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TikTok fra creatività e psicopatologia

Osservando i contenuti su TikTok spiccano profili creativi e talentuosi ma anche problematiche legate alla propria immagine e disagi di tipo psicologico

Di Giuseppe Femia

Pubblicato il 14 Feb. 2023

Aggiornato il 22 Feb. 2023 14:34

Tik Tok, quanta energia, quanta velocità, persino la politica ne approfitta, eppure in fretta scopri quanto è fragile il mondo.

 

Tik Tok e gli altri social network

 Osservando i social network, in un attimo balza agli occhi quanto siamo intrappolati in una bolla illusoria di felicità che si finge evoluta. Grandi risorse che ci agevolano e ci accompagnano, offrendoci anche enormi vantaggi, spesso le piattaforme social non solo segnalano, ma soprattutto stimolano vulnerabilità̀ psicologiche. Si osserva una dilatata vulnerabilità̀ narcisistica.

Osservando i contenuti proposti dai tiktokers, spiccano sicuramente profili creativi e talentuosi, ma al contempo si evidenziano caratteristiche di egocentrismo e problematiche legate alla propria immagine, disagi di tipo psicopatologico e/o difficoltà relative all’identità̀ con fenomeni di dismorfismo, vuoto, chiusura a causa di evidenti difficoltà relazionali e interpersonali, meritevoli di attenzione (Zenone & Barbic, 2021).

Nell’ambiente virtuale si tenta di supplire alle frustrazioni della vita quotidiana e alle palesi crisi esistenziali con personaggi virtuali dissociati dal mondo. Tali profili vengono poi rinforzati dagli utenti e da coloro che, anche solo in un circolo di curiosità̀ e noia, rafforzano la credenza di specialità̀ del creator mantenendone alta la popolarità̀, creando così modelli di indubbia vulnerabilità̀ psicologica. Un fenomeno, questo, già̀ osservato nello showbiz televisivo, ma qui fortemente condizionato da un habitat virtuale che sembra aggravarne l’intensità̀ e legittimare la presenza di comportamenti e performance di dubbio valore, sostenute da un atteggiamento collettivo di tipo disfunzionale (Nesi, 2020). Attraverso i social l’influenza di alcuni atteggiamenti si mostra più̀ virale, colpisce, appassiona, distorce, e talvolta stordisce!

Appare certamente interessante osservare il fenomeno attraverso una chiave di lettura socio-psicologica profonda, ma anche la più̀ semplice delle osservazioni rileva la presenza di un riverbero di grande sofferenza collettiva, una crisi globale che riflette un generale collasso valoriale, una ricerca spasmodica di approvazione (Meno & Leung, 2021) e stati depressivi in risposta (Sia & Dong, 2021).

Si osserva inoltre il potere quasi ipnotico di video e immagini che sembrano innescare stati dissociativi della coscienza, di fuga dalla realtà, rappresentando un rischio per i più giovani che tendono a riconoscersi in una vetrina virtuale, caratterizzata da apparente competenza e illusorio successo, che stimola alternativamente emulazione o sentimenti di esclusione e inadeguatezza (Zanon et al., 2002). Il fenomeno dominante sembra essere una continua affermazione personale legata a doppio filo alla ricerca del consenso da parte degli altri, ma non di altri che siano significativi per il soggetto che fa uso dei social, bensì di una massa indistinta, che rinforzi la dilagante fantasia di potere e riconoscimento universale (Kristinsdottir et al., 2021). Nell’affannosa ricerca di riconoscersi in quanto degni di attenzione e stima, i social catalizzano dunque un massiccio investimento sul tema del valore personale: per essere qualcuno devi essere riconosciuto, speciale, grandioso, a discapito della semplicità e autenticità dei rapporti affettivi. Una forte sociotropia secondo cui l’autostima e la propria identità necessitano costantemente di essere validate dagli altri, in modo indifferenziato (Casale e Banchi, 2020). Quasi non importa più l’essenza di chi sei ma ciò che lo sguardo degli altri riflette su di te, fino al punto in cui tutto si riduce a un “basta che funzioni e che i follower approvino”! (McNamee et al., 2021). Nella smaniosa ricerca del consenso e dell’autoaffermazione, dunque, diventa importante che ci si riconosca senza etichette, senza riferimenti o canoni standard da indossare, con la conseguenza di generare l’effetto opposto, che si traduce in una creazione di modelli pericolosi e molto meno inclusivi di quello che, di primo acchito, appare.

Social network e influencer

 In questo complesso panorama si inserisce il tanto osannato concetto di influencer, che conferma il bisogno di riconoscimento e sancisce la saldatura fra auto-affermazione e consenso come presupposto per riconoscersi, in una modalità̀ che rende il soggetto succube dell’opinione pubblica. Credenze quali “Se gli altri mi riconoscono un certo valore, allora valgo qualcosa!”, oppure “Se lei così riconosciuta si comporta così, allora vuol dire che funziona e lo faccio anche io”, e ancora “se gli altri mi vedono, allora esisto” riflettono senza ambiguità̀ tale saldatura. La visione qui delineata a proposito dei comportamenti socio-psicologici potrebbe essere valutata come troppo critica: sembra demonizzare e svalutare un’idea di progresso, mentre molti risultano essere i vantaggi connessi ai social media come la velocità comunicativa, la condivisione, il potere educativo, altruistico e di solidarietà. In molti casi, si incontrano profili interessanti e attenti alle diverse sensibilità e/o di evidente talento artistico/comunicativo, con un fine collettivo molto potente che solo attraverso questi strumenti può arrivare a toccare fasce di comunicazione importanti, come vertici politici altrimenti inarrivabili. Si riscontra un sempre più̀ largo uso di tali mezzi comunicativi che difatti vengono utilizzati da tutte le categorie, dalla psicologia, all’economia e, ultima tra tutti, dalla politica. Proprio poco tempo fa, in piena campagna elettorale, uno dei più importanti esponenti politici decide di aprire un account su Tik Tok: cambia dunque il modo di fare propaganda per cercare di creare un punto di contatto con un elettorato più giovane, entrando così a far parte di un mondo che sembra ormai invalicabile con i tradizionali mezzi comunicativi.

Tuttavia, osservando i vari profili connessi a Tik Tok non si può non registrare una generale tendenza verso condotte talvolta di cattivo gusto, noiose, irrispettose, vuote. Si osserva prontamente la presenza di fenomeni psicopatologici che meritano attenzione clinica e segnalano un rischio in termini educativi e psicologici (Montag et al., 2021). Molti ragazzi infatti passano gran parte del loro tempo assorti a seguire personaggi labili e fragili che esibiscono condotte egocentriche e prive di senso; si perdono e si chiudono in questo mondo virtuale, che simula il contatto sociale, senza investire in attività sane e produttive, alimentando di conseguenza quella che è la noia e il disinteresse per ciò che è reale (James et al., 2017).

Inoltre, aspetto questo più preoccupante, tale fenomeno ha luogo anche presso la popolazione adulta (Perlis et al., 2021) e nei genitori che, confusi e attoniti, cercano di partecipare per ristabilire un canale comunicativo con i propri figli e per capire il senso di queste evoluzioni virtuali, ma che alla fine, quasi senza accorgersene, entrano a far parte del gioco rimanendone stupefatti e vittime.

Conclusioni

I molteplici studi in corso (per esempio, Kong et al., 2021) aprono dunque all’idea che strumenti come Tik Tok possono rivelarsi polimorfi, perché permettono una duplice analisi della realtà: da un lato si evidenzia il loro indubbio impatto sull’evoluzione sociale, che sta via via determinando un differente approccio dei giovani alle relazioni con se stessi e con gli altri, e dall’altra parte, si osserva quanto e come tale cambiamento comunicativo stia contribuendo ad aprire uno scorcio sulla realtà personale degli utenti, fungendo così da lente d’ingrandimento su paradossi psico-sociali, evoluzioni e cambiamenti.

Da queste osservazioni preliminari potrebbe essere contemplata l’idea di sfruttare la piattaforma social anche a scopi clinici di osservazione e studio: grazie ai contributi degli utenti sotto forma di video e visual è infatti possibile tratteggiare gli aspetti della personalità in relazione ai cambiamenti e ai canoni sociali di riferimento, valutando aspetti profondi della persona che spesso, e paradossalmente, si tende a nascondere nella vita quotidiana.

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