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La percezione di sé nell’Anoressia Nervosa: quando il corpo diventa un oggetto

Evidenze neuropsicologiche suggeriscono un'alterazione della percezione di sé in diverse condizioni cliniche in cui è coinvolto il corpo come l'anoressia

Di Giulia Spiniello

Pubblicato il 29 Mar. 2023

Aggiornato il 05 Feb. 2024 11:45

L’anoressia nervosa (AN) ha un forte impatto sulla percezione corporea al punto che emergono alterazioni percettive nel caso di azioni reali e immaginarie.

La percezione del proprio corpo

 Quando percepiamo il nostro corpo in relazione allo spazio che ci circonda, possiamo assumere due prospettive diverse. Immaginate di essere seduti sul lato corto di un tavolo, al centro del quale c’è una mela che volete afferrare. Potete immaginare l’azione in base alla prospettiva del vostro corpo: muovete il braccio verso la mela, che è di fronte a voi, la afferrate e la portate alla bocca. Questa prima prospettiva è chiamata prospettiva centrata sul corpo, in prima persona o egocentrica, e dipende dalla posizione del nostro corpo e delle sue parti rispetto all’ambiente (Burgess, 2006; de Lange et al., 2008). In alternativa, si può assumere una prospettiva allocentrica, in terza persona, basata sulla conoscenza di come dovrebbe apparire un movimento o una postura quando lo si osserva dall’esterno, cioè dalla prospettiva di un osservatore esterno (Burgess, 2006; de Lange et al., 2006). Osservate vostra sorella, seduta accanto a voi a tavola, che afferra la mela e la mangia. In questo caso, il cervello elabora la posizione della mela in relazione alla posizione del corpo dell’altra persona. L’assunzione di una prospettiva egocentrica piuttosto che allocentrica modella la cognizione spaziale, le azioni nello spazio e le interazioni sociali (Vogeley et al., 2004). Inoltre, vivere lo spazio come centrato sul proprio corpo aumenta la percezione di noi stessi come agenti nell’ambiente (Vogeley et al., 2004).

Psicopatologia e percezione di sé

In particolare, esistono evidenze neuropsicologiche che suggeriscono un’alterazione della percezione di sé in diverse condizioni cliniche in cui è coinvolto il corpo, come i disturbi del movimento (Fiori et al., 2013, 2014; Scarpina et al., 2019), il dolore (Coslett et al., 2010; Schwoebel, 2001) e l’assenza congenita di parti del corpo (Funk & Brugger, 2008). Per altre condizioni, invece, le prove sono ancora scarse. È il caso dell’anoressia nervosa (AN), che ha un forte impatto non solo sull’aspetto fisico, ma anche sulla percezione corporea (Gadsby, 2017). Il suo effetto sul corpo è così pervasivo che emergono alterazioni percettive nel caso di azioni reali (Guardia et al., 2010, 2012; Keizer et al., 2011; Metral et al., 2014) e immaginarie (Beckmann et al., 2021; Guardia et al., 2010, 2012; Metral et al., 2014). Quando le donne affette da anoressia nervosa attraversano aperture simili a porte, ruotano le spalle più di quanto le loro dimensioni fisiche dovrebbero richiedere. Questo comportamento suggerisce che si comportano come se avessero un corpo più grande rispetto alle reali dimensioni fisiche, coerentemente con la sovrastima dei giudizi sulle dimensioni corporee (Keizer et al., 2011). In particolare, l’errore di valutazione sembra riguardare solo il proprio corpo e non quello degli altri (Guardia et al., 2012). Il fatto che le azioni reali e immaginarie siano distorte nell’anoressia nervosa non sorprende se si considera che entrambe le azioni si basano sulla stessa rappresentazione cognitiva del corpo, influenzata non solo da sensazioni e percezioni periferiche, ma anche da ricordi, sentimenti e cognizioni sull’anatomia propria e altrui (Coslett et al., 2010; Parsons, 1987; Schwoebel, 2001; Sirigu et al., 1996). Precedenti evidenze nel campo (Beckmann et al., 2021; Guardia et al., 2010, 2012; Keizer et al., 2011; Metral et al., 2014) si riferiscono ad azioni centrate sul corpo (ad esempio, camminare) in relazione a un ostacolo esterno (ad esempio, aperture simili a porte) da evitare. In questo caso, il cervello calcola la posizione e il movimento del corpo in relazione all’oggetto da evitare (Holmes & Spence, 2004).

Tuttavia, deve ancora essere chiarito se le differenze di azione corporea emergono anche in assenza di oggetti esterni. In questo caso, i calcoli cognitivi necessari per eseguire un’azione si basano solo sulla posizione e sulle caratteristiche del nostro corpo, in un riferimento più egocentrico, rispetto ai processi allocentrici che si verificano quando nelle azioni sono coinvolti oggetti (Scarpina et al., 2022). Pertanto, la conoscenza di come e, soprattutto, in quale prospettiva gli individui affetti da anoressia nervosa percepiscono sé stessi nel proprio ambiente ha implicazioni non solo in termini di teorie della patologia ma può contribuire allo sviluppo di approcci terapeutici più completi (Scarpina et al., 2022).

La percezione di sé nell’anoressia nervosa

 Per verificare se le alterazioni comportamentali compaiono nell’anoressia nervosa anche quando le azioni vengono elaborate in base a un quadro di riferimento interno centrato sul corpo, gli autori dello studio hanno utilizzato una serie di compiti (Brusa et al., 2021; Scarpina et al., 2019, 2022). Questo insieme comprende:

  • il compito di lateralità della mano (Hand Laterality Task) (Parsons, 1987), in cui gli individui giudicano se uno stimolo visivo rappresenta la mano sinistra o la mano destra (cioè il giudizio di lateralità) in modo indipendente dalla rotazione spaziale (cioè la mano è mostrata senza rotazione o ruotata di 180°) e dalla vista (cioè è mostrato il palmo o il dorso della mano);
  • il compito di cronometria motoria mentale (Mental Motor Chronometry Task) (Schwoebel & Coslett, 2005), in cui si chiede agli individui di immaginare di eseguire movimenti con gli arti.

Entrambi i compiti si basano sull’immaginazione motoria, senza un movimento manifesto (Parsons, 1987; Rumiati et al., 2010), ma differiscono in termini di livello di consapevolezza richiesto per risolvere il compito (McAvinue & Robertson, 2008; Schwoebel & Coslett, 2005): infatti, nell’Hand Laterality Task gli individui adottano un processo più implicito rispetto al Mental Motor Chronometry Task, poiché le istruzioni non chiedono direttamente al partecipante di utilizzare l’immaginazione motoria (F et al., 2022).

L’ipotesi di Scarpina e colleghi (2022) si basa sulle precedenti evidenze relative al compito di evitamento degli ostacoli (Beckmann et al., 2021; Guardia et al., 2010, 2012; Keizer et al., 2011; Metral et al., 2014). Infatti, il lavoro di Keizer et al. (2011), in cui ai partecipanti è stato chiesto di camminare attraverso diverse aperture mentre eseguivano un compito di interferenza, valutando quindi un’azione corporea più implicita, e di altri (Beckmann et al., 2021; Guardia et al., 2010, 2012; Metral et al., 2014), in cui i partecipanti sono stati invitati esplicitamente a pensare alle loro dimensioni corporee quando immaginavano azioni corporee, suggeriscono che il comportamento alterato nell’anoressia nervosa emerge indipendentemente dal livello di consapevolezza (F et al., 2022).

Nello studio sono state analizzate le prestazioni di undici donne affette da anoressia nervosa rispetto a diciotto controlli, nei due compiti di immaginazione motoria precedentemente illustrati. Inoltre, sono stati somministrati due compiti di controllo relativi all’immaginazione visiva (F et al., 2022).

Sono stati riscontrati i seguenti risultati:

  • nel compito di lateralità della mano, mentre i controlli hanno mostrato un comportamento (cioè un livello di accuratezza maggiore nel caso di stimoli visivi che mostravano le mani in una posizione comoda rispetto a una posizione scomoda) in accordo con le precedenti evidenze della letteratura (Brusa et al., 2021; Fiori et al., 2013, 2014; Parsons, 1987; Scarpina et al., 2019, 2022), i partecipanti con anoressia nervosa hanno ottenuto risultati migliori dei controlli: hanno giudicato la lateralità delle mani in posizione comoda e scomoda con lo stesso livello di accuratezza (Scarpina et al., 2022).
  • Per quanto riguarda invece il compito di cronometria motoria mentale, le prestazioni dei partecipanti con anoressia nervosa erano simili a quelle dei controlli per la mano destra (dominante), ma non per la mano sinistra (non dominante) (Scarpina et al., 2022). A differenza di quanto riportato nel compito precedente, non sono emerse differenze tra i gruppi nel compito di controllo che testa il processo di immaginazione visiva. Nell’anoressia nervosa è emersa una disfunzione dell’immaginazione solo quando tale processo riguarda le azioni corporee e non i movimenti degli oggetti (Scarpina et al., 2022).

Nel complesso, i risultati supportano l’ipotesi di un’alterazione dei processi di immaginazione motoria nell’anoressia nervosa, indipendentemente dal livello di consapevolezza richiesto. Inoltre, nell’anoressia nervosa potrebbe esserci la tendenza a considerare il corpo come un oggetto, adottando più prontamente una strategia di immaginazione visiva (che focalizza una prospettiva in terza persona) piuttosto che un compito di strategia motoria (in cui viene valorizzata la prospettiva in prima persona). Questo risultato è rilevante dal punto di vista clinico perché l’uso della prospettiva in terza persona può essere considerato l’equivalente neuropsicologico dell’auto-oggettivazione, che è un’esperienza corporea direttamente collegata al benessere e alla salute psicologica (Riva et al., 2015).

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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