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Il ruolo dello psicologo nell’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati

In questo articolo parleremo di un ambito d’intervento emergente della professione dello psicologo: l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati

Di Gloria Angelini

Pubblicato il 13 Apr. 2023

Aggiornato il 14 Apr. 2023 12:35

Il gruppo nazionale di lavoro denominato “Ambiti emergenti”, costituito dal CNOP, ha individuato uno degli ambiti emergenti del lavoro dello psicologo nell’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati.

 

 Per “Ambiti Emergenti” si vuole intendere contesti diversi da quello clinico/sanitario, ovvero tutte quelle nuove aree in cui si rendono necessarie le conoscenze e le competenze psicologiche e la loro relativa applicazione da parte di professionisti specializzati. Questi nuovi ambiti emergono, appunto, come naturale esito di cambiamenti culturali ed economici che determinano nuovi contesti relazionali e fanno nascere nuovi bisogni. La psicologia è una scienza che ha saputo adattarsi a tali cambiamenti e la definizione di questi ambiti emergenti ne è la prova. La natura inedita degli “Ambiti Emergenti” e quella scientifica della psicologia richiedono specifici riferimenti teorici e competenze tecniche sperimentate. Il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi (CNOP) si è occupato proprio di definire gli Ambiti e le relative attività di intervento, in virtù della legge 3/2018, che colloca la professione dello psicologo tra quelle figure professionali che tutelano la salute di tutti gli individui, in linea con quanto sancito dall’articolo 32 della Costituzione.

Ciò di cui parleremo in questo articolo riguarda uno degli ambiti d’intervento emergenti della professione dello psicologo: l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati.

I minori stranieri non accompagnati

L’espressione “minore straniero non accompagnato”, anche abbreviata con la sigla MSNA, è utilizzata in ambito nazionale ed europeo per identificare tutti i minori di diciotto anni, che sono cittadini di Stati non appartenenti all’Unione europea o non hanno nessuna cittadinanza (apolide) e che, per diverse ragioni, si trovano nel territorio nazionale da soli, quindi privi di assistenza e rappresentanza legale da parte dei genitori o di altri adulti legalmente responsabili (Integrazione Migranti, nd).

Sempre più minori giungono nel nostro Paese soli, senza figure di riferimento e legalmente responsabili. Questa è una caratteristica del flusso migratorio perenne e sempre in crescita. Infatti, nel 2022 è stato registrato un aumento del 64% rispetto al 2021 a causa della crisi umanitaria che ha interessato l’Ucraina. I minori che arrivano soli nel nostro Paese sono in maggioranza maschi (85,1%), e nella maggior parte dei casi hanno 17 (44,4%), 16 (24%) o dai 7 ai 14 anni (17,5%). Nello scorso anno sono arrivati principalmente da Ucraina, Egitto, Tunisia, Albania e Pakistan. Le Regioni che ne accolgono di più sono la Sicilia, la Lombardia, la Calabria e l’Emilia-Romagna (Integrazione Migranti, nd).

Data la portata di questo fenomeno, nel rispetto della Convenzione Sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (ONU, 1989), il CNOP (2019) sottolinea la necessità di “passare da una logica di emergenza ad un sistema di protezione integrale dei diritti e di accoglienza diffusa”.

Il lavoro dello psicologo: obiettivi di intervento

In questo ambito lo psicologo coopera con un’equipe multidisciplinare, in stretta collaborazione con la figura del mediatore culturale, seguendo un approccio psico-sociale, etno-psicologico e di emergenza. Si occupa quindi di prevenzione e cura, per garantire il benessere della persona. Struttura il suo intervento tenendo in considerazione gli aspetti sociali, culturali ed emergenziali che hanno riguardato e riguarderanno il minore senza figure di riferimento che giunge in un nuovo contesto. L’obiettivo primario è garantire la sicurezza del minore, soprattutto nei casi di migranti sopravvissuti a traumi estremi e violenza intenzionale. Inoltre, favorisce l’accoglienza, la rassicurazione e l’orientamento alla cura, attraverso attività di promozione della salute mentale, integrazione sociale e intervento sul disagio psichico.

 Nel concreto, lo psicologo si occupa di supportare psicologicamente i minori direttamente nei centri di accoglienza (porto o frontiere), valutare il grado di vulnerabilità e prevenire l’allontanamento dalle strutture di accoglienza per evitare il rischio di tratta, traffico o sfruttamento, al fine di programmare la formazione scolastica, l’inserimento lavorativo e/o il collocamento in famiglia. Inoltre, si occupa di costruire un setting clinico adeguato rivolto ai minori che manifestano sintomi di disturbo da stress post-traumatico.

Un aspetto interessante che si rende necessario in questo ambito è quello dell’accertamento dell’età del minore straniero non accompagnato: per stabilire l’età cronologica lo psicologo valuta il livello di maturità psico-sociale, cognitiva o comportamentale attraverso colloqui approfonditi e appositamente strutturati.

Infine, soprattutto in caso di minori non accompagnati vittime di torture o altre forme di violenza, lo psicologo si muove nella direzione di incrementare la consapevolezza e la gestione dei propri stati emotivi, processi cognitivi e reazioni psicofisiologiche, facendo emergere i fattori di resilienza dell’individuo e stimolando la creazione di nuove strategie di coping per facilitare il processo di integrazione. Questo processo implica anche la creazione di una continuità biografica/esistenziale, possibile proprio grazie all’intervento dello psicologo che stimola la connessione, temporale e di significato, tra passato, presente e futuro nell’esperienza del minore straniero non accompagnato che giunge nel nostro Paese.

Formazione necessaria

Per svolgere la propria attività professionale in quest’ambito lo psicologo deve essere iscritto alla sezione A dell’Albo dell’Ordine degli Psicologi e, se impegnato in attività psicoterapeutica in ambito transculturale, essere abilitato alla psicoterapia. Trattandosi di minori stranieri che spesso hanno subito traumi (oltre all’esperienza migratoria in sé) è importante essere formati in psicologia dell’età evolutiva, in ambito transculturale e psicologia dell’emergenza. Questa formazione si declina nella conoscenza basilare del diritto internazionale e dei diritti umani, dei minori e di genere; nella conoscenza dell’antropologia della cura e delle migrazioni, nonché delle lingue veicolari; oltre alle linee guida in ambito di salute mentale e intervento psicosociale per gli interventi in condizioni di emergenza.

Con questo tipo di profilo lo psicologo per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati può operare in sinergia con mediatori linguistico-culturali o altri referenti (per esempio, religiosi e di comunità), associazioni e altre realtà specializzate nell’accoglienza dei migranti. Queste ultime possono afferire a strutture del Sistema Nazionale Sanitario e dei Servizi Sociali, oppure a progetti privati. Si occupano di assistere le persone dalla fase della prima accoglienza, quindi direttamente al porto, fino alla fase di accoglienza di secondo livello, quindi nell’ambito dello SPRAR (Sistema di Protezione richiedenti asilo e rifugiati) dedicato ai minori stranieri non accompagnati o delle comunità famiglia specializzate.

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Gloria Angelini
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Redattrice di State of Mind

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