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La paura di cambiare

Molti hanno paura di affrontare il proprio dolore, quindi di conseguenza si allontanano da una prospettiva di cambiamento, ma con quali implicazioni?

Di Rossella Ottaviani

Pubblicato il 24 Gen. 2023

Aggiornato il 26 Gen. 2023 15:16

Se la paura si trasforma nel dolore di qualcosa che si è già verificato o nel timore di ciò che accadrà, diventa motivo di ostacolo per un cambiamento sano.

 

Come affrontare le difficoltà

 Davanti ad un malessere, ad una condizione di disagio, a quel qualcosa che ogni giorno si insinua nella nostra vita modificando la percezione che noi abbiamo di questa e condizionando totalmente la nostra esistenza, come dobbiamo comportarci?

Dobbiamo eliminare il problema alla radice? Dobbiamo cambiare il nostro modo di vivere e percepire questa condizione nella realtà attuale? Oppure basta non ascoltare, fare finta di nulla e continuare la nostra vita normalmente?

Nella realtà di oggi, sempre più persone adottano questa modalità. Molti hanno paura di affrontare il proprio dolore e malessere, quindi di conseguenza si allontanano da una prospettiva di cambiamento.

Questo timore può essere però molto dannoso, in quanto condiziona e blocca lo sviluppo delle proprie capacità e la riscoperta del proprio sé, limitando le possibilità di cambiamento e di sviluppo, trasformando così l’individuo in schiavo del suo stesso malessere, privo di ogni possibilità di scelta e vincolato e ancorato al proprio male.

Tale paura può guidare la persona e definire la propria condizione un’entità a sé, diversa, a lui indipendente. Egli può cercare di governarla scacciando le proprie emozioni, facendo finta, non sentendo. Il tutto attraverso l’attivazione di meccanismi di difesa.

Promuovere il cambiamento

In condizioni normali, la paura può essere funzionale in quanto preserva da un’ulteriore situazione dolorosa, ma quando si trasforma nel dolore di qualcosa che si è già verificato o nel timore di ciò che accadrà, essa diventa motivo di ostacolo per un cambiamento sano, sviluppando così una sensazione di panico, capace di incrementare ulteriori sentimenti di inferiorità e inadeguatezza. Tutte modalità autodistruttive che fomentano la nostra condizione di malessere e, di conseguenza, il sintomo patologico.

 Ma perchè non voler andare oltre? Perché non abbandonare quella situazione che fino ad ora è solo stata fonte di sofferenza? Perché non provare a cambiare, invece di valutare e cercare di prevedere solo le conseguenze negative di un certo evento, aspettando passivamente il loro arrivo? (Gamberini, 2002).

Il cambiamento ha un prezzo. Cambiare non significa nascondere, far finta che quella sofferenza e l’evento che ne è stato la causa non siano mai esistiti, tutt’altro, cambiare significa affrontare in modo diretto il proprio dolore, significa valutare, analizzare, comprendere, chiedersi il perché, per poi perdonarsi, accettare ciò che è stato ed orientarsi così al futuro.

Quel blocco che impedisce alle persone di affrontarsi, quella paura che impedisce loro di cambiare, si verifica quando non ci si percepisce più come individui liberi in grado di guidare se stessi verso un processo di crescita e sviluppo personale (Cervone & Pervin, 2009).

L’unica vera resistenza siamo quindi noi stessi.

Da piccoli ci imponevano delle regole perché non eravamo capaci di scegliere con giudizio, in modo adeguato e consono. Ma oggi, da adulti, abbiamo questa possibilità e responsabilità.

Oggi possiamo scegliere, in quanto solo noi abbiamo l’unico vero potere di cambiamento, e spetta a noi decidere come usarlo (Gamberini, 2002).

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Cervone, D. & Parvin, L. A. (2009). La scienza della personalità: Teorie, ricerche, applicazioni (10. ed.). I grandi manuali di psicologia. Milano: Cortina.
  • Gamberini, G. (2002). Ipnosi: Dilatare la mente per conoscere e trasformare la realtà. Rimedi naturali. [Colognola ai Colli]: Demetra.
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