Il libro “Mente e corpo nello sviluppo” curato da Chiara Turati ed Eloisa Valenza, rispettivamente professoresse ordinarie di Psicologia dello sviluppo all’Università degli studi di Milano Bicocca e dell’Università di Padova, offre una panoramica sul tema importante della relazione tra la mente e il corpo nello sviluppo del bambino.
Il concetto di embodiment
Il focus trasversale ai vari capitoli è quello dell’embodiment che descrive “come i processi cognitivi emergono nello sviluppo grazie a una conoscenza che si costruisce attraverso il corpo e al suo agire nell’ambiente”. In questa prospettiva il corpo diventa un sistema in movimento che si compone di materia, spazio e relazione: un divenire “evolutivo” in cui il corpo, come descrive nella prefazione Pier Francesco Ferrari – direttore di ricerca dell’Institut des Sciences Cognitives Marc Jeannerod, cnrs/Université Claude Bernard Lyon – “è il centro di gravità attorno al quale i processi mentali prendono forma, mentre l’ambiente è la dimensione spaziale su cui il corpo agisce ed interagisce”.
Ecco che il concetto di embodiment, ovvero di una mente incorporata, strettamente connessa alle esperienze senso motorie, diventa l’elemento trasversale della relazione tra azione e cognizione, azione ed emozioni, della distinzione tra sentire con il corpo e con la mente nell’analisi psico-socio-emotiva della pelle e dell’interazione corporea in funzione della relazione.
La riflessione si presenta come un percorso che inizia dalla presentazione con il primo capitolo delle curatrici sulla “prospettiva embodied sullo sviluppo della mente” evidenziando come la visione dominante sulla relazione corpo – mente le ha ritenute due entità distinte. Le autrici affermano come “nella nostra cultura, la mente si rivela unicamente attraverso capacità logiche, deduttive, referenziali, intellettuali, di alto livello, distinte dalle sensazioni corporee, mentre al corpo sono relegati compiti prevalentemente di natura sensoriale e motoria. Questa visione implica una mente nascosta dalla maschera del corpo che la contiene, scorporata dall’involucro che la avvolge, talvolta rivelata dai nostri comportamenti talvolta no.” Sulla base di questa prima considerazione proseguono nella presentazione e analisi dell’embodied cognition. In questo percorso vengono affrontati dei temi storici di studio della mente come quello di ambiente e patrimonio genetico o cervello e comportamento, per arrivare a esplorare l’influenza della dimensione corporea nel corpo della mamma come ambiente prenatale e nelle interazioni precoci, allo stesso tempo, focalizzando l’attenzione sul gioco come esperienza chiave del processo di sviluppo.
Azione e cognizione
Il secondo capitolo, di Eloisa Valenza e Giorgia Lettere, affronta la relazione tra azione e cognizione. Un approfondimento sull’esperienza prenatale e post natale sullo sviluppo comunicativo-linguistico del bambino. Le autrici iniziano ad analizzare la relazione del percorso evolutivo dal gesto alla parola, attraversando le evidenze filogenetiche e ontogenetiche. Ecco che il gesto si radica nell’esperienza senso motoria che determina l’esperienza del linguaggio scritto, della conoscenza numerica-matematica sino alle implicazioni dell’esperienza senso-motoria nello sviluppo atipico.
Azioni ed emozioni
Il terzo capitolo di Ermanno Quadrelli tratta l’interessante tema della comprensione delle azioni e emozioni altrui attraverso la relazione/osservazione del corpo, affrontando i concetti della nascita delle abilità di comprensione delle azioni e delle emozioni in relazione al tema della risonanza motoria e dello sviluppo delle competenze sociali. L’autore analizza la complessità dei processi nel momento in cui una persona inizia a comunicare, agire e interagire in funzione dell’imprevedibilità e della condivisione dello spazio che rappresenta la caratteristica di ogni relazione sociale. La comprensione delle azioni e del nostro interlocutore è legata ad un processo che coinvolge la risonanza motoria che quello specifico gesto ha verso di noi. L’autore analizza quali sono i processi che determinano la possibilità di compiere decisioni così rapide in funzione dell’osservazione del comportamento dell’altro inteso anche come spostamento in uno spazio condiviso.
Il ruolo della pelle e del tatto nello sviluppo del bambino
Il quarto capitolo, di Margaret Addabbo, dal titolo “Sentire con il corpo, sentire con la mente”, studia il ruolo della pelle nello sviluppo della persona e, nello specifico, della percezione tattile. L’autrice afferma che “il tocco non è solo una semplice esperienza cutanea ma, piuttosto, una esperienza intercorporea e multidimensionale, fondamentale sin dalle primissime fasi di vita e in grado di guidare lo sviluppo del bambino”. Da questa affermazione inizia un excursus di analisi in cui analizza la dimensione relazionale e informativa: la pelle è considerata come l’esperienza del confine e della relazione con il mondo esterno. Viene affrontata un’interessante analisi sulle due vie del tocco e come la pelle, di fatto, sia un organo “sociale”, veicolo per dirigere l’attenzione dei bambini verso stimoli sociali e processo che permette di differenziarsi e connettersi con gli altri e, prima ancora, di distinguere il sé dall’altro. Il capitolo termina con la presentazione delle atipie legate al contatto tattile nei disturbi del neurosviluppo e al delicato tema della deprivazione tattile nella relazione madre-bambino.
L’intersoggettività
Il quinto capitolo “Dall’interazione corporea alla relazione” di Dolores Rollo avvia la riflessione sulla relazione trasformativa che collega l’intercorporeità all’intersoggettività. L’autrice illustra la relazione tra la prospettiva embodied e lo sviluppo dell’intersoggettività. Afferma come il modello della mente incarnata offre una chiave di lettura innovativa per l’osservazione e la comprensione dell’intersoggettività, intesa come capacità di condividere stati mentali soggettivi. Questa reciprocità si struttura proprio dalla condivisione di gesti, azioni che si legano come in una danza e avviano l’esperienza dell’intersoggettiva. L’analisi attraversa anche la descrizione dei mediatori biologici, interpersonali e dei processi neurali alla base dell’intersoggettività, sino ai processi che portano dall’imitazione alla relazione e al passaggio evolutivo dal corpo al sé e alla mente culturale.
Conclusioni
Il libro “Mente e corpo nello sviluppo” apre nuove frontiere di studio nel campo dell’infant research, per esempio il ruolo dell’azione e dell’esperienza sensomotoria e affettiva nella formazione delle competenze sociali e dei processi cognitivi più complessi. Allo stesso tempo la concettualizzazione dell’embodiment in relazione non solo allo sviluppo dei processi cognitivi, ma alla prospettiva dell’intersoggettività ha accompagnato all’analisi della funzione degli stimoli sensoriali complessi, superando in modo definitivo il modello di sistema esecutivo che riceve ed esegue gli ordini che arrivano da un sistema di ordine “superiore”. Un’analisi che accoglie le riflessioni di Merleau-Ponty (1945, trad. it.) sulla relazione corpo e spazio peripersonale ben espressa nella frase “[…]non solo il mio corpo non è per me un semplice frammento di spazio, ma per me non ci sarebbe spazio se non avessi un corpo”. In questo senso, l’approccio embodied restituisce a tutti gli stati corporei senso-motori o affettivi la loro rilevanza nello sviluppo socio-cognitivo ed emotivo-relazionale, evidenziando come siano gli elementi costitutivi nell’organizzazione delle esperienze con cui il bambino entra in contatto e che influenzano il suo sviluppo, determinando il processo di attribuzione del significato che il bambino vive nelle diverse esperienze di vita.
Un campo di studi affascinanti che ribalta l’osservazione dei processi di sviluppo del bambino e che esorta ad avviare future ricerche, riflessioni e applicazioni in ambito clinico, formativo, educativo e sociale a partire dalla centralità del modello della mente incarnata.