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Qual è la natura della bellezza?

La rassegna di Skov e Nadal (2020) sintetizza ciò che recenti studi hanno rivelato sulla natura della bellezza, la sua valutazione e le relative conseguenze

Di Francesca Naldi

Pubblicato il 07 Mar. 2023

Aggiornato il 10 Mar. 2023 12:26

Con un’industria della bellezza in continua espansione e una crescente preoccupazione per la rappresentazione di sé sui social media, il ruolo della bellezza nella società umana sta attualmente attirando l’attenzione di biologi, neuroscienziati e psicologi come mai prima d’ora.

 

 I progressi nei metodi di neuroimaging hanno permesso di cercare le basi biologiche dell’apprezzamento della bellezza, e anche la crescente evidenza di meccanismi coinvolti nell’accoppiamento degli animali ha sollevato domande sul ruolo che la bellezza svolge nel guidare la selezione sessuale (Skov, 2020). Questi e altri fattori hanno permesso e incoraggiato la ricerca scientifica a indagare perché alcuni oggetti sono percepiti come belli mentre altri no, e come la bellezza influisce sulle scelte e sulle interazioni sociali. Tuttavia, nonostante una notevole produzione di pubblicazioni, non vi è un accordo univoco rispetto all’origine di questo fenomeno.

La rassegna di Skov e Nadal (2020) sintetizza ciò che recenti esperimenti hanno rivelato sulla natura della bellezza.

La bellezza tra arte e filosofia

La bellezza è prima di tutto un’idea filosofica. Nella tradizione occidentale, il concetto di bellezza risale agli antichi greci, secondo i quali la bellezza era concepita come una proprietà degli oggetti, non come una risposta soggettiva ad essi (Beardsley, 1966). Questa teoria ha prevalso per quasi 2000 anni, finché diversi fattori hanno contribuito alla sua scomparsa nel corso del XVIII secolo. L’arte classica, che ne era stata la giustificazione tangibile, lasciò il posto all’arte barocca e romantica. Ma soprattutto, in risposta al razionalismo cartesiano e ai principi universali della ragione, l’empirismo elevò l’esperienza umana a sede della conoscenza e del sentimento. In linea con ciò, gli empiristi britannici rifiutarono la nozione di bellezza che risiede negli oggetti a favore di una nozione di bellezza come qualità della comprensione umana. La chiave per comprendere la bellezza non si trovava più nelle proprietà degli oggetti, ma in alcune qualità del giudizio estetico che lo rendevano affidabile e legittimo.

La bellezza nella psicologia e nelle neuroscienze

Attualmente, in psicologia e nelle neuroscienze, la bellezza è intesa come una forma di valutazione sensoriale, cioè una risposta affettiva che le persone possono sperimentare quando incontrano oggetti sensoriali (ovvero che stimolano i 5 sensi; Skov, 2019). Negli ultimi 150 anni, influenzati dalla tradizione filosofica sopra descritta, centinaia di studi comportamentali hanno cercato di determinare quali caratteristiche sensoriali le persone trovano belle manipolando sistematicamente le proprietà dello stimolo che veniva presentato in sede sperimentale. Sebbene questi studi abbiano riscontrato che alcune proprietà dello stimolo sono associate in modo affidabile alle risposte di bellezza nella maggior parte delle persone, hanno anche rivelato che le risposte di bellezza non sono fisse (Corradi, 2020). Non solo le persone differiscono nel trovare bella una proprietà dello stimolo ma, a seconda del contesto e delle circostanze, anche la stessa persona può trovare bello uno stimolo in un’occasione ma non in un’altra.

 Esperimenti in cui lo stesso gruppo di stimoli veniva valutato in base a diversi tipi di giudizi valutativi, come la piacevolezza, il gradimento o la bellezza, hanno costantemente riscontrato che i giudizi di bellezza sono altamente correlati con quelli di piacere. Russell e George (1990) avevano dimostrato che, sebbene i giudizi di piacevolezza e preferibilità fossero altamente correlati, le diverse caratteristiche percettive variavano nel grado in cui influenzavano i tre tipi di giudizi valutativi (ovvero, piacevolezza, gradimento, bellezza). Ad esempio, lo stile pittorico era un forte predittore di piacevolezza, ma un debole predittore di preferibilità. Questi risultati suggeriscono che le diverse forme di giudizio valutativo portano le persone a soppesare aspetti diversi dello stimolo quando ne valutano il valore estetico.

Più tardi, Brielmann e Pelli (2019) chiesero a un gruppo di soggetti con diverse capacità di provare piacere (alcuni dei quali presentavano alti gradi di anedonia) di valutare le immagini in base alla loro bellezza percepita. I risultati di questo studio indicano che l’incapacità di provare piacere riduce effettivamente la possibilità di percepire le immagini come belle.

Non è ancora chiaro cosa definisca la bellezza di un’esperienza. I dati del lavoro di Brielmann e Pelli (2019) rivelano che le persone considerano belli solo gli stimoli per i quali provano un piacere intenso. Altre aspettative che le persone possono avere per gli oggetti ritenuti belli potrebbero includere la tipologia dello stimolo, la complessità, l’originalità o l’unicità, fattori utilizzati per definire la bellezza nella tradizione filosofica. Inoltre, da un punto di vista biologico, l’apprezzamento della bellezza è radicato in meccanismi che regolano i bisogni fondamentali che orientano gli animali verso o lontano da oggetti e luoghi che sono significativi per la sopravvivenza, conferendo loro un valore di ricompensa.

Conseguenze della bellezza percepita

Proprio come altre forme di valutazione edonica influenzano il modo in cui interagiamo con gli oggetti che incontriamo, la bellezza percepita influenza in modo sostanziale il modo in cui valutiamo i comportamenti e gli attributi personali degli altri. In particolare, agli individui attraenti vengono attribuite qualità personali e interpersonali più positive rispetto agli individui meno attraenti. Questa associazione emerge molto presto nello sviluppo e influenza il modo in cui le persone trattano gli altri. Sembra che le persone attraenti siano trattate meglio e ricevano migliori opportunità rispetto a quelle considerati non attraenti (Frevert, 2014). Allo stesso modo, con un facile accesso a una pletora di opzioni per molte classi di prodotti di consumo, le persone trovano sempre più difficile scegliere sulla base del prezzo, delle specifiche tecniche o della qualità. Le scelte dei consumatori sono quindi spesso guidate principalmente dalle caratteristiche estetiche del design dei prodotti, degli imballaggi, degli espositori e degli interni dei negozi, dei siti web e degli spot pubblicitari (Patrick, 2016). La bellezza dei prodotti di consumo e dei negozi che li vendono influenza le intenzioni di acquisto, il passaparola e la disponibilità a pagare (Reimann et al., 2010).

Conclusioni

I risultati della rassegna presentano un quadro complesso rispetto alla natura della bellezza, un quadro che tuttavia può permettere a psicologi e neuroscienziati di iniziare a delineare le caratteristiche computazionali, funzionali e fisiologiche che caratterizzano le risposte e i giudizi di bellezza.

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