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La cura del paziente oncoematologico (2022) di Flora Gigli – Recensione

"La cura del paziente oncoematologico" racconta competenze e vissuto personale degli operatori in oncoematologia, oltre alle riflessioni di questi pazienti

Di Alberto Vito

Pubblicato il 24 Gen. 2023

Il libro “La cura del paziente oncoematologico” offre una panoramica dettagliata dell’attuale situazione della oncoematologia italiana.

 

 È rivolto, nelle intenzioni degli autori, prevalentemente ai giovani ematologi in formazione, ma la lettura risulta molto utile a chiunque voglia approfondire la complessa realtà emotiva che vivono pazienti, familiari e operatori sanitari nell’ambito delle malattie oncologiche. Il volume è scritto da medici e psicologi che operano nel settore specifico da molti anni e che mettono a disposizione non solo le proprie competenze ma anche il racconto del proprio vissuto personale. Non manca uno spazio dedicato alle riflessioni dei pazienti.

La curatrice del testo è Flora Gigli, psicologa, psicoterapeuta, psiconcologa attiva da molti anni presso l’AOU Policlinico Umberto I di Roma, attualmente responsabile dell’Ambulatorio di Psiconcologia Ematologica dell’AIL di Roma.

Nel primo capitolo, la vicenda personale di Marco Vignetti serve anche a ripercorrere tutta la storia dell’oncoematologia italiana, che ormai vanta circa mezzo secolo di vita, dove occupa un ruolo preminente la figura di Franco Mandelli, da tutti riconosciuto come capostipite indiscusso. Il racconto autobiografico, con le emozioni che accompagnano la vita in reparto e in ambulatorio del medico, serve molto bene a illustrare la storia scientifica di questa disciplina. Dopo Franco Mandelli, è stato Sergio Amadori a seguirlo nel complesso compito di riferimento scientifico e organizzativo della disciplina. Spazio viene dedicato anche all’AIL, l’Associazione nata circa 50 anni fa per combattere leucemie, linfomi e mieloma, promuovendo la ricerca e organizzando cure domiciliari, e al GIMEMA, gruppo di coordinamento scientifico degli ematologi italiani. Particolarmente toccante, e non poteva essere diversamente, è il terzo capitolo scritto da Momcilo Jankovic, dedicato alla cura in ambito pediatrico, dove inevitabilmente alla competenza tecnica va unita quella relazionale, senza sottacere l’importanza del carico emotivo che investe anche l’operatore sanitario. Adeguato spazio viene dedicato a chiarire come, nel suo modello operativo, avviene la comunicazione della diagnosi, in un dialogo riservato esclusivamente al bambino, utilizzando un gruppo di immagini e la metafora del giardino fiorito. Di particolare interesse anche il capitolo dedicato alle riflessioni dei pazienti, che costituisce la parte centrale del volume, almeno per quel che riguarda le risonanze emotive. Come dice uno di loro, la loro voce fornisce un punto di vista diverso da quello degli specialisti ma prezioso e, in fondo, il più importante.

 Venendo invece ai capitoli che riguardano più da vicino gli psicologi, è ben delineato il complesso percorso della psiconcologia, e in generale dell’importanza della presa in carico della dimensione emotiva, psicologica e relazionale nelle malattie organiche, fatto negli anni sia di riconoscimenti che di illusioni. Gigli fa propria la definizione proposta da Pontalti secondo cui uno psicoterapeuta è innanzitutto un “cercatore di senso” e dunque di significato, che richiama alla responsabilità di stare al fianco del paziente, nel suo contesto, lavorando sulla reciprocità, sulle relazioni e sulla possibilità di operare con lui per espanderne la vivibilità. La ricerca di senso non va intesa solo come una strategia difensiva finalizzata a proteggersi dalle angosce e dal dolore, ma è soprattutto una modalità più alta per dare valore alla vita.

Un intervento psicologico che corrisponda a una realtà così complessa si attua offrendo sostegno diretto al paziente, ma deve operare anche collaborando con gli operatori sanitari, cercando di trovare senso agli eventi e contribuendo alla comprensione del paziente nelle varie fasi della sua cura, affinché le scelte operative possano essere il più possibile individualizzate. E –aggiungo– è fondamentale il lavoro con le istituzioni, a partire dai loro vertici direttivi, per un pieno riconoscimento e comprensione del ruolo della psicologia. È ben chiarito quanto lavorare in un setting così delicato quale quello della oncoematologia comporta necessariamente, anche per lo psicoterapeuta più esperto, un faticoso lavoro di ridefinizione che coinvolge non solo le competenze professionali, ma anche sfida la nostra dimensione personale. Si tratta di un ambito della medicina dove probabilmente, ancor più che in altri, è necessaria la componente multi-specialistica.

Forse il capitolo meno interessante –almeno per il mio modesto giudizio soggettivo– è l’ultimo, dedicato all’alimentazione, che mi è parso un po’ scollegato al resto. Rimane il fatto che si tratta di un ottimo libro, scritto molto bene, di lettura scorrevole e coinvolgente per coloro che desiderano approfondire un tema così delicato.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Gigli F. (cur.) (2022), “La cura del paziente oncoematologico. Relazioni ed emozioni tra medicina e psicologia”, Carocci Editore (Roma).
  • Vito A. (cur.) (2014), “Psicologi in ospedale. Percorsi operativi per la cura globale di persone”, Franco Angeli, Milano.
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