le indagini sui processi cognitivi coinvolti nella comprensione dell’umorismo si basano sul modello di risoluzione dell’incongruenza costruito da Jerry M. Suls (1972). Quest’ultimo postula che l’umorismo venga elaborato attraverso un meccanismo a due fasi:

  • la prima implica il richiamo alla memoria delle conoscenze di base necessarie per la comprensione del problema;
  • la seconda chiama in causa le capacità di problem-solving dell’individuo.

In altre parole, si tratta di comprendere prima l’enigma che si cela dietro la battuta per poi risolverlo subito dopo. Oltre al probem-solving, l’elaborazione dell’umorismo parrebbe dipendere anche da altre capacità cognitive, quali l’intelligenza e le abilità verbali (Shammi & Stuss 1999; Vrticka et al. 2013). A tal proposito, Feingold & Mazzella (1991) hanno messo in luce delle robuste relazioni tra misure verbali e ragionamento umoristico. Wierzbicki & Young (1978) hanno dimostrato che l’intelligenza verbale era positivamente correlata alla comprensione dell’umorismo. Greengross & Miller (2011) hanno sottolineato che le abilità umoristiche erano maggiormente associate all’intelligenza verbale, rispetto al ragionamento astratto.

Processamento dell’umorismo: componenti emotive

Nonostante la rilevanza dei processi cognitivi, l’elaborazione dell’umorismo coinvolge inoltre degli aspetti di natura emotiva. Difatti, possedere un’intelligenza elevata non influenza solo gli aspetti cognitivi dell’elaborazione dell’umorismo, ma anche le sue componenti affettive (Vrticka et al. 2013). Considerando, per esempio, il ruolo dell’umore nell’apprezzamento di battute sarcastiche, è stato osservato che un aumento dei sintomi depressivi si associava a un minor utilizzo dell’umorismo per affrontare eventi di vita stressanti (Deaner & McConatha, 1993). Neumann e colleghi (2001) hanno dimostrato che la risposta degli individui a questo genere di umorismo veniva influenzata principalmente dall’umore preesistente alla battuta, il quale aumentava l’intensità delle emozioni congruenti con esso e smorzava invece quelle incongruenti con lo stesso.

Secondo Ruch & Kohler (1998), i tratti dell’ilarità (cheerfulness), della serietà (seriousness) e del cattivo umore (bad mood) rappresenterebbero le basi temperamentali dell’umorismo. Individui con un alto livello di ilarità presentano infatti una bassa soglia per la risata, mentre coloro che riportano alti livelli di bad mood non sembrano essere in grado di cogliere battute di spirito e si mostrano tristi anche in situazioni che generalmente suscitano allegria.

Umorismo e Aggressività

Interessanti sono infine le evidenze disponibili in letteratura sul rapporto tra umorismo e aggressività. McCauley e colleghi (1983) hanno riscontrato una forte associazione tra queste due variabili in un gruppo di soggetti impegnati a giudicare una serie di vignette canzonatorie.

Prerost (1983) ha dimostrato che individui in uno stato d’animo aggressivo percepivano l’umorismo spinto come più divertente rispetto a partecipanti in uno stato d’animo non-aggressivo. Inoltre, elevati livelli di arousal nei soggetti aggressivi erano associati a un maggiore apprezzamento di questo genere di comicità.

 In un studio condotto da Herzog & Karafa (1998) è stata misurata la preferenza mostrata da un gruppo di studenti universitari per delle barzellette su temi di morte o di handicap (mero black humor) rispetto a delle barzellette nonsense, di satira sociale o filosofica; un umorismo che possibilmente, ma non necessariamente, toccava argomenti seri, ma non sinistri e tragici come accade invece con il black humor. Le analisi dei dati hanno mostrato che le prime battute venivano preferite meno rispetto alle seconde, ma che al contempo il senso dell’umorismo era positivamente associato con la preferenza per le prime. Mentre l’adeguatezza e la sorpresa risultavano positivamente associate alla preferenza, la crudeltà delle battute appariva negativamente correlata alla preferenza (Herzog & Karafa, 1998).

Chi comprende meglio il black humor?

Processi cognitivi, emotivi e aggressività in relazione al black humor sono state indagate in un unico studio pubblicato da Willinger e colleghi (2017) allo scopo di individuare dei gruppi di individui che differissero nelle capacità di elaborazione di questa forma specifica di umorismo. Il risultato più sorprendente ottenuto dai ricercatori è stato che i soggetti che mostravano valori elevati rispetto alla preferenza e alla comprensione del black humor presentassero anche valori elevati rispetto all’intelligenza e all’istruzione, mentre esibivano valori più bassi per quanto riguardava l’aggressività ed eventuali disturbi dell’umore. D’altra parte, coloro che ottenevano punteggi medi di intelligenza verbale e non verbale, elevati disturbi dell’umore e un’alta aggressività, riportavano valori più bassi circa la comprensione e la preferenza del black humor (Willinger et al., 2017). In altre parole, persone più intelligenti, meno aggressive e meno disturbate sul piano affettivo apprezzavano particolarmente il black humor, mentre individui meno istruiti, più aggressivi e dall’umore maggiormente instabile non lo gradivano affatto.

Al di là delle specificità inter-individuali, questi risultati supportano l’ipotesi che l’elaborazione dell’umorismo, in particolare del black humor, rappresenti un compito complesso che dipende da processi cognitivi ed emotivi decisamente eterogenei.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Baldick, C. (2001). The concise oxford dictionary of literary terms. Oxford University Press, Oxford.
  • Deaner, S. L., & McConatha, J. T. (1993). The relation of humor to depression and personality. Psychological reports, 72(3 Pt 1), 755–763.
  • Feingold, A., & Mazzella, R. (1991). Psychometric Intelligence and Verbal Humor Ability. Personality & Individual Differences, 12, 427-435.
  • Greengross, G., & Miller, G. (2011). Humor ability reveals intelligence, predicts mating success, and is higher in males. Intelligence, 39(4), 188–192.
  • Herzog, T. R., & Karafa, J. A. (1998). Preferences for sick versus nonsick humor. Humor: International Journal of Humor Research, 11(3), 291–312.
  • Lagasse, P., Goldman, L., Hobson, A., Norton, S. R. (2000). The Columbia encyclopedia. Gale Group, Farmington Hills.
  • Maxwell W. (2003). The use of gallows humor and dark humor during crisis situations. International journal of emergency mental health, 5(2), 93–98.
  • McCauley, C., Woods, K., Coolidge, C., & Kulick, W. (1983). More aggressive cartoons are funnier. Journal of personality and social psychology, 44(4), 817–823.
  • Mindess, H., Miller, C., Turek, J., Bender, A., Corbin, S. (1985). The antioch sense of humour test: making sense of humour. Avon Books, New York.
  • Neumann, R., Seibt, B., & Strack, F. (2001). The influence of mood on the intensity of emotional responses: Disentangling feeling and knowing. Cognition and Emotion, 15(6), 725–747.
  • Prerost F. J. (1983). Locus of control and the aggression inhibiting effects of aggressive humor appreciation. Journal of personality assessment, 47(3), 294–299.
  • Ruch, W. & Köhler, G. (1998) A temperament approach to humour. In: Ruch, W. (Eds.) The sense of humor: explorations of a personality characteristic. Mouton de Gruyter, Berlin, pp. 203–230.
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  • Suls, J. M. (1972). A two stage model for appreciation of jokes and cartoons: an information-processing analysis. Academic Press, New York.
  • Vrticka, P., Black, J. M., Neely, M., Walter Shelly, E., & Reiss, A. L. (2013). Humor processing in children: influence of temperament, age and IQ. Neuropsychologia, 51(13), 2799–2811.
  • Wierzbicki, M., & Young, R. D. (1978). The relation of intelligence and task difficulty to appreciation of humour. Journal of General Psychology, 99, 25–32.
  • Willinger, U., Hergovich, A., Schmoeger, M., Deckert, M., Stoettner, S., Bunda, I., Witting, A., Seidler, M., Moser, R., Kacena, S., Jaeckle, D., Loader, B., Mueller, C. & Auff, E.  (2017). Cognitive and emotional demands of black humour processing: the role of intelligence, aggressiveness and mood. Cognitive Processing, 18, 159–167.
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