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La vita comune. L’uomo è un essere sociale (2023) di Tzvetan Todorov – Recensione

Nel libro "La vita comune" Todorov esplora il ruolo che la società occupa nell'uomo invece che interrogarsi sul posto dell'uomo nella società

Di Alberto Vito

Pubblicato il 29 Mar. 2023

Cortina ripubblica nel 2023 il testo di Todorov “La vita comune. L’uomo è un essere sociale”, dato alle stampe in Francia nel 1995 e in Italia nel 1998.

L’autore

 Todorov è nato a Sofia nel 1939, dopo gli studi si allontana dalla Bulgaria comunista e approda nel 1963 in Francia, divenendone in seguito cittadino naturalizzato. A Parigi Todorov si afferma nella critica letteraria, nella filosofia e nell’antropologia, rivolgendo i suoi studi in particolare alla filosofia del linguaggio, disciplina che concepisce come un aspetto della semiotica. In Francia lavora con Roland Barthes, prima come allievo, poi con ruoli sempre maggiori; contribuisce alla divulgazione del formalismo russo, si avvicina allo strutturalismo ma, rispetto a esso, mantiene una posizione autonoma, caratterizzata dal suo interesse peculiare per le grandi questioni morali e per come esse sono state affrontate all’interno delle varie culture umane. Inoltre, si è occupato del ruolo del singolo e della sua responsabilità nella storia. È stato visiting professor di numerose università internazionali, soprattutto statunitensi, conseguendo importanti riconoscimenti. In Francia, è stato direttore di ricerca presso il Centre National de la Recherche Scientifique. Molto estesa la sua produzione letteraria saggistica e tra i temi affrontati nei suoi volumi storici vanno citati i campi di concentramento nazisti e stalinisti, le cause delle guerre, la conquista dell’America. In ogni caso, è possibile ritrovare un tratto unitario in tutta la sua ampia e diversificata opera: la ricerca di una posizione intellettuale e morale che, pur all’interno di un’eterogeneità di oggetti di studio, prova a discernere costantemente tra il bene e il male, il giusto e l’errore. È morto nel 2017 a Parigi, affetto da atrofia multi-sistemica.

Il testo La vita comune

“La vita comune” è considerato uno dei suoi scritti più importanti in quanto rappresenta una parziale sintesi dei suoi interessi e delle sue competenze. Gli interrogativi a cui il libro prova a dare una risposta sono sostanzialmente questi: “Cosa si vuole affermare quando si intende l’uomo un essere sociale? Cosa comporta la constatazione che non esiste un io senza un tu? Perché la vita comune è l’unico genere di vita per i gruppi e le collettività?”. In un certo senso, egli inverte i termini consueti della questione esplorando il ruolo che la società occupa nell’uomo piuttosto che interrogarsi sul posto dell’uomo nella società.

Nel primo capitolo il tema del rapporto tra uomo e società viene ripercorso all’interno del pensiero filosofico occidentale, dando particolare rilievo alle riflessioni di Jean-Jacques Rousseau, al cui pensiero Todorov dice esplicitamente di ispirarsi. Studiando le grandi tradizioni del pensiero filosofico occidentale emerge una tesi insospettata, ma non dichiarata apertamente, che egli confuta, secondo cui la dimensione sociale non è considerata necessaria alla vita dell’uomo. In seguito, il discorso si allarga al contributo della psicologia e della psicoanalisi. Todorov si dice particolarmente interessato alla psicologia dello sviluppo affettivo del bambino nella prima infanzia e alla psicoanalisi relazionale. Nell’introduzione chiarisce di fare largo uso del contributo di scrittori, poeti e romanzieri in quanto il pensiero letterario possiede pari dignità, come via conoscitiva dell’umano, delle scienze umane. Infine, riconosce nell’introspezione personale un’ulteriore fonte di conoscenza antropologica da cui ha attinto. A tal proposito, afferma come tutti i temi trattati nei suoi libri siano sempre nati da una passione e da un interesse profondo verso quell’argomento.

La concezione dell’uomo

Questo testo, come disciplina di appartenenza, va situato nell’antropologia, che egli intende collocata a metà strada tra la filosofia e le scienze umane, nel tentativo di costruire un ponte tra tali aree di pensiero. Essa si distingue da discipline quali la psicologia, la sociologia o l’etnologia in quanto, piuttosto che focalizzarsi su una certa forma o aspetto dell’esperienza umana, va a ricercare la definizione implicita dell’umano in sé.

 Un concetto fondamentale per comprendere l’importanza della dimensione sociale è quello del riconoscimento. L’uomo è un essere comunitario che da sempre vive in un contesto collettivo. Pertanto, l’individuo ha bisogno che il suo gruppo di riferimento, sia esso la famiglia, l’ambiente professionale o quello sociale, prenda atto di lui e ne riconosca l’identità. Il riconoscimento è proprio la legittimazione che ogni persona riceve dal proprio contesto sociale di appartenenza, necessario per ottenere un’immagine positiva di sé. La sua assenza ci rende monchi e incompleti.

Una tesi essenziale di Todorov è che non sia l’isolamento a rappresentare un’autentica minaccia per l’esistenza umana in quanto esso è di fatto impraticabile, finanche per gli eremiti e per chi vive in clausura. Piuttosto, un rischio reale proviene dalla rappresentazione individualistica della vita, che ci fa vivere drammaticamente la condizione umana, nel rapporto tra la nostra incompletezza originaria e il bisogno naturale che abbiamo degli altri.

Il testo mostra la complessità delle conoscenze di Todorov, a cavallo di numerose discipline che egli padroneggia mirabilmente. Tuttavia, proprio per l’ampiezza dei riferimenti teorici, le contaminazioni tra materie e la ricchezza delle suggestioni culturali che contiene, il libro è riservato a chi già possiede un minimo di conoscenze basilari e intende farne oggetto di studio, altrimenti la sua lettura può risultare inevitabilmente ostica.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Todorov, T. (2023). La vita comune. Raffaello Cortina Editore.
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