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La terapia del disturbo d’ansia sociale

Il paziente con ansia sociale sarà guidato a ridurre il peso che dà abitualmente al giudizio altrui, così da vivere con minore angoscia le relazioni sociali

Di Nicola Villani

Pubblicato il 13 Dic. 2022

Il paziente con disturbo d’ansia sociale presenta una serie di comportamenti difensivi, volti a prevenire un giudizio negativo, in particolare teme che gli altri lo deridano in quanto goffo, in ansia o in imbarazzo nello svolgere semplici attività (la più comune è quella di mangiare).

 

L’obiettivo psicoterapico nel caso del disturbo d’ansia sociale sarà quello di ridurre l’ansia sociale e la tendenza a metavergognarsi (vergogna di farsi vedere mentre si prova vergogna). La prima fase è l’assessment fatto tramite colloqui e test specifici per reperire informazioni dal paziente e ricostruire il profilo interno ed esterno del disturbo. In una seconda fase si tenta di normalizzare la sintomatologia condividendo con il paziente il modello di funzionamento del disturbo che gli permette di capire cosa gli stia accadendo. Un aspetto principale del funzionamento della persona con ansia sociale è quello di avere un’idea della socialità connotata negativamente, dove le relazioni sono pericolose.

La terapia fornirà al paziente una nuova prospettiva sulla socialità dove, come insegna l’ACT (Acceptance and Commitment Therapy), potrà perseguire i valori della sua personalità e soddisfare i propri bisogni. A ciò si aggiunge l’acquisizione di una maggiore resistenza alla frustrazione: il paziente sarà guidato a ridurre il peso che dà abitualmente alle brutte figure nella socialità, così da riuscire ad esporsi maggiormente e a godere dei benefici e dell’arricchimento delle relazioni sociali. Quindi si prosegue con la riduzione dell’ansia sociale, si aumentano le abilità sociali e il loro utilizzo nei contesti naturali, si vanno a ridurre i fattori di vulnerabilità e si fa prevenzione delle ricadute.

Nella fase centrale della terapia, riduzione dell’ansia sociale, si utilizza la tecnica dell’osservazione; il paziente verrà videoregistrato in momenti di socializzazione che lo porteranno a provare vergogna e, prima di rivedere tali video, gli verrà chiesto di dire come s’immagina nella registrazione indicando il livello di vergogna. Dopo l’esposizione del video il terapeuta porterà il paziente a ridurre il peso della vergogna che inizialmente il paziente aveva dato alle sue azioni videoregistrate, basandosi sull’effettivo carico di vergogna che si può osservare senza avere il carico del paziente. Lo stesso metodo si applica per la metavergogna, cioè il provare vergogna per il fatto che si provi vergogna e il giudizio negativo e di scherno per il fatto di ritenere la persona debole o ridicola, credenza tipica del DAS.

Ultima, sebbene non per importanza, fase dell’intervento psicoterapeutico del paziente con disturbo d’ansia sociale, è quella volta a ridurre il peso degli elementi che hanno contribuito a rendere il soggetto vulnerabile allo sviluppo del disturbo e a strutturare un piano per fortificare il paziente, fornendogli delle strategie per prevenire ed eventualmente fronteggiare delle ricadute qualora si ripresentassero i sintomi. Arrivati a questo punto della terapia grazie alla ristrutturazione cognitiva, l’accettazione e l’esposizione, il clinico dovrà consolidare il cambiamento ottenuto. Bisogna fornire standard di performance più realistici e interiorizzati, costruendo un nuovo modello di “Sé ideale”. Alla fine di questo processo il paziente dovrà strutturare un’autostima derivante da un confronto realistico tra sé ideale e sé percepito, che include anche le caratteristiche che un tempo lo definivano come “inetto” ai propri occhi e a quelli altrui. È bene alla fine del trattamento di informare il paziente della possibilità di ricadute, insegnandogli a capire i segni prodromici dei sintomi così da non catastrofizzare e pianificare di chiamare il terapeuta per delle sedute di rafforzamento con l’utilizzo di tecniche già imparate in precedenza durante la terapia.

 

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Nicola Villani
Nicola Villani

Laureato in Psicologia dello Sviluppo e dei Processi educativi

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Psicoterapia cognitiva; Comprendere e curare i disturbi mentali (A. Gragnani, C. Perdighe), Raffaello Cortina Editore (2021)
  • Terapia cognitiva dei disturbi di personalità (A. T. Beck, A. Freeman, D. D. Davis), Raffaello Cortina Editore (2021)
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