“Cosa dico ai figli dei miei pazienti” rappresenta un interessante approfondimento sulla vita dei figli di persone con dipendenze patologiche, sempre più considerate come malattie familiari.
Le dipendenze patologiche, e in particolar modo la dipendenza da alcol, sono malattie dall’elevato carico familiare. A livello mondiale si stima che 237 milioni di uomini e 46 milioni di donne soffrano di disturbi legati al consumo di alcol e che questo sia aumentato esponenzialmente durante il periodo di pandemia da Covid-19.
Numerosi sono i testi scientifici o divulgativi di approfondimento del Disturbo da Uso di Alcol e del vissuto dei pazienti che ne soffrono. L’approccio della dottoressa Roncoletta in questo libro è invece innovativo: è reso centrale il punto di vista dei figli di persone con dipendenza da alcol. Spesso si tratta di giovani che sono stati adultizzati precocemente, imparando ad assumere le veci del genitore, figura da cui hanno ricevuto in alcuni momenti amore e protezione e in altri momenti stress e paura, in una fortissima confusione emotiva. In tale contesto si alimenta il disagio dei figli di alcolisti, i quali, quando non supportati adeguatamente, hanno una maggiore probabilità di sviluppare una franca psicopatologia rispetto alla popolazione generale. Tra i sintomi riscontrati più frequentemente ci sono l’ipervigilanza, l’ipercontrollo, la difficoltà nella gestione delle emozioni, la bassa autostima e altri problemi di salute fisica e mentale.
“Cosa dico ai figli dei miei pazienti” è un manuale utile per quanti lavorano nei Servizi per le Dipendenze Patologiche ma, soprattutto, per loro, i figli di persone dipendenti, perché non si sentano soli, ma possano anzi trovare un aiuto competente. Interessante in questo senso la testimonianza di R, 20 anni: “finché non se ne parla, forse, il problema non esiste davvero, sembrava aleggiare nell’aria”. In questo libro si parla apertamente e si invitano i figli di persone con dipendenza da alcol a condividere il proprio vissuto affinché, una volta elaborato, non si ritrovino a viverlo successivamente in prima persona e non tendano a scegliere un partner con dipendenze, andando ad instaurare relazioni di codipendenza.